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Pesca nel Garda, la proposta: fermo più lungo e limiti più alti ai prelievi

La bozza di riforma messa a punto dal Tavolo interregionale per preservare l’habitat: sarà ridotta l’immissione di specie non autoctone


Daniele Peretti


LAGO DI GARDA. Tutela dell’attività dei pescatori professionisti, tempi di fermo pesca più lunghi e limitazione dell’immissione di specie non autoctone: sono alcuni dei punti della riforma delle norme che regolano la pesca nel Lago di Garda messe a punto dal Tavolo di Lavoro Interregionale e che saranno presentate alle regioni interessate (Trentino, Veneto, Lombardia).

La sintesi finale è il risultato di un lungo confronto tra le tutte le realtà che a vario titolo sono interessate al problema. “Non è stato un lavoro facile – sottolinea Filippo Gavazzoni, vice presidente della Comunità del Garda – ma alla fine siamo riusciti a convocare tutte le associazioni di riferimento dei pescatori sportivi e quasi tutti i professionisti anche se non hanno una forma di rappresentanza unica. Sono realtà che hanno prospettive diverse e l’essere riusciti a trovare delle proposte condivise è senz’altro un punto di forza del progetto di riforma”.

La figura del pescatore professionista va tutelata?

“Certamente anche perché rappresenta un patrimonio per tutta la comunità gardesana. Fondamentale è la loro conoscenza affiancata dalla memoria storica spesso tramandata di generazione in generazione che li rende perfetti conoscitori delle acque del Lago di Garda; rappresentano anche un patrimonio economico importantissimo garantendo un’offerta a chilometro zero che rende la proposta gastronomica unica nel suo genere caratterizzando il Lago Garda rispetto alla concorrenza. Quella del pescatore professionista non dev’essere una figura che va a scomparire, ma al contrario da sviluppare”.

Per riuscirci serve però una maggiore disponibilità di pesce.

“Sotto questo aspetto andremo a proporre un fermo pesca più lungo per preservare il periodo di posa che è cambiato a causa dei mutamenti climatici. Per certe specie come le sarde, verrà diminuita la quantità massima di prelievo consentita per ogni pescatore. Si andrà anche a limitare l’immissione di specie non autoctone facendo anche un’attenta selezione per la qualità della provenienza”.

L’obiettivo è quello di riuscire a ricostruire un habitat naturale almeno per quanto è possibile – sarà impossibile ad esempio ricostruire i canneti distrutti negli anni che erano l’ambiente ideale per la riproduzione dei pesci – ma si può puntare molto sulla salvaguardia delle specie e sulla loro riproduzione.













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