Gli Stati Uniti contro Facebook
L’economia raccontata con un dialogo. A Washington si prepara uno scontro epocale: il governo federale e 46 Stati dell’Unione contestano all’azienda di Mark Zuckerberg di aver violato la concorrenza dopo l’acquisto di Instagram e WhatsApp
Mercoledì, a Washington, la Commissione federale per il commercio, l’agenzia del governo americano per la tutela della concorrenza, ha dato il via a una procedura d’infrazione contro Facebook. Nel frattempo un’altra denuncia dello stesso tenore veniva presentata dai procuratori generali di 46 Stati dell’Unione (48, contando il distretto di Columbia e l’isola di Guam). Zuckerberg e i suoi sono accusati di aver violato lo Sherman Act del 1890. Si profila uno scontro epocale. Da una parte c’è l’azienda - proprietaria di Facebook, Instagram, WhatsApp - comandata dal quinto uomo più ricco del mondo, 50 mila dipendenti, 70 miliardi di dollari di fatturato e 18 e mezzo di profitti (poco meno del pil del Botswana, giusto per dare un’idea). Dall’altra... c’è il governo degli Stati Uniti.
Mi sono già perso: cosa sarebbe lo Sherman Act del 1890?
Il vecchio Adam Smith sosteneva che l’economia fosse regolata da una mano invisibile: che il mercato funzionasse bene solo se libero e qualsiasi intervento pubblico sarebbe stato dannoso. Ma lui parlava della società pre-industriale e pre-tecnologica, dove gli operatori economici erano il fornaio, il lattaio o il ciabattino. Se avevi una panetteria a Bristol, per dire, era impossibile controllare il prezzo e la produzione del pane a Londra, le aziende restavano necessariamente piccole. Nel giro di un secolo, però, arrivarono la macchina a vapore, la ferrovia, il telegrafo. Le comunicazioni permisero di organizzare il commercio, la tecnologia di aumentare a dismisura la produzione. Marx capì che il capitalismo avrebbe portato ad avere via via sempre meno aziende, sempre più grosse, sempre più potenti, capaci di mangiarsi i rivali e di influenzare il potere politico. Altro che mano invisibile: la concorrenza avrebbe finito per distruggere sé stessa. Al problema, come sai, sono state date risposte diverse. Lo Sherman Act, prima legge anti-trust moderna, è una di queste. Fu approvato nel 1890. L’idea è semplice: lo Stato non solo può intervenire, deve farlo, se si tratta di tutelare il mercato libero. L’esempio più celebre è la Standard Oil di John D. Rockfeller, che nel 1904 controllava il 91% della produzione e l’85% delle vendite di petrolio negli Stati Uniti; proprio grazie a quella legge fu smembrata in 34 società più piccole.
Facebook sarà smembrata in 34 società più piccole?
Questo dovrà deciderlo un giudice. Per ora è accusata di aver violato l’articolo 2 dello Sherman Act. «Chiunque monopolizzi o tenti di monopolizzare, o si metta d’accordo con altri per monopolizzare qualunque settore del commercio tra gli Stati, o con Nazioni straniere, commetterà reato». La Commissione del commercio dice che Facebook s’è comprata Instagram nel 2012 (pagandola un miliardo) e WhatsApp nel 2016 (pagandola diciannove miliardi) con l’idea di togliersi dai piedi dei potenziali rivali. L’accusa porta come prove alcune mail interne di Zuckerberg. Senti cosa scriveva il nostro Mark. Nel 2008: «Meglio comprare che competere». Nel 2012: «WhatsApp è un prodotto decisamente migliore del nostro Messenger». E dopo esserla pappata, tutto soddisfatto: «È l’unica nostra app che potrà crescere nei prossimi anni». Inoltre, sempre secondo l’accusa, Zuckerberg, offriva una piattaforma per aiutare le nuove app a sviluppare i propri software e poi sistematicamente bloccava tutto quando si accorgeva che avrebbero potuto nuocerle. Tra queste nuove app ci sono Vine, Path e Circle.
Non ne conosco nessuna.
Appunto.
Come ha reagito Zuckerberg a questa doppia denuncia?
Jennifer Newstead, una dei suoi dirigenti, ha respinto tutte le accuse. Primo: è stata la stessa Commissione, nel 2012 e nel 2016, a dare il via libera all’acquisto di Instagram e Whatsapp, perché ora cambiano idea? Secondo: Instagram e WhatsApp hanno avuto successo proprio grazie a Facebook, «nel 2012 Instagram aveva il 2% degli utenti di oggi, tredici dipendenti, zero ricavi e praticamente zero infrastruttura». Terzo: la concorrenza c’è, eccome, ci sono Apple, Google, Amazon, Twitter, Amazon, TikTok e Microsoft.
Non mi pare che abbiamo tutti i torti. Tu come la vedi?
I migliori avvocati del mondo si scanneranno per anni su questa questione, non possiamo risolverla noi in 4600 battute. Ti posso dire però che nel 1945, con il caso Alcoa, un giudice aveva stabilito che va bene la libera concorrenza, ma non bisogna punire chi vince, e questo non è un bel precedente per gli uomini del governo. Inoltre, essendo tutti i servizi di Facebook gratuiti, è impossibile dimostrare un danno ai consumatori. La linea dell’accusa sarà questa: Facebook ha danneggiato la concorrenza riducendo la libertà di scelta degli utenti (conosci social alternativi in Occidente?), imponendo condizioni capestro sulla privacy e distorcendo il mercato della pubblicità.