giovani agricoltori

Gianpaolo Poli, la passione della viticoltura ereditata da papà e nonno

L’azienda di famiglia è a Santa Massenza: «Il nostro è uno dei mestieri più belli del mondo»


di Carlo Bridi


SANTA MASSENZA. “Non toglieteci il futuro”: era questo lo slogan che i giovani di Coldiretti presenti in massa al Villaggio di Coldiretti al Parco Sempione di Milano dove sono arrivati oltre 800 mila visitatori, hanno gridato alle numerose autorità religiose, politiche, amministrative che durante le diverse giornate di presenza hanno visitato i loro stand. Ebbene, il problema anche se con meno drammaticità si coglie anche nei giovani viti-frutticoltori trentini (molto di più nei giovani allevatori che spesso sono sull’orlo della chiusura delle loro stalle come Stefano Carloni nostro giovane protagonista negli anni scorsi).

Con l’intervista di oggi facciamo il tris dei giovani imprenditori agricoli del piccolo paese di Santa Massenza nella Valle dei Laghi, che hanno scelto la strada di seguire il padre nell’attività agricola. La prima cosa che gli accomuna è l’alto livello formativo: come minimo hanno una scuola superiore, ma due su tre si stanno laureando in vitienologia all’Università presso la Fondazione Mach. Il protagonista di oggi Gianpaolo Poli, ha 24 anni ed è figlio, ma anche nipote d’arte. Il padre Graziano è uno dei leader della zona per il Vino Santo e il Reboro, mentre il nonno Giovanni, venuto a mancare pochi mesi fa, era stato considerato assieme ad Arrigo Pisoni uno dei massimi esperti di distillazione.

Gianpaolo ha già completati gli studi per il conseguimento della laurea triennale in vitienologia, ed è in attesa di febbraio per discutere la tesi di laurea che andrà a scrivere appena terminati i lavori dei raccolti in azienda. E’ un giovane che, essendo presente in azienda nel tempo libero dai corsi universitari, è incardinato come collaboratore. Non ha ancora deciso quando presentare la domanda per il premio d’insediamento, probabilmente aspetta il conseguimento della laurea.

La scelta di San Michele, come scuola superiore e università è il frutto di una scelta maturata fin da piccolo, per la grande passione per la vitienologia in particolare.

La sua formazione è robusta perché con la Fem ha fatto 3 stage: uno in Toscana, uno in Germania e uno in Francia. Ma non intende fermarsi, anche in futuro –è questo il suo sogno- vorrebbe visitare la viticoltura del Sud Africa o della Nuova Zelanda considerato che hanno le stagioni alternative alle nostre.

L’organizzazione dell’azienda

Siamo in presenza di un’azienda vitivinicola, olivicola, di distillazione di tutto rispetto. La superficie complessiva è di 7,3 ettari parte dei quali (la prevalenza della parte olivicola si trova ad Arco), nella splendida olivaia sotto il castello. La parte della distilleria per esigenze fiscali si è dovuta separare dal resto dell’azienda agricola. Le varietà d’uva in ordine decrescente sono: Nosiola, Rebo, Sauvignon, Gold Traminer Chardonnay, Cabernet Souvignon e Carmen nera. La produzione annua media è di 40-45 mila bottiglie in base alle annate, (quest’anno si preannuncia per i rossi una vendemmia eccezionale l’uva è molto bella e sana). La produzione di grappa è maggiore siamo nell’ordine di 45-50 mila bottiglie e sono tutte monovitigno o grappe particolari.

Il nonno Giovanni è stato fra i primi in assoluto a fare le grappe monovitigno valorizzando al massimo la qualità. Ecco allora le grappe delle vinacce del vino Santo, quella di Rebo, quella di Nosiola, quella di Teroldego, quella di Moscato e quella di Traminer. A queste si aggiungono tutte le grappe fatte con le erbe del Bondone secondo la vecchia formula di nonno Giovanni: la grappa all’asperula, alla genziana, oltre alle grappe barricate.

La commercializzazione avviene in buona parte a km zero in azienda sia dei vini che delle grappe che dell’olio, visto l’alto flusso turistico particolarmente l’estate, la parte eccedente viene affidata a rappresentanti.

Fra i progetti futuri quello di proseguire la ricerca dal punto di vita enologico delle potenzialità delle nostre uve mettendo a frutto le nozioni apprese in Università. Il suo sogno nel cassetto è quello di diventare come il nonno un imprenditore riconosciuto per le sue competenze nel campo enologico e non solo.

Chiediamo a questo punto se vista la complessità delle competenze necessarie a fare un buon vignaiolo si è pentito della scelta: «Assolutamente no – è la risposta netta -: credo che il nostro sia uno dei mestieri più belli del mondo, certo ci vuole consapevolezza, ed un buon bagaglio tecnico. Cosa questa che mi ha dato la FEM”.

Alla domanda sul suo rapporto con l’ambiente, risponde: «La mia attenzione per l’ambiente è grande, anche perché sono cosciente che i cambiamenti climatici in corso sono la conseguenza delle nostre scelte quotidiane, noi produciamo con il sistema della produzione integrata ma usiamo quasi in esclusiva rame e zolfo. Però in casi eccezionali usiamo anche un sistemico che ci permette di ridurre in modo significativo il numero dei trattamenti. Abbiamo pensato anche al biologico ma non so quale dei due metodi sia meno impattante”, afferma Poli. Gianpaolo trova anche il tempo per dedicarsi alla Pro Loco locale: è membro del direttivo ed ha un ottimo rapporto con gli altri giovani colleghi.













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