Fem, mondo accademico e agricolo divisi su Segrè 

Il nuovo presidente. A meno di un mese dalla scadenza del mandato non c’è ancora certezza sulla riconferma. La candidatura Valditara è considerata molto forte e “sponsorizzata” da Roma


luca petermaier


Trento. Manca poco meno di un mese (il termine ricorre per l’esattezza il 22 febbraio prossimo) alla scadenza del mandato quinquennale del presidente della Fondazione Mach Andrea Segrè e all’orizzonte ancora non si intravede quella che sarà la scelta per la nuova guida dell’Istituto. La decisione spetta alla giunta provinciale, ma ad oggi gli unici due nomi forti che sembrano potersi giocare la presidenza sono lo stesso Segrè e Giuseppe Valditara, professore di diritto romano all’Università di Torino la cui candidatura è giunta a San Michele entro il termine del 4 dicembre scorso.

Le posizioni su Segrè

Tra gli addetti ai lavori le posizioni sulla riconferma o meno dell’attuale presidente sono abbastanza variegate. Andrea Segrè - scelto nel 2015 dalla giunta Rossi su proposta della componente Pd - ha maturato e costruito in questi anni un rapporto molto stretto e collaborativo con il mondo agricolo. Ci sono progetti (come quello recente sullo studio relativo agli insetti antagonisti della cimice asiatica) in stadio molto avanzato e che stanno dando frutti concreti. Del resto, che il settore primario “sponsorizzi” una riconferma del presidente uscente non è nemmeno tanto un mistero visto che - nei giorni scorsi - proprio il Trentino aveva raccolto i commenti favorevoli ad un bis da parte dei massimi rappresentanti delle associazioni agricole trentine, come Coldiretti, Confagricoltura e Cia. Dall’interno della Fondazione Mach ciò che trapela è la grande preoccupazione di salvaguardare il prestigio raggiunto a livello internazionale e i collegamenti creati da una persona che conosce molto bene il settore agricolo. Il Centro C3A (Alimentazione, agricoltura, ambiente) struttura accademica nata nel 2017 dalla collaborazione tra Università di Trento e Fondazione Edmund Mach e fortemente sostenuta da Segrè ha prodotto nel luglio dell’anno scorso il suo primo laureato. Per valutare un corso di laurea non bastano certo due anni e infatti, anche i più critici dentro Fem, hanno sospeso il giudizio. Ma non si può dimenticare che proprio il Centro venne in qualche modo scosso a inizio 2019 dall’amaro addio del suo primo direttore, il professor Graziano Guella, che se ne andò in dissenso con la gestione Segrè.

Questo aspetto introduce un secondo tema: il rapporto di Segrè con il mondo accademico di Fem. Un rapporto non facile (visto il notevole turn over di direttori e dirigenti) e che ha portato anche all’abbandono di diversi docenti e ricercatori nel corso di questi anni, alcuni dei quali (uno su tutti, Riccardo Velasco) considerati di grande prestigio nazionale e non sostituiti con altrettante figure di primo piano. Questo avrebbe provocato - secondo i più critici - un graduale abbassamento della qualità della dirigenza interna a Fem. Via-vai fisiologico? Questo dipende dai punti di vista, certo è che quello accademico non pare al momento essere il mondo, dentro Fem, più disposto a spendersi per la riconferma di Segrè. O quantomeno, è quello più diviso.

La candidatura Valditara

Giuseppe Valditara, professore di diritto romano all’Università di Torino e dal 2018 Capo Dipartimento per la Formazione Superiore e la Ricerca presso il MIUR, è considerato un nome molto vicino a Matteo Salvini. Ritenuto una sorta di teorico del sovranismo non ha finora mai fatto mistero di “puntare” sul serio alla presidenza di Fem. Si potrebbe pensare: difficile che un professore tanto stimato e per giunta con un simile sponsor non abbia ricevuto indicazioni rassicuranti sulla possibilità concreta di prendere il posto di Segrè a San Michele. Bisognerebbe chiederlo a Fugatti e Zanotelli che, per il momento, tengono le bocche cucite, anche tra i colleghi di giunta e di partito.













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