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Pandemia e nuove opportunità

Il Covid-19 ha creato tantissime difficoltà ma ha anche presentato dei risvolti positivi come l’aver accelerato il processo di digitalizzazione (mandate le vostre opinioni a lettere@giornaletrentino.it oppure sulla casella di posta della nostra pagina Facebook)


Francesca Gottardi


Questa pandemia non ha solamente creato delle difficoltà, ha anche presentato delle opportunità e dei risvolti positivi.

Nel mio settore, quello legale e didattico, la pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione e modernizzazione, che era già in atto, seppur in fase embrionale. Credo che alcune delle soluzioni emerse per necessità durante questa pandemia siano destinate a permanere. 

Una nota personale. A dicembre ho prestato giuramento per diventare avvocato negli Stati Uniti. Pre-pandemia, era necessario recarsi di persona in corte, nel mio caso a New York, con notevole dispendio finanziario e temporale. Nel 2020, per la prima volta, la cerimonia si è tenuta in remoto, permettendo a persone vicine e lontane di prendere parte a questo importante momento.

Un altro filone di azione rilevante per gli avvocati è stato quello di erogare in remoto, e con successo, eventi per la formazione continua. Quest'ultima impone di acquisire una serie di crediti annuali e triennali. L'erogazione dei corsi in remoto ne ha facilitato la partecipazione.

In altre parole, la pandemia ci ha insegnato che possiamo fare molto di più di quanto crediamo in remoto. Ci ha inoltre insegnato ad essere flessibili e preparati di fronte all’imprevisto. In campo accademico, riscontro a distanza di pochi mesi una maggiore flessibilità a livello educativo, ed un notevole aumento della qualità dei corsi offerti e dell’insegnamento. Pertanto, la didattica a distanza ha permesso di intravedere nuove possibilità nel nostro lavoro, mostrando come in molti casi le barriere siano molto più basse ed accessibili di quanto si creda. A questo proposito, in azienda, ma anche in università, è aumentata la cooperazione oltreoceano con altre sedi ed istituzioni, sfruttando così le potenzialità offerte dall’interazione in remoto.

Inoltre, la pandemia ha stimolato le università, incluso la mia, ad offrire ai docenti corsi relativi all’istruzione in remoto, e a come predisporre delle lezioni virtuali efficaci.

Riscontro poi un complessivo risparmio di tempo, sia in azienda, che a livello universitario. Si pensi al tempo necessario per effettuare gli spostamenti, soprattutto qui negli Stati Uniti dove le distanze per il percorso casa-lavoro tendono ad essere maggiori. Oppure si pensi al risparmio dei costi nell’organizzazione di conferenze in remoto, risparmio sia per gli organizzatori, sia per i partecipanti che vi si recano.

La pandemia ci ha ricordato l’importanza di non dare nulla per scontato, neanche le cose più banali della quotidianità e del nostro lavoro. Ci ha ricordato l’insostituibile valore dello scambio in presenza. Ho visto inoltre fiorire iniziative di raccolta fondi per sostenere le infrastrutture accademiche locali e gli studenti in difficoltà. Questa solidarietà nella popolazione ci ricorda quanto l’unione faccia la forza.

La resilienza istituzionale è pertanto un processo dinamico. Confido che quanto appreso in questo difficile periodo influenzerà positivamente gli anni a venire. 

(Avvocato e dottoranda negli Stati Uniti. Precisamente, studio e lavoro presso l’università di Cincinnati nell’Ohio, dove sto perseguendo un dottorato in scienze politiche ed uno in scienze giuridiche e dove sono anche assistente alla cattedra. Lavoro, inoltre, per una grande multinazionale americana. Sono giornalista pubblicista, da quasi cinque anni collaboro con una rivista italiana)













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