L'OPERA

La ciclovia del Garda? Sarà "un bellissimo disastro"

Chilometri di passerelle d'acciaio a sbalzo, con il pericolo frane e sicurezza. Baldracchi (Italia Nostra): "Puntare su un trasporto ibrido tra bici e battello"


ASTRID PANIZZA BERTOLINI


RIVA DEL GARDA. Niente sfregi al nostro patrimonio ambientale, che è anche artistico. È questo l’obiettivo di Manuela Baldracchi e della sezione trentina di Italia Nostra di cui è presidente, l’associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione, che in Trentino porta avanti numerose iniziative con la sezione locale del WWF e, nel caso della ciclovia del Garda collabora anche con il coordinamento Alto Garda e Ledro.

C’è chi dice che la ciclovia è da fare, chi è meno entusiasta. Voi cosa ne pensate?

Noi siamo tra i dubbiosi, siamo favorevoli alla bici, la ciclovia del Garda fa parte di un progetto nazionale di ciclovie turistiche molto interessante e di importanza per il territorio. Logicamente la situazione dovrà essere monitorata, controllata e gestita per evitare un numero in esubero dei fruitori che possano congestionare la ciclovia. Ma bisogna innanzitutto capire come realizzarla, perché l’ambiente è particolare e prezioso e dobbiamo pensare a non deturparlo con le nostre azioni. Non è doveroso portare a termine l’opera architettonica, ci sono alternative che crediamo siano più percorribili e sostenibili.

Quali sono?

Come associazioni proponiamo che venga applicato il ciriterio di intermodalità, utilizzando i battelli nelle parti dove la roccia è a strapiombo sul lago, a livello turistico sarebbe anche di maggiore attrattiva, perché i turisti ammirerebbero la roccia e avrebbero l’opportunità di una visuale diversa, direttamente dall’acqua. Questo fattore l’abbiamo comunicato a Misdaris tempo fa (il commissario per la ciclovia del Garda, ndr) e sembrava interessato alla proposta, poi però ci siamo trovati davanti ad un progetto diverso. Ma così non si rispettano al meglio gli obiettivi della ciclovia.

Di che obiettivi si tratta?

Sono obiettivi a livello nazionale del Sistema delle Ciclovie Turistiche (Snct), che prevedono di perseguire la difesa del patrimonio storico artistico e ambientale . Tra quelli della ciclovia del Garda, inoltre, definiti nel protocollo del 2017 tra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e le Regioni Veneto, Lombardia e Trentino, vi sono obiettivi di incentivazione turistica, mobilità sostenibile ma anche di multimodalità, ovvero permettere di poter utilizzare vari mezzi sul territorio. Tra i più importanti della ciclovia sul territorio trentino c’è quello di collegare Limone con Riva, Torbole, Nago e Arco, così da aumentare la proposta di reti ciclabili del Trentino, che sono già 450 km, per coniugare la mobilità sostenibile con la tutela ambientale e la difesa del territorio.

State formando un’organizzazione tra i comitati di Italia Nostra di Brescia-Verona-Trento. Che cosa vorreste ottenere?

Siamo ancora all’inizio, ci siamo incontrati solo alcune volte, ma quello che vorremmo ottenere è la tutela dell’ambiente paesaggistico del Garda. Il nostro Trentino ha caratteristiche uniche con rocce a strapiombo sul lago, caratteristico non solo dal punto di vista ambientale, ma anche artistico, è un ambiente unico al mondo. Il Museo Alto Garda (Mag, ndr) ha una collezione di di dipinti che riguardano proprio questi scenari. Secondo noi queste rocce non sono da toccare. Pensare di agganciarsi con strutture di metallo e cemento armato ci sembra uno sfregio.

Per la parte trentina, una delle alternative è quella di entrare in parte nella roccia e quindi ridurre il piano a sbalzo come invece è a Limone. Sarebbe una possibilità da valutare secondo voi?

No, anche andare a scalfire la roccia è invasivo, la struttura a mensola è uno sfregio e lo scavo in roccia sarebbe forse peggio. La larghezza della ciclovia, inoltre, nella parte trentina sarà larga 3 metri e venti con distanza dalla roccia di 70 centimetri e coperta da una tettoia sostenuta, quindi ogni mensola di sostegno del piano stradale avrebbe un pilastro e un’altra mensola che sostiene la copertura.

I lavori della prima parte, a Riva, sono già partiti. Se si decidesse di continuare con la pista a sbalzo anche nella parte del Trentino, come vi opporreste?

Il nostro potere è quello della cultura e della sensibilizzazione sociale della comunità, è quello l’unico campo in cui agire. Chiederemo comunque valutazioni più specifiche, è un lavoro che deve avere una sensibilizzazione maggiore. Utilizzare il battello solo nella parte di roccia sarebbe più veloce e più economico. A trivellare le rocce ci sono costi e un’enorme quantità di ferro, è uno sfregio che secondo noi è inammissibile per un paesaggio di altissimo valore ambientale, paesaggistico e anche artistico.

 













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