La pandemia

A un anno dalla prima chiusura, la scuola verso il ritorno in Dad: ma non in Trentino

Il Cnr: crescono i contagi. Il ministro Bianchi: “Passiamo la piena”. Gli studenti pronti a nuove proteste. Fugatti: “Chiudiamo solo se passiamo in zona rossa”



TRENTO. L'aumento dei contagi e la forte incidenza delle varianti rischiano di far chiudere le scuole di tutta Italia, esattamente come avvenne un anno fa. Proprio il 4 marzo 2020 infatti, le lezioni furono sospese in presenza e le scuole, tranne per la parentesi degli esami di maturità, non hanno riaperto fino a settembre.

Ora il quadro epidemiologico in peggioramento e il nuovo Dpcm per il quale - oltre che nelle zone rosse - se si supera il limite dei 250 casi i governatori potranno disporre le chiusure degli istituti, fanno temere che da lunedì prossimo oltre 6 milioni di studenti su 8,3 milioni dovranno studiare a distanza, in sostanza 3 su 4.

La rivista Tuttoscuola calcola che le Regioni che potrebbero essere interessate da questa chiusura totale sono la Lombardia con 1.401.813 alunni, la Campania con 944.993, l'Emilia Romagna con 620.423, la Puglia con 585.344, il Piemonte con 573.231, la Toscana con 504.616, le Marche con 212.161, la Liguria con 189.785, il Friuli Venezia Giulia con 156.003 e l’Umbria con 119.177.

A queste vanno aggiunti alcuni comuni laziali tra cui anche la provincia di Frosinone. Il resto del Lazio potrebbe mantenere 626.190 alunni con didattica in presenza (salvo un peggioramento del quadro), la Sicilia con 615.891 alunni a scuola, il Veneto con 573.694, la Calabria con 233.209 a scuola, la Val d'Aosta con 15.552 in presenza e la Sardegna con 207.286 alunni, in zona bianca.

In presenza quindi (con la consueta alternanza del 50% per gli studenti delle superiori) vi sarebbero 2.271.803 alunni (il 26,7%) e 6.234.962 (73,3%) in Dad.

In questo quadro la posizione del Trentino è molto chiara, come già espresso nelle scorse ore dal governatore Maurizio Fugatti: ”Non sappiamo se il Trentino entrerà in zona rossa, si saprà venerdì. Se resteremo in arancione le scuole resteranno in presenza, se in rosso si chiuderanno. Se il parametro dei 250 su 100 mila fosse in crescita valuteremo decisioni”.

In effetti anche secondo le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo ”Mauro Picone” del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), sono superiori a quelli che avvengono nella popolazione generale i contagi da virus SarsCoV2 legati alla scuola, e ora sembra questo accada anche sotto gli 11 anni. Anche stime di YouTrend calcolano che sono al momento 24 le Province in cui si supera la soglia settimanale di contagi che impone la chiusura.

E mentre scattano le mobilitazioni e le proteste dei comitati e degli studenti contrari alle chiusure - ”siamo pronti a scendere in piazza se la scuola chiude nuovamente”, scandiscono i ragazzi - e il Comitato priorità alla scuola organizza una grande iniziativa per il 26 marzo, i presidi di Anp allargano le braccia: “La Dad ha dei limiti, lo sappiamo tutti, è scelta sia dolorosa ma inevitabile”.

“La scuola non chiude, non ha mai chiuso. Gli insegnanti sono sempre stati presenti”, ribadisce dal canto suo il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi. ”La parola Dad non mi piace, non è didattica a distanza ma di avvicinamento e la facciamo solo in situazioni estreme. Ora dobbiamo passare la piena” dell'emergenza, aggiunge. “Leggendo il Dpcm una cosa è chiara: oggi è molto più facile chiudere le scuole. La conseguenza inevitabile è che nel giro di pochi giorni andranno in didattica a distanza praticamente tutte le scuole del Paese”, è l'osservazione amareggiata dall'ex ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina.

Critiche anche dai deputati M5S: “Non possiamo essere d'accordo con un decreto che chiude le scuole e lascia aperto tutto il resto. Con il nuovo Dpcm si fa un pericoloso passo indietro rispetto alla gestione della pandemia sul fronte scolastico: si sottovalutano i danni formativi e psicologici dei nostri ragazzi e, soprattutto, si rischia di avere l'effetto opposto a quello sperato”. Critiche per “la scuola chiusa mentre si incoraggia la movida” sono arrivate anche dal presidente dell'Anci Antonio Decaro.













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