giovani protagonisti

Giacomo Furlani, il giovane della Vigolana che alla ristorazione ha preferito l’agricoltura

Diplomato alla scuola alberghiera, ha coronato il proprio sogno aprendo un’azienda agricola dedicandosi all’allevamento: il suo pollaio è all’avanguardia, con l’illuminazione garantita dai pannelli fotovoltaici


Carlo Bridi


VIGOLANA. La storia di questa domenica è quella di un giovane diplomato alla scuola alberghiera che dopo 4 anni di lavoro come cuoco, appena messo da parte un gruzzoletto ha cercato di coronare il suo sogno: quello di diventare un imprenditore agricolo dedicandosi con priorità all’allevamento, vista la sua grande passione per gli animali; così è partito da zero avviando un’azienda agricola. Giacomo Furlani di Vattaro, cosciente del fatto che anche l’attività agricola richiede una formazione adeguata che a lui mancava, ha frequentato il corso biennale di 600 ore per aspiranti imprenditori agricoli organizzato dalla Fondazione Mach. «Un corso – precisa – molto impegnativo ma decisamente interessante», che gli ha dato la possibilità di accedere al premio d’insediamento aziendale per il quale ha già ricevuto il primo acconto di 30mila euro ed ora che ha raggiunto gli obiettivi fissati nel piano allegato alla concessione ha chiesto il saldo del premio di 10.000 euro. Il piano prevedeva principalmente l’acquisto di un fuoristrada usato indispensabile per raggiungere il suo pollaio situato in località Grezzi sopra Vattaro, viste le pessime condizioni della strada comunale, nonostante le continue sollecitazioni all’amministrazione comunale della Vigolana purtroppo cadute nel vuoto.

L’organizzazione dell’azienda

La prima iniziativa che ha avviato 3 anni fa è stata la realizzazione delle strutture per l’allevamento delle galline ovaiole a terra. Poco più di due anni fa l’acquisto delle prime 150 pollastre di diverse razze, dalle classiche livornesi alle Isabrown alla grun Legher. Il pollaio è illuminato nelle prime ore all’alba e alla sera, solamente nel periodo invernale, quando le giornate sono troppo corte, tramite un impianto off gridd che utilizza l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici per garantire alle galline le 14 ore di luce necessarie per una buona produzione di uova. Il pollaio ha una superficie di 30 metri quadrati, ma la vita delle galline si svolge prevalentemente all’aperto, dentro un recinto di 3500 metri quadrati. Si tratta di una superficie di oltre 20 metri quadrati per gallina, questo assicura un’ottima salute delle galline che vengono tutte vaccinate prima dell’arrivo in azienda, galline che proprio per l’alimentazione (in parte) brucando erba e insetti assicura una ottima qualità delle uova. Su questa superficie il giovane allevatore ha dovuto approntare una chiusura totale anche del tetto perché se lungo i lati ci si deve proteggere dalle volpi il pericolo maggiore viene dal cielo ed è quello delle poiane, rapace dell’apertura alare di 1,5 metri, un pericolo per le galline. La produzione media giornaliera è di 130 uova, la vendita avviene interamente a clienti privati, in larga parte con consegna a domicilio dopo che le uova sono state tutte singolarmente timbrate con il codice aziendale e la data di deposizione. «Fino a poco tempo fa le cose andavano bene – afferma Giacomo Furlani – ora la scure dei prezzi si è abbattuta anche sui prezzi dei mangimi necessari per l’integrazione dell’alimentazione delle galline». Per la vendita delle uova a domicilio c’è una regola che pare assurda: non possono essere vendute oltre i 10 chilometri di distanza. 

I progetti futuri

Sicuramente l’ampliamento dell’azienda agricola puntando anche sui piccoli frutti, mentre per il pollaio non intende aumentare il numero delle galline perché con la struttura attuale le 150 ovaiole occupano il massimo dello spazio. Ma vorrebbe arrivare anche a realizzare dei lavorati con le uova, in collaborazione con un amico. Giacomo Furlani ha anche un sogno nel cassetto, quello di riuscire a costruire un’azienda agricola che abbia basi solide per affrontare il futuro. Alla domanda se è pentito della scelta, «assolutamente no», è la risposta: «mi pento solo di non averlo fatto prima perché è un’attività che mi piace molto di più di quella del cuoco». «Il mio rapporto con l’ambiente – prosegue Furlani – è di grande rispetto ma anche per il modello di allevamento delle galline, la superficie che hanno a disposizione è pari a quella del metodo biologico di allevamento, vivono sempre all’aperto. Credo che questo modello sia sufficiente per una produzione di qualità mentre per il biologico non avrei le strutture». Il giovane trova il tempo anche per dare una mano alle associazioni di volontariato che organizzano le varie feste paesane. «Gli ex compagni della scuola alberghiera, metà di loro ha già cambiato mestiere quindi non si sono meravigliati della mia scelta anche perché sapevano della mia passione per l’agricoltura e per gli allevamenti».













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