Il dibattito

Il futuro turistico del lago di Garda? Olio, limonaie e alborelle

La cementificazione rischia di appiattire le località. Filippo Gavazzoni, assessore a Peschiera e vicepresidente della Comunità del Garda: "Dobbiamo pensare a una rinaturalizzazione del lago, il turismo di massa va fidelizzato"


Daniele Peretti


BARDOLINO. Costruire il futuro del Lago di Garda, restando saldamente legati al suo passato; è questo il concetto base emerso dall’interessante serata organizzata dal Lions Club Garda Benacus sul tema “Lago di Garda: passato, presente e futuro”.

Le criticità del lago non devono essere affrontate con un ambientalismo radicale, quanto piuttosto parlandone apertamente per trovare anche le soluzioni.

«La cementificazione delle rive è ormai un dato di fatto - ha detto Filippo Gavazzoni, assessore comunale a Peschiera e vicepresidente della Comunità del Garda, relatore unico della serata - ed allora dobbiamo pensare ad una rinaturalizzazione del lago.

Le grandi opere come la ciclabile o il nuovo collettore del Garda devono essere utilizzate con una filosofia ambientalista positiva». 

Il problema della cementificazione è anche quello di creare località turistiche del tutto simili tra loro con tutte le proposte che possono essere facilmente copiate, ma anche migliorate dalla concorrenza.

Ed allora a rilanciare il Lago di Garda dev’essere la memoria del passato, quando ad affascinare i turisti erano le offerte uniche come il carpione, la trota lacustre, la tinca o l’anguilla: specie endemiche che hanno fatto la fortuna di tutti i gardesani.

«Oggi abbiamo il contorno, ma il piatto è vuoto. Abbiamo vini che raccontano la storia del lago – ha affermato Gavazzoni – come il vino Lugano, Bardolino o Valtenesi; un olio d’oliva di alta qualità, ma nel piatto non c’è praticamente nulla».

Una proposta è anche quella di ottenere il marchio Dop per l’olio d’oliva gardesano. Di tornare ad avere delle specie ittiche autoctone per conquistare dei valori che oltre a differenziare il Lago di Garda lo caratterizzino con offerte uniche e inimitabili.

La nostalgia? La frittura di alborelle che richiamava i turisti nei primi anni sessanta quando ancora non c’erano le attuali strutture alberghiere, ma nemmeno i campeggi.

«Oggi ci si trova di fronte ad un turismo di massa che necessita di essere fidelizzato non solo con una valorizzazione gastronomica, ma anche ambientale: uniche sono le limonaie, gli oliveti, la qualità dell’acqua ed il clima mite».

La serata di Bardolino si è conclusa con un impegno: quello di uno sviluppo consapevole, ma nell’ottica della conservazione e del recupero della memoria storica. Ed a raccontare il territorio, devono essere le eccellenze sulle quali ogni località del Lago di Garda può contare.













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