Recovery Fund bloccato dai ricatti 

Domande e risposte di economia. Ungheria e Polonia hanno posto il veto sulla distribuzione dei fondi dopo che l’Unione ha vincolato le risorse al rispetto dello stato di diritto nei singoli territori. Tutto bloccato dai “no” incrociati mentre l’economia europea è in profondo rosso


Jacopo Strapparava


Rubo l’attacco di questo articolo a un pezzo di “Politico”, il giornale americano nato per seguire i dibattiti del Congresso di Washington e, dal 2015, sbarcato con successo anche a Bruxelles. «Mentre i ministri degli affari europei erano riuniti in video-conferenza per discutere lo stallo sul pacchetto di bilancio, l’audio è saltato, poi s’è sentito un crepitio inquietante, poi il suono che si sente al cinema quando sbarcano gli extraterrestri. “Meritereste tutti una medaglia per la vostra pazienza” ha detto, esasperato, il ministro tedesco per l’Europa, Michael Roth, che presiedeva la seduta. Poi, mentre i tecnici provavano a far ripartire il collegamento con il commissario al bilancio Johannes Hahn, ha aggiunto: “Anche questo fa parte dell’Europa”». Insomma, fuor di metafora: anche a noi che aspettiamo i quattrini del Recovery Fund, tocca portare pazienza…

Tu fai tanto il brillante e citi i giornali americani, ma lo sai che non tutti ricordano bene cosa sia questo Recovery Fund…

Dopo la pandemia chi, come noi, ha un’economia messa male, farà più fatica a ripartire, mentre chi, come i tedeschi, ha un’economia messa bene, uscirà dalla crisi prima e meglio. Per ora la Banca centrale sta comprando una montagna di titoli dei Paesi messi male, il che ci permette di non finire in bancarotta, ma questo potrebbe non bastare e, comunque, non durerà per sempre. Per evitare che l’Unione si disgreghi, perciò, a luglio i capi di Stato e di governo dei Paesi membri hanno stabilito, per la prima volta nella storia, di vendere obbligazioni comuni europee, di inventarsi delle tasse europee comuni, e di distribuire i denari così ottenuti agli Stati membri.

Se finora l’Unione non imponeva tasse e non vendeva titoli come faceva a stare in piedi?

Ogni Paese versava, e versa tuttora, una quota: il sistema classico delle organizzazioni internazionali. Anche l’Onu funziona così, per dire. Per la prima volta, da quest’anno, l’Unione dovrebbe finanziarsi piuttosto come un’unione federale, come gli Stati Uniti. Effettivamente, anche se è previsto che lo faccia solo una tantum, si tratta di una svolta storica. Per questo, quando si arrivò all’accordo, la decisione fu annunciata con articoli, discorsi e gran strombazzamento generale. L’Unione dovrebbe racimolare 750 miliardi e distribuirli, spalmandoli tra il 2021 e il 2027, ai Paesi più colpiti dalla crisi del coronavirus. C’è tutta una serie di regole, perché questi soldi un po’ sono regalati, un po’ bisogna restituirli; il 37% bisognerà spenderli in progetti eco-sostenibili, come l’isolamento di vecchi edifici, il 20% nella digitalizzazione… ci vorranno schiere di esperti di economia e diritto per far funzionare tutto quanto. Per ora, comunque, non importa: niente ancora è stato approvato.

Ho sentito: Ungheria e Polonia hanno bloccato tutto… volevano dargli troppo poco?

Al contrario, sono due tra i Paesi più favoriti.

La questione è un’altra. Parallelamente a questa discussione sul Recovery Fund, che fa parte delle politiche di bilancio, e quindi deve essere approvata all’unanimità, quattro Paesi, cioè Olanda, Svezia, Austria e Danimarca, i famosi frugali, hanno fatto una mossa delle loro: il taglio dei fondi a chi non rispetta lo Stato di diritto.

Spiega bene, che questa cosa non l’ho capita.

I governi di Ungheria e Polonia sono accusati di non rispettare l’indipendenza della magistratura, la libertà di stampa, i diritti delle minoranze.

E l’Unione europea può mettere il becco in simili faccende?

Certo. All’articolo 7 del Trattato fondamentale dell’Unione (una specie di costituzione, anche se non si chiama così), si dice: basandosi l’Unione sullo stato di diritto, un Paese che lo violi può essere sanzionato, addirittura sospeso, cioè parteciperebbe ai vertici senza diritto di voto… Per ora non siamo arrivati a tanto. Però, basandosi su questo articolo, Austria, Danimarca, Svezia e Olanda hanno preparato una legge secondo la quale il consiglio dei Capi di Stato e di governo potrebbe tagliare i fondi comuni a questi reprobi…

Ma come farebbero a tagliare loro i fondi se per le decisioni di bilancio serve l’unanimità?

Per questa decisione basterebbe il sistema della doppia maggioranza: il 55% degli Stati membri, con almeno il 65% della popolazione dell’Unione. È una proposta non ancora passata, in realtà: ma i frugali hanno fatto i loro calcoli e potrebbero farla approvare sia al Consiglio dei ministri europei sia al Parlamento europeo. Polacchi e ungheresi non riuscirebbero a impedirlo, per questo hanno messo il veto sul Recovery Fund. Così, a Bruxelles, al momento, ci sono due bozze, non ancora approvate, e due alleanze che si ricattano a vicenda. Noi, e la nostra crisi economica, siamo bloccati lì in mezzo.













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