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Bollicine sì, ma «di montagna» no

La rivista winemag.it all’attacco: a dispetto del marketing nemmeno il 4% del vigneto è a quote superiori ai 600 metri 


Luca Marsilli


TRENTO. Il marketing ha un suo linguaggio, e l’iperbole ne è uno dei pilastri. Ma anche la corretta informazione nel commercio ha il suo peso. E la rivista on line winemag.it il sasso nello stagno lo getta, sia pure con noncuranza. Chiedendosi se la comunicazione impostata da anni dall’istituto Trento Doc non possa essere lesiva dei diritti dei consumatori.

Sotto accusa il claim “bollicine di montagna” e tutto lo sperpero di vette dolomitiche innevate che fa da sfondo alla presentazione degli spumanti Metodo classico che sono un vanto del Trentino. E non è solo questione di immagini. Sul sito Trentodoc.com, sezione glossario, si legge: «Altitudine. La prima parola dell’ “alfabeto Trentodoc” introduce una preziosa risorsa in termini di qualità. Sì, perché in Trentino il 70% del territorio sta sopra i 1000 metri sul livello del mare e la vite viene coltivata fino a 900 metri: fattore unico e distintivo perché nessun altro spumante metodo classico può vantare vigneti a tali altitudini con un consistente numero di bottiglie totali prodotte. E immaginate di che panorami possono godere queste vigne, che danno origine a bollicine uniche, vere e proprie bollicine di montagna». Una lettura letterale e puntuale può anche assolvere il “venditore di emozioni”: è vero che in Trentino la stragrande maggioranza del territorio è a quote da montagna (sopra i 600 metri) e è vero che esistono coltivazioni di viti fino a circa 900 metri. Ma come è vero che più della metà della popolazione mondiale è di sesso maschile e che esistono uomini che superano i 2 metri e 15 di altezza. Cosa che non autorizza a far pensare che più di metà della popolazione mondiale sia alta 2 metri e venti. Sempre sul sito poi, la “quota montagna” dei vigneti è associata anche alla qualità del prodotto finale: l’altezza provoca una forte escursione termica tra giorno e notte e questo arricchisce le uve di profumi e contrasti di sapore. Ricchezze che rendono impareggiabili le “bollicine di montagna”.

E winemag a questo punto alza la manina. Senza esagerare nei toni e citando, pari pari, i dati più ufficiali possibili: quelli elaborati dalla Camera di Commercio di Trento su elementi forniti dalla Provincia, in riferimento alla vendemmia 2021. Su 127 vigneti iscritti (quelli che hanno concorso alla produzione di Trentodoc) solo 8 si trovano a quote da “montagna”, ovvero sopra i 600 metri di altitudine. Si trovano in 5 comuni: Vigolana, Bleggio Superiore, Tenna, Stenico e Vallarsa. Di questi vigneti, uno solo supera gli 800 metri di quota: una vigna di Pinot bianco in Vigolana di 372 metri quadrati di superficie: un campo di basket regolamentare. Un altro supera i 700 metri: 4.173 metri quadri ancora di Pinot bianco e ancora in Vigolana. Gli altri sei sono tra i 606 e i 679 metri di quota. Tutti e otto i vigneti comunque totalizzano 50,4 ettari di superficie, contro una estensione totale del vigneto trentino destinato a Trentodoc di 1294,82 ettari. In percentuale, si può legittimamente descrivere come “di montagna” il 3,8 del vigneto che produce gli spumanti doc trentini. E si ragiona solo di superficie, appunto, nulla sapendo della quantità di uve effettivamente conferite dalla Vigolana. È ragionevole comunque immaginare che i vigneti più estremi abbiano una produzione media inferiore rispetto a quelli di fondovalle, e quindi che quel 3,8 per cento segni anche la percentuale massima di uve “montanare” che diventano Trentodoc. Restando alle immagini del marketing, una bollicina ogni 25 che salgono affascinanti dal fondo del flute. Per completare il quadro, sono poi 28 le vigne tra i 500 e i 582 metri di quota, 41 tra 404 e 487 metri, 24 tra 301 e 397 e ancora 24 tra 104 e 289. La vigna più bassa, 104 metri, è a Riva del Garda.

L’altitudine media del vigneto del Trentodoc è 420 metri: collina, non montagna.

Tutto questo non significa ovviamente mettere in dubbio gusto o qualità organolettiche del Trento Doc: il sito, quotatissimo tra gli appassionati di vini, si limita a evidenziare la distanza tra immagine promossa e realtà, senza giudizi di merito.

 













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