Matteo, i suoi broccoli sono certificati Slow food

Briosi ha eredito la passione per l’agricoltura dal nonno ed ha rilevato l’azienda Punta sul rispetto dell’ambiente e sulla vendita a km zero nei negozi Coop


di Carlo Bridi


ARCO. Nelle 180 interviste fatte fra i giovani imprenditori agricoli ci è capitato raramente di trovare un giovane di appena 21 anni con idee così chiare sul futuro della propria azienda agricola e sulla grande importanza dell’innovazione continua nel pieno rispetto però della tradizione e dell’ambiente. Parliamo di Matteo Briosi, un giovane di Arco che fra l’altro ha ottenuto per il Broccolo di Torbole la certificazione di presidio Slow Food.

«Innovazione nella tradizione», potrebbe essere sintetizzato il suo approccio con l’agricoltura, ma anche grande attenzione alla vendita dei prodotti a km zero. La sua scelta, una volta completata la formazione all’Istituto Agrario di San Michele non poteva che essere quella agricola, vuoi per il tipo di scuola superiore scelto, vuoi per la grande passione per l’agricoltura maturata fin da bambino con il nonno materno che lo portava sempre con se in campagna durante l’estate. L’azienda è stata costruita proprio sul nucleo aziendale del nonno, ma con l’aiuto del papà pensionato che ha svolto un’altra professione e del fratello. Ora, Matteo è titolare dell’azienda a tutti gli effetti, e la sta organizzando con grande attenzione sia alla sicurezza dell’operatore con nuova trattrice, sia per un maggior rispetto dell’ambiente con l’acquisto di una macchina speciale che sostituisca il diserbo sotto le viti con il taglio dell’erba.

Ma Briosi è impegnato anche nell’innovazione colturale, nella zona del Linfano dove si trova la maggior parte dell’azienda, zona non soggetta a gelo e brina. Grazie al clima del Garda, ha sviluppato la coltivazione del “Broccolo di Torbole”, una coltura che lo impegna quotidianamente nella raccolta e nella vendita da novembre a febbraio compreso. «Il nonno, coltivava poche piante - afferma - ed io visto la zona particolarmente vocata alla coltura, sono arrivato nella stagione in corso a 25 mila piante». Anche la vendita è effettuata direttamente a km zero, ogni mattina alle 5.30 egli parte con in suo furgone a consegnare i broccoli raccolti la sera prima, quindi freschissimi, ai negozi principali dell’Alto Garda cominciando da quelli Coop. Matteo, non si è però limitato al broccolo, al fine di effettuare la rotazione colturale ha introdotto anche la coltura della patata e dall’anno scorso ha piantato anche un piccolo appezzamento di ciliegi per verificare se nella zona può essere una coltura da sviluppare.

Certo, ha anche un sogno nel cassetto: quello di riuscire a potenziare la superficie aziendale non solo con l’affitto, ma anche con l’acquisto di terreni in proprietà, ma il suo sogno sarebbe anche quello di riuscire a realizzare un laboratorio aziendale per la trasformazione del broccolo in prodotto da conservazione. La sua giornata è molto intensa anche nel periodo invernale, le ore che non usa per la raccolta dei broccoli, vengono impiegate nella potatura delle viti. «Riesco a fare il 90% dei lavori dell’azienda senza ricorrere a mano d’opera esterna», afferma. Chiediamo: si è pentito della scelta fatta visto il forte assorbimento sia di tempo che di energia?

«Assolutamente no - risponde - sono innamorato di ciò che faccio, e mi muovo secondo il vecchio detto contadino “fare il passo secondo la gamba”, quindi no ad investimenti esagerati, ma progredire secondo le possibilità che sono garantite dal reddito dell’azienda». Matteo, riesce anche a praticare l’hobby preferito, quello della bicicletta ed è impegnato nel movimento giovanile di Coldiretti.













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