Quattro passi virtuali dentro il Muse che non t’aspetti 

Le collezioni. Sono tante e sono un eredità storica con pezzi che risalgono anche al ’700 Maria Chiara Deflorian: «Vicino all’area espositiva sono 6 i depositi non accessibili al pubblico» Si sta lavorando alla digitalizzazione del materiale per renderlo fruibile a tutti on line


maddalena di tolla deflorian


TRENTO. Il Muse sta mettendo a disposizione dei suoi visitatori virtuali molti materiali in questi giorni, attraverso il progetto di condivisione dal nome #iorestoacasa. Noi abbiamo approfittato di questa fase particolare per parlare bene delle meravigliose collezioni che il museo, come altri, custodisce. Ne abbiamo parlato con Maria Chiara Deflorian, naturalista, esperta con un master in museologia naturalistica a Padova, curatrice delle Collezioni dell’ente.

Cosa nasconde il piano interrato misterioso, che custodisce le collezioni del Muse?

A fianco dell’area espositiva c’è una zona non accessibile al pubblico, con sei depositi, che conservano le collezioni. Ciascuno è dedicato a una disciplina o a una specifica modalità di conservazione. Le collezioni naturalistiche e archeologiche del Muse comprendono più di cinque milioni di singoli reperti, organizzati in 336 differenti collezioni. I beni più antichi sono del 1700 ma la maggior parte del patrimonio storico risale alla seconda metà del 1800 e agli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Risulta molto ricco anche il materiale derivante dalle attività di ricerca condotte dal museo negli ultimi 30 anni. La provenienza degli oggetti è prevalentemente locale ma non mancano interessanti raccolte estere.

Ci sono collezioni anche nelle sedi periferiche, come il Museo della Geologia di Predazzo ad esempio. Ne raccontiamo qualcosa?

Al Museo geologico delle Dolomiti di Predazzo si trovano interessanti collezioni mineralogiche e paleontologiche di proprietà del comune di Predazzo, gestite dal Museo. Poiché conservano materiali provenienti quasi esclusivamente dal territorio circostante, sono senza dubbio molto rappresentative dell’area dolomitica che, grazie alla sua importante storia geologica, è molto ricca di minerali e fossili. Il Museo delle Palafitte di Ledro espone i migliori reperti rinvenuti presso il sito omonimo ma il resto del materiale del sito è conservato a Trento.

Da dove provengono le collezioni?

Il materiale arriva principalmente in due modi: con donazioni da esterno e attraverso la raccolta diretta nelle ricerche svolte dal museo. Fra i materiali storici, soprattutto tra botanici ed entomologici, ci sono intere collezioni frutto di donazioni di studiosi o dei loro eredi. Ora è una modalità molto meno frequente, probabilmente perché la creazione di collezioni naturalistiche è meno frequente rispetto al passato. Attualmente la maggior parte delle nuove acquisizioni deriva da specifiche attività di ricerca del museo, soprattutto per gli ambiti di archeologia e zoologia degli invertebrati.

Come ve ne curate al Muse, e cosa fa dunque la quasi magica figura del Curatore delle Collezioni? Quali sono i rischi che corrono nel tempo le collezioni?

Ciò che si fa ruota attorno a tre attività principali. Partiamo dalla cura e conservazione delle collezioni: cioè tutte le attività che mirano alla corretta conservazione dei reperti come il controllo delle condizioni ambientali dei depositi, il monitoraggio dei parassiti, la pulizia e la verifica delle condizioni di conservazione, la sostituzione del liquido conservante. C’è poi la catalogazione: la registrazione di tutte le informazioni associate ai reperti all’interno di apposite schede. Chiaramente si fa con il supporto di un software, necessario per gestire la grande mole di informazioni. Infine: operiamo la valorizzazione, ovvero attività che consentono la diffusione delle conoscenze sulle collezioni, dalla pubblicazione scientifica ai post sui social network. Sono un patrimonio della collettività ed esistono per essere utilizzate e studiate.

Chi le consulta?

Le richieste di accesso alle collezioni avvengono principalmente per due motivi: per studio o per esposizione. A volte i nostri reperti sono richiesti per essere esposti in mostre temporanee realizzate da altri musei: ad esempio, non molto tempo fa, un nostro bell’ esemplare di cervo è stato inserito in una mostra proposta a Palazzo Reale a Milano. Più spesso i campioni sono richiesti a scopo di ricerca. Gli esemplari di anfibi e rettili provenienti dall’Africa tropicale viaggiano in tutto il mondo, perché sono stati raccolti in territori ricchissimi di biodiversità ancora poco noti e destano l’interesse di molti ricercatori.

Oggi ha ancora senso raccogliere grandi numeri di campioni? Esiste un’etica moderna della raccolta degli stessi, per ridurne l’ impatto ?

Esiste senza dubbio un’etica moderna che regola l’incremento delle collezioni e le nuove acquisizioni. Al di là del fatto che disponiamo di un quadro legislativo ben definito a tutela di flora e fauna selvatiche, il ricercatore stesso che indaga la natura adotta ormai l’approccio meno invasivo possibile. Il suo primo obiettivo è la conservazione della biodiversità, per cui si guarda bene dal metterla a rischio attraverso la propria ricerca. Per certi gruppi, come ad esempio i vertebrati, le attività di ricerca non prevedono quasi mai il prelievo di animali, poiché molti dati possono essere raccolti attraverso osservazioni, censimenti, monitoraggi. Il prelievo, comunque limitato e controllato, è giustificato solo in aree ancora poco note o per gruppi o specie molto abbondanti.

C’è qualcosa online elativo alle collezioni che i nostri lettori potrebbero visitare virtualmente?

Vorremmo ci fosse di più ma qualcosa c’è. Sul nostro sito sono descritte, in termini molto generali, le collezioni di tutte le sezioni. Recentemente abbiamo rivisto i contenuti. Qualche articolo completa le informazioni. Al momento si può fare una visita virtuale “da brivido” su youtube. Il titolo promette bene: “Un tranquillo pomeriggio al Muse”. Ora stiamo lavorando a un importante progetto che ci porterà finalmente ad avere un portale online delle nostre collezioni. Abbiamo realizzato anche dei modelli 3D con degli scanner, contiamo di pubblicarli a breve su un sito specifico che raccoglie anche i modelli di musei di tutto il mondo (sketchfab).













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