Corsi Lgbtiq+ a scuola, la commissione pari opportunità contro la petizione di Pro Vita
Dopo la raccolta firme consegnate al consiglio provinciale per fermare “l’ideologia render”, interviene la Cpo: «L’associazione si appella alla libertà educativa per vietare l’insegnamento di valori fondamentali»
TRENTO. Preoccupazione ed amarezza. E' la reazione della Commissione provinciale Pari Opportunità tra donna e uomo di fronte alla raccolta firme depositata in Consiglio Provinciale da parte di ProVita, una petizione in cui si invita il consiglio provinciale a legiferare "sulla libertà educativa", allo scopo di mettere al bando "l'ideologia gender dalle scuole".
«Il testo diffuso, che si appella al Consiglio Provinciale perché legiferi in materia, genera dunque un controsenso: quello di appellarsi alla libertà educativa chiedendo di vietare l’insegnamento di questi valori fondamentali, declinati nell’ambito delle pari opportunità di genere e della non discriminazione. Insegnamenti di democrazia ed eguaglianza a cui la scuola e la comunità educante non può abdicare e a cui non può sottrarsi», scrive la presidente della Commissione pari opportunità Paola Taufer.
«Desideriamo affermare come la promozione di percorsi di consapevolezza e contrasto alle discriminazioni di genere e contro le persone LGBTIQ+ rientra all’interno dei compiti che la Costituzione assegna alle istituzioni scolastiche per la promozione di valori fondamentali quali l’eguaglianza, l’autodeterminazione ed il pieno sviluppo della personalità, essenziali per la nostra democrazia».
«Oltre a ciò, in questa sede ci preme sottolineare come gli interventi di sensibilizzazione sulla relazione di genere e di contrasto all’omolesbobitransfobia rappresentano non solo una buona prassi, ma una necessità emergente ed impellente per la costruzione di società eque ed il definitivo contrasto alla violenza maschile contro le donne e di genere a partire delle persone più giovani. Parlare di istanze di eguaglianza fra donne e uomini e delle persone LGBTIQ+ non rappresenta alcuna forma di indottrinamento, ma ha il mero seppur essenziale scopo di nominare differenze già esistenti nella nostra società e nel contesto scolastico, per restituire loro la pari dignità che possiedono».
«Le giovani ed i giovani LGBTIQ+, al pari dei loro compagni e compagne, necessitano contesti scolastici che siano pronti ad accoglierli e nominarli ed è nostro compito approntare gli interventi che possano garantire il pieno sviluppo della personalità di ciascuno in questi contesti, contrastando e prevenendo la violenza».
«Non solo crediamo che l’iniziativa svoltasi al Muse (conferenza promossa dall'Istituto comprensivo Alta Vallagarina lo scorso novembre, ndr) fosse necessaria e lodevole, avendo peraltro coinvolto professioniste e docenti con esperienza conclamata nell’ambito dell’educazione, ma ne auspichiamo una moltiplicazione sul nostro territorio, una diffusione capillare ed una messa a sistema per parlare di identità, di eguaglianza e costruire ambienti scolastici inclusivi», conclude la Commissione.