l’allarme

Moria di gabbiani sul lago di Garda. Il sospetto: uccisi dall’aviaria

Le segnalazioni di pescatori professionisti e volontari del Wwf alle autorità sanitarie. Gli esemplari morti sarebbero centinaia


Luca Marsilli


LAGO DI GARDA. I primi ritrovamenti risalgono all'inizio della settimana scorsa. Poi nel basso lago (la sponda bresciana soprattutto) le carcasse di uccelli acquatici - gabbiani, ma anche una garzetta - hanno iniziato a spuntare dappertutto. E l'allarme, lanciato in origine dai pescatori professionisti, è diventato un coro.

Gli uccelli morti sono stati trovati all'interno delle aree portuali ma anche lungo tutta la sponda e al largo, e proprio la vastità dell'area dei ritrovamenti renderebbe molto improbabile che si possa trattare di un episodio di avvelenamento, pure non così raro. Le morie di uccelli provocate da esche come i comuni topicidi lasciati in posizioni strategiche, si sono ripetute più volte sul Garda, ma sono per definizione molto localizzate. Stavolta si parla di molte decine di uccelli morti e su una porzione di lago molto ampia.

L'Azienda di Tutela della Salute (Ats) di Brescia, messa in allarme da una segnalazione dei volontari del Wwf che riferiva di gabbiani morti o agonizzanti in gran numero, venerdì scorso ne ha raccolti 20 nella zona di Desenzano, avviandoli ai laboratori per le autopsie. Altre carcasse sarebbero state raccolte dai pescatori professionisti e consegnate ai veterinari dell'azienda sanitaria veneta.

Una risposta ufficiale ancora non c'è e nemmeno anticipazioni. Ma la possibilità che si possa trattare di influenza aviaria è presa molto seriamente. L'alternativa è una intossicazione da botulino: una tossina prodotta da un batterio. Anche in questo caso, non sarebbe il primo episodio analogo sul Garda, anche se il fenomeno si è manifestato in passato in stagioni diverse (tipicamente, la fine estate) e non in inverno. Per quanto un inverno anomalo, per temperature e livelli dell'acqua, come questo.

Anche l'influenza aviaria, comunque, è tutt'altro che una ipotesi fantasiosa. In questo momento esistono focolai attivi e accertati ufficialmente sia in provincia di Brescia che nel Veronese. E il problema si ripropone periodicamente da una ventina di anni almeno. L'episodio più clamoroso nel 2007, quando il contagio aveva raggiunto un allevamento di tacchini a Soiano sul Garda, ancora sulla sponda bresciana. Erano stati abbattuti 11 mila tacchini, per 150 tonnellate. L'aviaria, tornata di grande attualità negli ultimi mesi per l'allarme lanciato dall'Oms, ha proprio negli allevamenti e nelle popolazioni di uccelli acquatici i suoi usuali bacini di diffusione.

Grave al livello di calamità per gli uccelli, può avere conseguenze molto serie anche per l'uomo - fino a polmonite e in casi estremi, morte - ma è relativamente difficile esserne contagiati. Bisogna venire a contatto con animali infetti o loro escrementi, cosa abbastanza improbabile se non per chi lavora negli allevamenti, che però conosce le precauzioni da adottare.

La cottura adeguata della carne escluderebbe il contagio per via alimentare, anche nel caso di uccelli portatori del virus. Non ci sarebbe poi il rischio di trasmissione da uomo a uomo, e questo è il punto principale: il timore è proprio che il virus possa mutare diventando trasmissibile da uomo a uomo. A oggi non è successo, ma gli scienziati lo credono sempre più possibile per l'evoluzione naturale del virus, noto e studiato ormai da un secolo. Preoccupazioni teoriche e generali che poco c'entrano con la eventuale epidemia sul Garda.

La raccomandazione per gli umani è di cuocere adeguatamente le carni di pollame e anatidi che si dovessero mangiare. E di non toccare le carcasse di uccelli morti o palesemente ammalati: lo scopo è escludere il contatto accidentale con il virus. Tutto sommato, misure più che ragionevoli. È per gli allevamenti che la diffusione del contagio può essere rovinosa: non ci sono alternative alla soppressione e eliminazione di tutti gli animali potenzialmente contagiati.Una diffusione del virus nella popolazione di uccelli acquatici del Garda diventerebbe un formidabile veicolo di contagio per tutte le zone che affacciano sul lago e per gli uccelli che vi si allevano, dal pollaio domestico all'allevamento industriale. Oltreché un pessimo biglietto da visita per quei turisti che tra poco più di un mese, con la Pasqua, dovranno dare il via alla nuova stagione.













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