L'intervista

«Quella volta che volevano sparare ai Gypsy King» 

Roland Barbacovi racconta 35 anni tra concerti, rassegne e festival europei Una vita passata ad organizzare le tournée delle star internazionali della musica «La più simpatica? Joan Baez». E ancora: le follie di Jaco Pastorius e i capricci di James Brown  


Daniela Mimmi


BOLZANO. Era il 1984 quando, insieme a Franz Heel, Roland Barbacovi organizzò i suoi primi concerti in Alto Adige: Nazareth e Vasco Rossi. Da allora sono passati più di 35 anni e Barbacovi non ha mai smesso di organizzare concerti, rassegne e Festival (come il Worl Music Festival, Trentino Summer Festival, Merano Jazz), amare la musica, lavorare e viaggiare se necessario per 20 ore al giorno, organizzando il suo lavoro insieme a un team giovane e dinamico. Sono centinaia i nomi di musicisti, cantanti e band che Barbacovi ha portato sia in Alto Adige e Trentino, ma anche in giro per l’Italia e l’Europa, e sono centinaia gli aneddoti legati a questi spesso stravaganti personaggi. Nel 1989 Roland Barbacovi ha cominciato a organizzare da solo i suoi concerti: i primi furono quelli di Zucchero, Edoardo Bennato e Paco de Lucia. Poi ne sono seguiti dozzine e dozzine: nel 1990 Joan Baez e il più grosso concerto in Alto Adige: Ramazzotti all’Ippodromo di Merano davanti con 11 mila spettatori. L’anno dopo accompagna Lucio Dalla nel suo tour in Germania, gli fa da autista e da guida ai musei che Dalla amava molto. Poi arrivano James Brown, gli AC/DC che creano problemi di sicurezza con i loro due cannoni caricati con polvere da sparo, Sting, Santana, Deep Purple e Skanners. Nel 1997 è la volta di Andrea Boccelli, Supertramp, Vasco Rossi, Bryan Adams, seguiti l’anno dopo da Beppe Grillo e Fabrizio De Andrè e quindi Cranberries, Simply Red, Bob Dylan. Nel 2005 Barbacovi pensò bene di iniziare a vendere i biglietti online dopo che, per il concerto di Anastasia al Palaonda, la fila di fans della cantante americana iniziava all’Athesia sotto i Portici e finiva in via Museo. Quindi sono arrivati Rem e Nena, nel 2008 Mark Knopfer e James Blunt, i primi concerti al Trauttmansdorff, Gavid Garrett dopo una trattativa durata 5 anni, nel 2019 John Mayall e Ramazzotti, Giorgio Moroder, Il Volo all’Ippodromo di Merano. E gli ultimi due, prima della chiusura totale e la cancellazione di tutti i concerti: Mika e Kaiser Chiefs. Abbiamo ripercorso con lui questi 35 anni di concerti, partendo proprio dall’inizio. «Avevo 17 anni e sono partito per Riccione alla ricerca di un lavoro estivo. Sono stato assunto in un negozio di dischi e ho lavorato lì per tutta l’estate. Il disco più venduto, quell’anno, era di Adriano Celentano. Non avrei mai pensato che io, dopo qualche anno, lo avrei portato a Bolzano!».

La cosa più difficile all’inizio della sua carriera?

Era tutto bellissimo, ma anche complicato, perchè non c’erano i cellulari nè i computer, si comunicava con i telefax. Per organizzare il tour di Jaco Pastorius ho preso l’elenco del telefono e ho telefonato a tutti i teatri d’Italia. Io e i pochi organizzatori del tempo lavoravamo per passione, non esisteva il mestiere. Era tutto più difficile, ma anche più semplice: ho visto il contratto del concerto dei Beatles al Ciack di Milano: era un foglio di carta. Adesso è diventato un libro!

La situazione più imbarazzante in cui si è trovato per colpa di un artista?

