Animali

Il pesce siluro ha conquistato le acque del lago di Garda

Si tratta di un animale opportunista, che riesce a cacciare nutrendosi di qualsiasi cosa frequenti un ambiente acquatico. Divorando le uova e il novellame degli altri pesci, ne compromette la capacità riproduttiva

PESCA Maxi cattura di pesce siluro a Peschiera 

 


Luca Marsilli


GARDA. Ci ha messo decenni, tanto che ormai si iniziava a pensare che l'ambiente del Garda si fosse rivelato inadatto, ma era solo un illusione. Ormai è ufficiale: il pesce siluro, dopo avere praticamente azzerato le altre specie nel lago di Iseo e essere ben avviato sulla stessa strada anche sul lago Maggiore, si è preso anche il lago di Garda.

Negli ultimi mesi è diventato cattura quasi predominante da parte dei professionisti, che in questa stagione poco produttiva tentano di fare giornata con carpe e tinche, insidiandole con le reti di fondo. Le fotografie postate nei giorni scorsi da Filippo Gavazzoni, assessore a turismo e tutela ambientale a Peschiera e vice presidente della Comunità del Garda, sono la conferma di un fenomeno ormai consolidato: in tutto il basso lago si susseguono catture, anche in grande quantità, di animali sui 5/6 chili di peso. Parlando di siluri, possono avere 3 o 4 anni di età. E sono quasi sicuramente l'effetto di una riproduzione consistente avvenuta nello stesso lago di Garda. Dove a più di 30 anni dai primi sporadici avvistamenti, il siluro avrebbe quindi completato il proprio adattamento.

Candidandosi a diventare, nel giro dei prossimi 10 o 15 anni, specie dominante con una rarefazione drastica di tutte le altre. Dopo la scomparsa dell'alborella (mai spiegata scientificamente: si sa solo che è successo), l'arrivo sulla soglia dell'estinzione del carpione e la riduzione a quantitativi poco più che simbolici di trota e cavedano, di fatto sul Garda oggi si pescano in quantità importanti solo coregone, persico e agone (sarde, per i locali).

Saranno loro a fare le spese della voracità e capacità predatoria del siluro: un animale straordinariamente opportunista, che riesce a cacciare nutrendosene praticamente qualsiasi cosa frequenti un ambiente acquatico. Divorando le uova e il novellame degli altri pesci, ne compromette la capacità riproduttiva. E difendendo in una sorta di nido la propria progenie, impedisce che anguille o persici gli restituiscano lo sgarbo. Dove si è insediato (nel nord Italia, ormai quasi tutte le acque ferme o moderatamente correnti) è diventato spesso l'unico pesce presente e quasi sempre la specie di gran lunga più rappresentata.Il Garda, fino a oggi, ha fatto eccezione.

Le prime segnalazioni risalgono alla fine degli anni Ottanta, con la cattura di alcuni esemplari giovani (due o tre chili di peso) a Peschiera, da parte di pescatori professionisti che se li erano trovati nelle reti destinate alle anguille. Era il 1988. Sette anni dopo la prima cattura nel Garda trentino: alla foce del Sarca, 1995. Allora si immaginava una esplosione demografica della specie, che invece non si era manifestata. Catture di siluri anche di grandi dimensioni, fino ai due metri di lunghezza (taglia che la specie raggiunge in 15 anni) e agli 80 chili di peso sono state effettuate perlopiù da subacquei; in esemplari più piccoli con crescente frequenza sono incappati anche i pescatori professionisti con le reti e dilettanti con la canna. Ma si è trattato sempre di catture sostanzialmente occasionali: nessuno si dedicava specificamente a questa pesca sul Garda.

Adesso le cose sembrano avere preso un'altra direzione. E nel Basso Garda si iniziano a promuovere ricette con il siluro come ingrediente base, nel tentativo di fare di necessità virtù e tentare di approfittare, per quanto possibile, di quella che dal punto di vista ambientale è una disgrazia. Parallelamente c'è chi tenta di organizzare una «resistenza»: la Comunità del Garda e lo stesso Gavazzoni, per esempio.

Immaginando una fase di studio sistematica della diffusione del siluro, che si basi sulla collaborazione dei pescatori professionisti, e poi l'adozione di misure di contenimento della specie. Magari tentando di catturare i riproduttori quando in acque basse si apprestando a deporre le uova. Azioni mirate, in collaborazione ancora con i pescatori professionisti, che potrebbero contrastare il proliferare della specie. Sia pure con la consapevolezza che eradicarla dal Garda non sarà mai possibile.

Una volta determinata scientificamente la diffusione della specie, anche norme specifiche per i pescatori dilettanti potrebbero sulla carta favorirne il contenimento. Ma sono condizionali molto ipotetici: fino a oggi nessuno è riuscito a contenere i siluri una volta acclimatati in un ambiente acquatico. Pensare di riuscirci sul Garda, grande quanto un piccolo mare, richiede uno sforzo di ottimismo altrettanto importante.













Scuola & Ricerca

In primo piano