>>>ANSA/ Cina mangia più carne e fa strike mercato mondiale



(di Alessandra Moneti) (ANSA) - ROMA, 7 DIC - La Cina fa strike nel mercato internazionale dei suini vivi e della carne destinata a insaccati e salumi: i listini della carne suina registrano rialzi del 40% nel 2019. A causare questo terremoto dei prezzi è la corsa all'import di carni da parte della Cina, spinta da una dieta più carnivora per l'aumento del reddito pro-capite e per la peste suina che ha decimato il patrimonio zootecnico del gigante asiatico. ''La Cina ha squinternato tutto il mercato globale - ha commentato all'ANSA il direttore di Assocarni Francois Tomei - e, dopo avere soppresso migliaia di animali per la peste suina, la perturbazione non potrà essere passeggera anche perché è aumentata la domanda di altre carni, dai bovini al pollame. E nell'ultimo mese e mezzo la carne brasiliana costa il 30% in più. Non è solo una questione di prezzi, - ha osservato Tomei - i cinesi pagano all'impronta e gli esportatori prediligono i pagamenti cash. Il Mercosur sembra perciò avere meno interesse rispetto al ricco mercato Ue. È un fenomeno che va tenuto sottor riflessione, come è importante che l'Unione europea mantenga una indipendenza zootecnica che ci garantisca dai picchi dei listini oggi trainati dall'Asia, un domani dall'Africa. Deve essere un monito, anche se la Ue non è un grande importatore da Paesi terzi''.    Tra i primi a parlare di rischio rialzo dei prezzi i produttori altoatesini di speck e il re della bresaola, la valtellinese Rigamonti. ''I consumatori, ma soprattutto i 29 produttori di speck altoatesini del Consorzio dovranno fare i conti con prezzi più elevati'' ha detto il presidente del Consorzio Tutela Speck Alto Adige Igp Andreas Moser. Claudio Palladi, vice presidente del Consorzio di tutela della Bresaola Igp, e Ad Rigamonti, stima che il 2020 sarà ''un anno di transizione nei volumi, ma gioco forza il fatturato salirà del 10%''. ''Per l'industria di trasformazione - precisa il presidente di Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi), Nicola Levoni - il costo della materia prima rappresenta dal 50% fino al 75% del costo totale di produzione.    Incrementi come quelli che si stanno registrando sono diventati insostenibili per l'industria della produzione di salumi. Se le condizioni di mercato non miglioreranno sensibilmente nei prossimi mesi - ha sottolineato Levoni - almeno il 30% delle nostre imprese si troverà in una situazione di difficoltà economica e finanziaria". La Via della Seta è anche una opportunità per il Made in Italy. Nei primi 8 mesi del 2019 le esportazioni di salumi italiani verso la Cina, rileva Assica, hanno raggiunto quota 140 tonnellate per un valore di 1,7 milioni di euro con un incremento, rispetto ai primi 8 mesi del 2018, del +48,7% in quantità e del +38% in valore. Le esportazioni hanno riguardato principalmente (93% delle quantità e 96% del valore) prosciutti di Parma e San Daniele. ''E' però fondamentale - ha concluso Levoni - ottenere l'apertura del mercato a tutta la gamma dei prodotti suini lavorati su tutto il territorio italiano. L'apertura della Cina alle nostre esportazioni di Carni suine, grassi e frattaglie potrà generare già nella fase iniziale un fatturato export pari a 50 milioni di euro''.(ANSA).   









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