Dillo al Trentino

«Nella zona di Rovereto la processionaria sta avanzando sempre più»

La segnalazione: «Da Noriglio fino a Folgaria i nidi sono numerosissimi». Ecco il vademecum del Servizio Foreste e Fauna della Provincia. Avete una segnalazione? Mandate una mail a dilloaltrentino@giornaletrentino.it

LA MAPPA INTERATTIVA DELLE SEGNALAZIONI

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ROVERETO. L’allarme processionaria sugli alberi del Trentino continua a creare numerosi problemi. Sono sempre più numerose, infatti, le segnalazioni che arrivano da ogni parte.

Quei bozzoli bianchi che hanno colpito tantissimi boschi sono infatti potenzialmente molto pericolosi. Ripetuti contatti fra i peli urticanti della processionaria e l’uomo possono portare anche allo shock anafilattico. Il primo sintomo, dopo il contatto con la pelle, è una dolorosa eruzione cutanea con prurito insistente. Si diffonde sulla pelle scoperta, ma si estende, tramite sudore e sfregamento degli abiti, anche al resto del corpo, provocando un eritema pruriginoso.

La processionaria è inoltre pericolosissima per cavalli e cani che, brucando l'erba od annusando a terra, possono ingerire i peli, con sintomi molto gravi che si manifestano con improvvisa ed intensa salivazione dovuta al processo infiammatorio.

Nei giorni scorsi, con l’arrivo dei primi caldi primaverili, la processionaria è scesa dai nidi e le segnalazioni in questo senso sono aumentate ed ora la nuova segnalazione arriva dalla zona di Rovereto.

LA MAPPA INTERATTIVA DELLE SEGNALAZIONI

A scrivere una mail a dilloaltrentino@giornaletrentino.it è Annalisa che racconta come la processionaria sia ormai ovunque nelle zone frequentate da lei.

«Buongiorno, nella zona di Rovereto ormai la processionaria del pino ha raggiunto zone che fino a qualche anno fa sembravano immuni, o comunque non interessate.

Ora la processionaria ha raggiunto Noriglio in direzione Moietto, e poi ancora Valgrande, Valduga, Piazza di Terragnolo, Serrada e anche Folgaria. I nidi sono numerosissimi, sia in estate che in inverno, sia che ci sia la pioggia che ci sia la neve.

Insomma, ormai il problema si è allargato a macchia d’olio e so che le amministrazioni stanno cercando di intervenire come possono, ma evidentemente questo tipo di impegno non basta più», conclude Annalisa.

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Come si può combattere? Lo spiega il Servizio Foreste e Fauna della Provincia. «La lotta contro la processionaria del pino, resa obbligatoria dal D.M. 30 ottobre 2007 “Disposizioni per la lotta obbligatoria contro la processionaria del pino Traumatocampa (Thaumetopoea) pityocampa (Den. et Schiff)”, è attuata in Trentino attraverso la deliberazione della Giunta provinciale n. 2874 del 14 dicembre 2007, con cui sono state approvate le “Modalità di intervento contro la Processionaria del pino” da adottare a cura dei proprietari o dei conduttori dei terreni in cui si trovano le piante infestate; le problematiche generate dagli aspetti di rischio sanitario fanno, peraltro, capo all’Autorità sanitaria (Sindaco).

I citati provvedimenti sono stati ufficialmente pubblicati e trasmessi ai soggetti competenti, in primis ai Comuni, per la successiva applicazione ed ulteriore pubblicizzazione. Successivamente è stata nuovamente sottolineata l’importanza nei confronti delle amministrazioni comunali, nonché del Servizio Gestione strade della Provincia autonoma di Trento, dell’applicazione delle disposizioni sulla lotta obbligatoria alla Processionaria del pino, fornendo indicazioni su condizioni e modalità di intervento.

Oltre agli interventi selvicolturali di sostituzione del pino nero con altre specie, alla raccolta manuale e alla distruzione dei nidi, il metodo più efficace e più usato negli anni recenti è il trattamento microbiologico con Bacillus thuringiensis kurstaki (Btk), nelle zone accessibili con mezzi meccanici o aerei (vengono utilizzati dei potenti atomizzatori). Peraltro, quest’ultimo è attualmente non applicabile ai sensi del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, anche se il Piano è in fase di revisione con la ricerca, a livello nazionale, di una soluzione che permetta di superare la limitazione all’uso dei Btk.

Altri sistemi di contrasto, applicabili soprattutto in contesti urbani/periurbani sono l’endoterapia (iniezione di insetticida direttamente nel tronco) o la raccolta meccanica, al momento della discesa delle larve dalle piante, tramite trappola-collare da posizionare intorno al tronco della pianta, con la successiva distruzione dei bruchi.

Una volta che in primavera le larve sono scese dalle piante e si sono rifugiate nel terreno sotto forma di crisalide, per sfarfallare durante l’estate dello stesso anno o anche degli anni successivi, non vi è più alcun rischio urticante fino alla primavera seguente. A quel punto i resti dei nidi vecchi sulle piante diventano solo una questione estetica, che si risolve naturalmente con pioggia e vento, anche se rimane buona norma evitare il contatto diretto con gli stessi».

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