Edilizia, a ottobre un calo del 4% delle ore lavorate 

Le difficoltà. Mentre i sindacati confederali annunciano una manifestazione nazionale per il 15 novembre, il settore pare aver esaurito la spinta alla crescita: «Servono opere pubbliche»


Luca Petermaier


Trento. Anche la Banca d’Italia, nel suo consueto aggiornamento congiunturale sulla “salute” delle due Province autonome certifica la frenata dell’economia provinciale e l’aumento del gap con l’Alto Adige per quanto riguarda quasi tutti i fondamentali: export, credito, consumi e investimenti. Il Rapporto - curato dal team guidato dal dottor Antonio Accetturo - è stato presentato ieri alla presenza del direttore di Bankitalia Pier Luigi Ruggiero.

Il quadro generale

L’attività economica nella provincia di Trento ha rallentato in ragione del ridimensionamento della domanda estera e degli investimenti delle imprese. In entrambe le province, poi, il terziario ha segnato una nuova espansione, seppur a ritmi lievemente inferiori a quelli dello scorso anno. Vi hanno contribuito il buon andamento dei consumi delle famiglie e la stabilità delle presenze turistiche. La situazione reddituale delle imprese è ancora leggermente migliorata e le aziende si caratterizzano per un’elevata liquidità. Sia in Trentino che in Alto Adige l’occupazione tiene e, anzi, il numero di lavoratori è cresciuto a ritmi superiori rispetto alla media nazionale.

L’export

Il valore dell’export trentino è cresciuto del 3,4% dal 6,4 del 2018, sostenuto in misura rilevante dai settori dell’agricoltura, della componentistica dei mezzi di trasporto e degli apparecchi elettrici; flessioni significative sono state registrate invece nel legno e nella chimica. Rallenta l’export verso i paesi Ue, mentre si consolida quello verso i paesi extra Ue, in particolare gli Usa. In quest’ultimo caso, però, l’Alto Adige ha fatto molto meglio di noi aumentando dell’8,4% le esportazioni verso nordamerica e mercato asiatico.

Costruzioni

Tra gennaio e agosto 2019 si è rafforzata la crescita delle ore lavorate e del numero dei lavoratori (7,6 e 9,0%, rispettivamente) già evidenziata nell’anno precedente. La dinamica dei fatturati si è stabilizzata dopo il marcato aumento del 2018. Un freno alla crescita complessiva è derivato dal nuovo ridimensionamento della domanda pubblica; i dati indicano che il valore dei bandi di lavori per la realizzazione di opere pubbliche aggiudicati nel primo semestre si è contratto di oltre il 40 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018 e questo ha frenato la crescita del settore. Crescono invece del 7,9% le compravendite di immobili.

Commercio e turismo

I segnali sono positivi: 5% in più di ricavi sia nelle vendite all’ingrosso sia in quelle al dettaglio. Nel turismo l’estate (in particolare i mesi di luglio e agosto) ha compensato i dati negativi dell’inverno, condizionati dal forte calo (-4,4%) della componente italiana, mentre hanno tenuto i turisti esteri.

Imprese

Oltre l’80% delle imprese trentine si dice soddisfatto della propria redditività con un livello di liquidità mai raggiunto prima. Una liquidità che consente di compensare almeno in parte la continua “chiusura dei rubinetti” da parte delle banche. Alla fine del primo semestre, infatti, i prestiti bancari hanno registrato un calo su base annua dello 0,8%, a fronte dell’aumento dell’1,0% della fine del 2018. L’andamento negativo ha risentito del nuovo calo dei finanziamenti alle imprese piccole (-2,8%) che si è intensificato rispetto a dicembre 2018 (-1,0), in rapporto a una sostanziale stabilità dei crediti alle imprese di maggiore dimensione. Una dinamica che in Alto Adige è risultata ancora più marcata: +7% di prestiti alle imprese medio grandi e -0,9% a quelle piccole.

Credito

La crescita dei prestiti bancari al settore privato non finanziario, che comprende imprese e famiglie, si è interrotta (-0,1% dall’1,2 di dicembre). È proseguita la diminuzione dei prestiti erogati dalle banche con sede in regione, le Rurali (-1,8%). Le altre banche hanno invece continuato ad aumentare il credito al settore privato: +2,2%; l’espansione è risultata però inferiore a quella registrata nello scorso dicembre (6,1%). Il rallentamento dei finanziamenti degli intermediari extra-regionali è ascrivibile al modesto incremento dei prestiti alle imprese, soprattutto a quelle di maggiore dimensione, a fronte della crescita sostenuta delle erogazioni alle famiglie consumatrici (7,2 %).













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