James Brown ha fatto aspettare mezz’ora il pubblico perchè doveva farsi i capelli. Erano tutti inferociti. A Milano ha voluto essere pagato in anticipo se no non scendeva dall’autobus. In Croazia, con i Gypsy King, siamo scappati all’alba dall’albergo perchè uno di loro festeggiava in piscina con la biondina della reception e il marito voleva sparargli da una terrazza. Sempre Pastorius, a Roma nel 1985, è uscito improvvisamente dalla mia macchina davanti all’ambasciata americana perchè aveva visto la bandiera. Lo hanno preso e ci ho messo due ore, prima del concerto, per farlo rilasciare. Per tutta la tournée non l’ho più da solo un solo istante.

Il concerto più difficile da organizzare?

Penso quello degli Ac/Dc al Palaonda. Primo perchè era uno dei primi concerti che si tenevano in quella struttura e c’erano molta più gente di quella che doveva esserci. Inoltre la scenografia era enorme e non so quanti Tir scaricavano nel cortile sul retro. Inoltre, nel loro contratto c’era scritto che non potevano fare più di 250 km al giorno. A noi è andata bene perchè venivano da Monaco, ma tutte le altre città sarebbero state irraggiungibili. Così qui c’era mezza Italia!.

L’artista che, dal punto di vista umano, le è piaciuto di più?

Senza dubbio Joan Baez. Rappresenta un pezzo della musica rock, eppure è semplice, carina, gentile con tutti. Alla fine del concerto voleva firmare autografi a tutti e non riuscivamo mai a partire. In entrambe le volte che è venuta a Bolzano, c’era sempre un clima molto disteso e rilassato, anche nella sua band e nel suo entourage.

Le richieste più stravaganti di un artista?

Adesso per fortuna è finita: ognuno si porta tutto. Noi forniamo luce, internet, rete per il cellulare e basta. Una volta dovevamo organizzare il catering e i camerini come ci chiedevano loro e spesso era sfinente.

Si riesce a creare un rapporto di amicizia con le star?

Se fanno solo una data, no, perchè stanno poche ore e scappano. Se si sta di più insieme, allora si riesce. Come con Lucio Dalla con cui ho fatto tutto il tour in Germania, con Zucchero, con Astor Piazzolla, e anche con Pastorius. Si vive insieme, si viaggia, si va al ristorante e così l’amicizia può nascere.

C’è un musicista o una band che vorrebbe portare da noi, che insegue magari da anni, ovvero il suo sogno nel cassetto?

I miei sono proprio sogni, perchè a Bolzano non c’è un posto che contenere tutto il pubblico di Eric Clapton, di Elton John o di Paul McCartney. Quindi quelli restano sogni.

Come vede il futuro della musica live? Quando torneremo ad andare ai grandi concerti?

Una volta era normale uscire e decidere dove andare e cosa fare. Adesso che non possiamo, ci rendiamo conto di quanto ci manchino queste cose. Penso che i concerti esploderanno in tutti il mondo, appena si potrà ricominciare.

Al momento cos’ha in cartellone la ShowTime?

Per questa estate ci manteniamo sui concerti per 1.500-2.000 persone. Per questo sposteremo al prossimo anno il Maia Festival perchè richiama 8.000 persone. Contiamo di poter fare il World Music Festiva al Trauttsmandorff questa estate. Le date per ora confermate sono quelle di Shaggy, uno dei più stretti collaboratori di Sting, trenta milioni di dischi venduti in tutto il mondo, il primo luglio. Poi il 22 i Passanger, Calipso Rose il 5 agosto, Queenmania il 21 e l’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano che suonerà sul laghetto le Quattro Sinfonie di Vivaldi. Quanto all’autunno, si spera che riaprano i teatri. Sono confermati Herbert Pixner il 26 ottobre a Merano, Giovanni Allevi il 30 novembre a Trento, The Legend of Morricone il 7 dicembre, Giorgio Panariello in primavera del 2022. Il concerto di David Garrett è stato spostato al 13 ottobre di quest’anno, sempre al Palaonda di Bolzano. Sperando che le cose comincino a migliorare...













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