Scuola

Gli studenti e la montagna, la Sat in prima fila per la formazione nelle scuole (e anche in quota)

La presidente della commissione Èlia Perini: «Tante le iniziative, i ragazzi hanno anche costruito un plastico del ghiacciaio Mandrone»


Fabio Peterlongo


TRENTO. L'emergenza climatica causata dall'uomo ha colpito il Trentino, distruggendo in pochi istanti ciò che la natura ha impiegato milioni di anni a plasmare: quel ghiacciaio della Marmolada che crollando ha trascinato via innumerevoli vite.

Per questo, oltre all'emergenza climatica ed ecologica, si affaccia un'altra emergenza a cui è doveroso dare risposte: l'urgenza educativa e culturale, che deve passare attraverso l'educazione dei giovani nelle scuole, unica soluzione per far comprendere come vivere la montagna, limitare la sofferenza dei ghiacciai ed adattarsi a cambiamenti climatici che sembrano ormai inesorabili.

Tra le realtà protagoniste delle iniziative di educazione nelle scuole c'è la Sat, che da anni organizza seminari nelle classi ed escursioni in montagna e sui ghiacciai: «Abbiamo lavorato con 55 classi di Trento, in tutto circa 1.100 ragazzi dalla terza elementare fino alle superiori - spiega Èlia Perini, la presidente della commissione scuola e formazione Sat - Siamo stati molto attivi anche nei centri minori del Trentino, basti pensare alle 70 classi coinvolte ad Arco.

Abbiamo una collaborazione in corso con l'Istituto Marie Curie di Pergine, gli studenti delle quinte hanno visitato il ghiacciaio Mandrone nel 2019. Non dimentichiamo poi il percorso di alternanza scuola-lavoro attivato presso il Liceo delle Arti “Vittoria”: i ragazzi hanno ricostruito il plastico del ghiacciaio Mandrone, in collaborazione con il centro glaciologico, in un interessante e significativo confronto tra com'era il ghiacciaio e com'è oggi».

Importante è anche la formazione del personale docente, a cui Sat provvede in collaborazione con Iprase: «Abbiamo attivato anche dei corsi di formazione per i docenti, che da due anni a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia si sono svolti a distanza, ma prevediamo per i docenti un ritorno alle esperienze in rifugio», ha segnalato Perini, che illustra i contenuti dei corsi: «Ci si concentra sulle problematiche idrologiche, la scarsità d'acqua e lo stato critico dei ghiacciai.

Anche il Cai nazionale si è attivato, organizzando per 50 docenti un corso sulle Dolomiti Unesco, anche lì concentrandosi sulla scarsità d'acqua e sui ghiacciai».

Per portare gli esperti Sat nelle classi, è necessario che siano i docenti ad attivarsi, ha spiegato Perini: «Interveniamo nelle classi su richiesta dei docenti e ci inseriamo nei “piani montagna” previsti in ogni scuola. Facciamo un'introduzione in classe, spieghiamo come si prepara un'uscita, cosa mettere nello zaino, sia nel caso di un'escursione invernale che d'una estiva».

Non solo teoria, la Sat ha proposto anche escursioni sul territorio in cui la montagna e il ghiacciaio diventano laboratori d'esperienze: «All'uscita dalla pandemia, abbiamo notato una maggiore frequentazione della montagna e dei ghiacciai anche da parte di escursionisti inesperti e questo è un problema - ha evidenziato Perini - Perciò proponiamo uscite sul territorio, privilegiando i percorsi di prossimità, vogliamo evidenziare come anche a pochi chilometri da "casa" ci siano panorami eccezionali. Ci rechiamo in montagna a piedi quando possibile o utilizzando i mezzi pubblici, per favorire un approccio lento e sostenibile alla montagna».

Proprio sulla condizione drammatica dei ghiacciai alpini si è concentrata un'iniziativa della Sat che ha coinvolto la Fondazione Aquila Basket: «Le classi terze, quarte e quinte delle scuole di Madonna Bianca e le “Nicolodi” hanno svolto un percorso di sensibilizzazione sulla sofferenza dei ghiacciai, grazie all'aiuto della commissione glaciologica provinciale. Al termine del progetto, gli scolari hanno realizzato dei cartelloni in cui hanno condensato le conoscenze apprese».

Ciò che la presidente Perini nota nei ragazzi è un grande grado di interesse verso il contrasto ai cambiamenti climatici: «I ragazzi non sono abituati alla montagna e noi dobbiamo dare loro delle dritte su come frequentarla in sicurezza. Ma sulla tematica della fusione dei ghiacciai e della scarsità d'acqua hanno mostrato un grande interesse, domandano in che modo possono agire per ridurre il problema, quali sono i comportamenti responsabili».

E seguendo il principio dei vasi comunicanti, ciò che i ragazzi apprendono, poi viene comunicato anche a mamma e papà: «I ragazzi sono sì il futuro, come si dice con un cliché, ma sono anche il presente, perché poi riportano in famiglia i temi sollevati e in questo modo sensibilizzano anche gli adulti verso comportamenti più responsabili».

Un consiglio cruciale rivolto ai più giovani, ma anche francamente agli adulti: non esagerare con i selfie in montagna e mantenere alta l'attenzione: «Vogliamo far comprendere ai ragazzi è che la montagna non è un luna-park: in montagna e sui ghiacciai esiste sempre un elemento di rischio. Per questo invitiamo a non eccedere con l'uso del cellulare, mantenere l'alta l'attenzione e non cercare mai il selfie pericoloso».













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