Oscar, “mago” del latte nella minuscola Favrio 

Giovani protagonisti. Cherotti, 30 anni, ha lasciato un lavoro da manager in una grossa azienda per tornare nel piccolo borgo del Lomaso. Con le sue vacche produce formaggi e gelati


Carlo Bridi


Fiavè. Favrio è un paese che aveva oltre 200 abitanti, ora ne sono rimasti una settantina. È il classico caso di spopolamento della montagna per fuggire da una realtà che offre poche prospettive. Ebbene, c’è chi ancora crede fermamente che anche questo tipo di montagna si possa salvare non con i proclami e i grandi discorsi, ma rimboccandosi le maniche e creando attività economiche in paese.

A fare la scommessa un giovane di 30 anni, con la laurea in agraria a Padova e magistrale in zootecnia, che dopo aver lavorato per 2 anni come responsabile di una grossa azienda zootecnica nel basso mantovano, pur di fronte alle interessanti lusinghe, anche economiche, della proprietaria purché rimanesse in azienda, ha deciso di tornare in Trentino, prima facendo una stagione come casaro in un agriturismo poi tornando nella sua Favrio, piccola frazione di Fiavè, per avviare una propria attività zootecnica fuori dalla logica delle grandi stalle e rivolto con grande attenzione al mantenimento dell’ambiente.

Parliamo di Oscar Cherotti, che due anni fa ha deciso di avviare una propria azienda zootecnica chiedendo solo ospitalità nella stalla di famiglia dove si trovano una ottantina di capi in lattazione (160 totali) per le sue 8 vacche di razza Bruna e per il laboratorio in uno spazio commerciale di proprietà della sua ragazza Giulia e della sorella Anna. Cherotti, che ha fatto la domanda per l’ottenimento del premio d’insediamento, spera nella concessione dell’aiuto perché la sua azienda, di 8 vacche più la rimonta e i 5 ettari di prati che falcia, quasi tutti grazie all’aiuto di papà e fratello con la falciatrice a mano per l’eccessiva acclività, oltre alla lavorazione di tutto il latte prodotto in azienda, tengono impegnato il giovane laureato 365 giorni all’anno. Il latte, come detto, viene tutto lavorato nel laboratorio aziendale, per essere venduto in parte come latte alimentare, per fare i gelati nella “gelateria contadina” che la sua ragazza Giulia gestisce da un paio d’anni assieme alla sorella Anna, a Ponte Arche sulla strada principale per Tione. Una gelateria a fianco della quale Oscar ha messo anche il bancone per la vendita dei suoi prodotti dell’azienda: latte fresco pastorizzato, yogurt naturale o ai vari gusti (una decina), la ricotta fatta con il siero del latte trasformato in formaggio, e una serie di tipi di formaggio: uno speciale stracchino, caciotta stagionata 2 mesi, caciotta al timo, all’origano, all’erba cipollina ecc.. tutte erbe aromatiche che provengono da un’azienda specializzata nella produzione della zona. Produce anche un nostrano, il “Favrio46” un formaggio al quale ha dato il nome del suo paese con stagionatura massima di 6 mesi, perché più in là non può andare per mancanza di spazio. Ebbene, rischia di vedersi bocciata la sua richiesta per il premio d’insediamento, mentre sarebbe un giovane al quale dare la medaglia per il coraggio e la passione con la quale ha avviato un’azienda zootecnica modello per la valorizzazione del latte e derivati a km zero.

Ma perché la scelta chiediamo? «Sono nato in stalla, ho respirato da sempre la passione per il territorio di mio papà che mi ha permesso di studiare e andare a fare esperienze via di casa e non meno importante il supporto della mia ragazza e della sua famiglia. La fortuna più grande è stata la possibilità di confrontarsi sul campo con altre realtà: fare una stagione in malga in Svizzera mi ha fatto capire le potenzialità per la montagna della produzione e trasformazione dei prodotti a km zero». Ma non solo, egli ha adottato una politica di non spingere la produzione, le vacche vengono alimentate di solo fieno con una piccola integrazione di mangime, quindi la produzione non è spinta: 65-70 quintali a lattazione.

Molti i progetti di Cherotti: a breve vuole ingrandire il laboratorio con l’aggiunta di una nuova caldera, ma anche puntare al consolidamento dell’azienda. I prati per ora sono tutti in affitto dagli Usi Civici di Favrio, anche quelli più scoscesi sopra il paesino che vengono falciati a mano. «In questo modo - afferma Oscar - do il mio contributo al mantenimento del territorio circostante il paese per impedire il rimboschimento.»

Molti i sogni nel cassetto, «ma il più importante è quello di riuscire a valorizzare il mio paese, facendolo tornare a vivere. Non escludo di aprire anche un punto vendita dei miei prodotti in paese, riuscendo anche tramite la didattica a portare a Favrio i turisti delle Terme di Comano che passano dalla gelateria contadina per parlare del nostro territorio rurale. Ma nei sogni c’è anche quello di convertire l’azienda di papà, magari con l’aiuto del fratello, puntando alla valorizzazione dei prodotti locali».













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