agricoltura

Un ciliegia tira l’altra, le gelate primaverile non guastano la festa: in Trentino la produzione è buona

Il totale sfiora i 19mila quintale, la parte del leone la fa la Val di Non: «A salvare la stagione durante i giorni delle gelate è stata la grande professionalità dei produttori, ora si raccolgono i frutti di tale impegno»


Carlo Bridi


TRENTO. La produzione di ciliegie in Trentino, nonostante le gelate, sfiora quest’anno i 19 mila quintali.

La maggior produzione delle pregiate ciliegie tardive è collocata in Valle di Non ed ha Melinda come riferimento. Contrariamente a quello che si temeva ad aprile, quando sono giunte le gelate tardive, la riduzione della produzione in Val di Non è stimata nel 25%. A fronte di un potenziale produttivo di 20 mila quintali, si prevede di raccogliere 15 mila quintali delle ottime Kordia e Regina. Ad affermarlo è il direttore marketing di Melinda Andrea Fedrizzi: «Certo, l’aver salvato la produzione dalle calamità prima il freddo e poi la drosophila suzukii, è stata la grande professionalità dei cerasicoltori. Candelotti e stufette per impedire che la temperatura vada sotto zero, poi teli antipioggia e reti antidrosophila con altissimi costi. Ora però si raccolgono i frutti di tanto impegno. Unico difetto, la pezzatura quest’anno è lievemente inferiore a quella del 2020, e il mercato è partito con prezzi più bassi dello scorso anno. Il raccolto finirà verso il 10 agosto perché è 10 giorni di ritardo sul 2020. Ma la qualità è ottima e paga». 

In Valsugana, anche nelle zone più in quota, come l’altipiano della Vigolana, in questi giorni stanno finendo la raccolta delle ciliegie. «Una produzione di qualità eccezionale – afferma Andrea Debiasi – purtroppo le gelate di primavera ne hanno ridotto la quantità, non si va oltre il 50%. Le varietà più diffuse sono la Kordia e la Regina perché assicurano una pezzatura maggiore che è quella più richiesta dal mercato».

«In Bassa Valsugana - dice il presidente di COBA Remo Paterno – le cose sono andate meglio del previsto. Faremo circa l’80% della produzione, c’è qualche zona più soggetta al gelo che ha sofferto ma nel complesso il raccolto che abbiamo appena finito ha dato soddisfazione. Abbiamo avuto alcune zone in collina dove il numero delle ciliegie era eccessivo ed abbiamo dovuto provvedere al dirado per salvare la pezzatura. Di certo, la varietà che ha resistito meglio al freddo è stata Regina, mentre Kordia è molto più delicata e la percentuale persa per il freddo è notevolmente maggiore. In totale la produzione nostra è stata sui 500 quintali. La domanda è molto buona, abbiamo dovuto selezionare i clienti limitandoci a quelli più affezionati per assicurare loro un’adeguata fornitura. La pezzatura è stata un po’ più piccola però i 2/3 della produzione è fra i 28 e i 30 mm. Ma la merce con pezzatura maggiore è poca».

Da parte sua il direttore di Sant’Orsola, Matteo Bortolini, afferma «che il mercato quest’anno non si è aperto con l’euforia degli anni scorsi perché quando sono arrivate le produzioni del conoide di Susà c’era sul mercato ancora molta altra produzione del sud dove la stagione del raccolto è stata lunga e la produzione abbondante. Certo, la differenza la fa anche quest’anno la qualità intesa come pezzatura. E va detto che la pezzatura è stata veramente buona particolarmente per la Kordia. La nostra produzione è stata di 3000 quintali con una perdita netta del 50% causa gelate tardive. Credo che il prezzo che liquideremo ai nostri soci sarà soddisfacente, non certo i 7-9 euro al kg come si è sentito dire».













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