l’indagine

Il 57% dei trentini potrebbe lavorare da casa. Ma ci sono degli ostacoli...

A frenare il lavoro agile la penetrazione limitata della banda ultralarga e i ritardi nelle competenze digitali. Il dato è emerso dal seminario dell'Ocse



TRENTO. "Il lavoro a distanza si sta confermando una soluzione importante per frenare il contagio e assicurare una continuità nell'occupazione. Se adeguatamente governata, la diffusione su vasta scala di questa modalità di lavoro può contribuire al raggiungimento di diversi obiettivi di natura collettiva, tra cui un miglioramento della qualità della vita, un rafforzamento della coesione territoriale e un incremento della produttività". Così Mattia Corbetta, analista del Centro Ocse di Trento, intervenuto - riporta una nota - al seminario sul lavoro agile in Trentino, organizzato nell'ambito del Festival della Famiglia.

Durante l'incontro è emerso che, secondo una stima, il 57% dei lavoratori trentini potrebbe operare a distanza almeno un giorno alla settimana, mentre indagini realizzate da diversi datori del settore pubblico e del privato rivelano un desiderio diffuso tra la forza lavoro di continuare a utilizzare questa modalità in futuro. A limitare la diffusione del lavoro agile è la penetrazione limitata della banda ultralarga, le carenze negli spazi deputati a fornire postazioni per i lavoratori a distanza e i ritardi nelle competenze digitali.

"La Provincia autonoma di Trento ha adottato a settembre un piano strategico per la promozione del lavoro agile, confermando la propria capacità di ispirare pratiche innovative in materia di organizzazione del lavoro e di dare vita a processi inclusivi di pianificazione delle politiche di sviluppo territoriale", ha evidenziato Luca Comper, dirigente generale dell'unità di missione strategica affari generali della presidenza della Provincia.

In questo modo, puntiamo tra le altre cose a favorire forme di mobilità sostenibile e a rafforzare le misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro».

«L’irrompere della pandemia ha posto sfide complesse e, per certi aspetti, inedite in materia di gestione del personale», ha ricordato Martina Errico, responsabile del personale di Siemens Energy Transformers, multinazionale presente da molti anni nel territorio trentino. «Tuttavia, la nostra organizzazione partiva da una posizione di relativo vantaggio, essendosi dotata con largo anticipo di un piano per il lavoro agile. Il dialogo costante con i manager, i team e i rappresentanti sindacali ha fatto sì che le pratiche testate in passato diventassero un patrimonio diffuso in tempi rapidi e senza intoppi» ha concluso Errico.

Sulla stessa lunghezza d’onda Giulia Comper, responsabile del personale della Federazione Trentina della Cooperazione, una realtà profondamente radicata nel contesto socio-economico locale: «La crisi sanitaria ha innescato diverse reazioni creative. Tra queste spicca Coworking inCooperazione, il progetto che trasformerà gli spazi resi liberi dal sistema cooperativo trentino in comodi uffici per i residenti delle valli trentine e i turisti».

Il concetto di attrattività territoriale è anche al centro di Trento Remote, iniziativa co-fondata dall’investitore seriale Stefano Bernardi: «Dalla ricerca degli alloggi all’offerta di spazi ufficio gratuiti, dall’integrazione nelle reti professionali al sostegno in materia legale e fiscale, la nostra iniziativa mette a disposizione un pacchetto completo di incentivi per favorire l’attrazione di nuovi residenti e creare una vera e propria comunità di talenti nel settore del tech e dell’imprenditoria innovativa».













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