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Un altro inverno senza neve l’allarme dei glaciologi Sat

Spaventoso deficit di copertura su tutte le Alpi: -56% rispetto al decennio 2011-2021. «La neve di oggi è l’acqua per l’estate, noi speriamo ancora che arrivi l’inverno, quello


Gigi Zoppello


TRENTO. Venerdì l’allarme dell’Autorità di Bacino del Po, che segnala laghi alpini ai minimi storici e una situazione di «emergenza idrica» già conclamata. Oggi un analogo allarme, che viene dalla Commissione Glaciologica della Sat, che segue il monitoraggio costante dei ghiacciai del Trentino.

«Vi sarà capitato sicuramente in questo periodo di sentire qualcuno dire: "non vedo l'ora che venga l'estate!" Bene, noi aspettiamo ancora che arrivi l'inverno perché purtroppo le precipitazioni nevose al suolo sono ancora scarse» affermano gli esperti climatologi alpini.

«Dalle preciptazioni nevose dipende la disponibilità idrica estiva e la copertura e la sopravvivenza dei ghiacciai.

Nel grafico a lato (CIMA research foundation www.cimafoundation.org) la situazione dell innevamento sulle Alpi attraverso il parametro dello "Snow Water Equivalent" è ben descritto.

La linea rossa - afferma la Commissione - rappresenta l'equivalente in acqua della neve per la stagione in corso, totale su tutte le Alpi italiane. La linea tratteggiata rappresenta l'equivalente idrico totale della neve per la passata stagione, mentre la linea nera e la fascia grigia rappresentano rispettivamente la media nel periodo storico e la variabilità intellettuale».

Il risultato è spaventoso: «Per il secondo inverno consecutivo assistiamo quindi ad un generalizzato deficit di neve sulle Alpi, ad oggi pari a circa il -56% rispetto al decennio 2011-2021. Nella fotografia della Protezione civile del Trentino il "palo neve" alla diga del Careser nel Parco Nazionale dello Stelvio. Ci sono 50 centimetri di neve al suolo a 2605 metri al 2 di febbraio. Speriamo ancora arrivi l'inverno» l’amara conclusione della Commissione.

Questa situazione comporta due rischi: il primo, che la prossima estate sarà ancora più povera di acqua di quella dell’ano scorso, con grave deficit idrico delle fonti e, a ricaduta, problemi per l’irrigazione e le reti potabili.

La seconda: che il trend di scioglimento dei ghiacciai del Trentino prosegua ancora più velocemente del previsto. La neve che ha fatto finora non solo non costituisce un manto per i ghiacciai, ma rappresenta uno «schermo» insufficiente a conservare il ghiaccio presente.

In Trentino, i risultati della campagna di rilievo 2022 della Commissione Glaciologica hanno visto alcuni ghiacciai in particolare sofferenza, come il ghiacciaio del Lares nel Parco Naturale Adamello Brenta Geopark che ha visto la propria fronte staccarsi dal corpo principale del ghiacciaio dando in pasto alle serie storiche arretramenti di quasi 600 metri rispetto alla posizione 2021.

Impressionante anche l’arretramento di altri ghiacciai occidentali, come quello dei Forni al Vioz, e la bocca del Mandrone sull’Adamello.

Il sentore si era già avuto nell’estate 2022, dalle rilevazioni delle paline ablatometriche. Queste aste graduate in legno o alluminio, vengono infisse a profondità definite in punti particolari del ghiacciaio; con la successiva fusione del ghiaccio, queste paline emergono in superficie dando l'immediata misura della fusione in corso.

Il 25 agosto i tecnici avevano dichiarato: «in soli 4 giorni si sono persi su una palina dell’Adamello 13 cm di ghiaccio. Se consideriamo un solo metro quadro di superficie di ghiacciaio per uno spessore di 13 cm, con una densità del ghiaccio pari a circa 900 kg/mc significa che si sono persi circa 117 litri di acqua al metro in 4 giorni. Da calcolare circa su tutta la superficie del ghiacciaio».

Dall'autunno 2021, in un anno, perse quasi due paline da 2 metri ciascuna, a cui va aggiunta la poca neve caduta in inverno.













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