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Dopo il liceo, le mucche  pensando all’ambiente 

Storie di agricoltura. Giuseppe Fustini affianca il padre nella stalla a Bleggio Inferiore con un tipo di allevamento che punta all’alta genealogia e al minimo impatto sull’esterno


Carlo Bridi


Bleggio inferiore La storia di questa settimana viene da una dei paesi a margine della Padania Trentina, come sono chiamati il Lomaso, il Bleggio. Una zona che per oltre trent’anni ha avuto nella coltivazione del ribes e delle amarene le proprie colture principali. Poi dagli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, si è andata sviluppando una zootecnia da latte di alto livello. Uno dei giovani che si sono impegnati a fondo in questa innovazione è Agostino Fustini che ha riavviato la stalla dopo che il padre se ne era disfatto. Poi arrivarono i due fratelli, e con loro costituì la sas San Giuliano e da ultimo, 10 anni fa è arrivato il figlio Giuseppe.

Un ragazzo che secondo i disegni della famiglia si doveva laureare, ma lui ha preferito una volta finito il liceo al Da Vinci impegnarsi a tempo pieno in azienda dove per la verità ha sempre dato una mano. Nell’arco di 40 anni l’azienda ha puntato sempre sulla selezione degli animali e sul loro benessere. Aspetto questo che ha avuto nel figlio maggiore diventato veterinario il principale ispiratore. Si è avviato di un modello di allevamento che punta all’alta genealogia degli animali, ad un impatto il meno forte possibile con l’ambiente, dotandola anche di un impianto a biogas. «Un impianto - precisa Giuseppe - che si è dimostrato un ottimo investimento sia dal punto di vista ambientale che agronomico ed economico. Il residuo dell’impianto, grazie ad un essicatore assai costoso che abbiamo piazzato in azienda, si è dimostrato un ottimo concime con il 90% della sostanza secca, che ci permette di ridurre al minimo l’uso di concimi chimici ma in parte viene anche venduto per l’agricoltura biologica con il nome di “Terra di Cerere”. Con questo macchinario - precisa Giuseppe - riusciamo a mantenere i nitrati sui terreni a un giusto equilibrio di azoto».

Giuseppe ha assunto il delicato ruolo di responsabile delle razioni alimentari della grande mandria, una delle più grandi del Trentino, al punto che oltre ai 3 soci fondatori e a lui. lavorano in azienda 4 dipendenti.

«Anche la resa media/capo è molto alta, siamo sui 120 quintali - precisa Giuseppe - ma riusciamo a raggiungere in taluni casi la vetta sempre più spesso raggiunta in Italia con la razza Frisona di 130-140 quintali capo/lattazione. La proteina è molto buona, 3,50%, il grasso di poco sotto il 4%». Ovviamente per alimentare una così vasta mandria serve anche molto silo mais che è il maggiore alimento dell’azienda che coltiva oltre 100 ettari di terra a mais ceroso ed una decina a patate. Inoltre ad autunno vengono seminati parecchi ettari di essenze da foraggio autunno- vernini, che a maggio dopo lo sfalcio vengono nuovamente seminati a mais.

Il latte è conferito alla Latte Trento e va tutto sulla linea “Alta Qualità”, che permette di realizzare qualche centesimo a litro in più. L’ultimo anno eravamo di poco sotto i 0,60 euro a kg. Le patate vanno tutte in Copag del Lomaso che il padre ha contribuito a fondare.

Alla domanda del perché la scelta a 19 anni la riposta è articolata: «sono cresciuto in azienda e la passione è crescita con il crescere dell’età. Certo - precisa - a volte nei momenti difficili mi sono chiesto se ho fatta la scelta giusta, ma poi vedendo nascere un bel vitellino, vedendo i risultati della mia razione alimentare le soddisfazioni sono molto maggiori dei dubbi». Alla classica domanda se ha ancora un sogno nel cassetto, questa la risposta: «il mio sogno lo ho già realizzato, faccio l’attività che mi piace ed ogni giorno che mi alzo ho davanti a me uno splendido panorama delle nostre montagne, lavoro in una bella azienda che mi dà soddisfazioni, non cerco altro. Certo, vi sono anche dei sacrifici come quello di alzarsi tutti i giorni alle 5-5.30 di mattina, ma poi ci si abitua.

Pur in presenza di un’azienda di consistenti dimensioni, l’attenzione all’ambiente è costante, e tutte le attività da quella produttiva a quella dei reflui sono informate ad una forte sensibilità ambientale. Così il ridotto uso dei concimi chimici, il trattamento dei reflui dell’azienda con la produzione del biogas, la valorizzazione anche dei residui secchi dello stesso. Alla nostra domanda se hanno mai pensato alla trasformazione in azienda biologica, la risposta è molto articolata, «noi- afferma Giuseppe- in tutte le nostre pratiche aziendali siamo molto vicini a quella biologica, ma non riteniamo che ci siano le condizioni complessive per la certificazione».

Fustini trova anche il tempo per dedicarsi al sociale, da molti anni e membro del Corpo Vvff del Bleggio, ma è anche sempre disponibile per dare una mano alle attività sociali e culturali del paese. Grazie all’organizzazione dell’azienda riesce anche a ritagliarsi il tempo per delle belle sciate l’inverno, pratica anche lo scialpinismo, assieme all’amico Evan. E gli amici che operano in altri settori come lo vedono? «Vedono solo la parte bella - conclude Giuseppe - ma non sanno i sacrifici che la vita dell’allevatore comporta».

 













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