La città in uniforme Riva del Garda tra ’800 e ’900 

Freschi di stampa. Il conflitto tra città-fortezza e meta turistica Tutte le contraddizioni nel bel lavoro firmato da Dario Colombo


Graziano Riccadonna


Riva del garda. Location ideale per un libro sugli ultimi anni dell’impero asburgico, ambientati in una città dell’estremo lembo meridionale del Trentino: Riva del Garda. Appunto Riva del Garda è stata scelta da Dario Colombo per illustrare la contraddizione nella storia più vicina a noi, tra sviluppo turistico di Riva e presenza sempre più massiccia di militari asburgici a cavallo dei secoli XIX e XX. La coesistenza dell’anima imprenditoriale e dello sviluppo turistico di Riva con la massiccia presenza militare asburgica e soprattutto con i piani strategici dell’alto comando di Vienna, che da tempo aveva visto nella città il punto ideale di resistenza ad una prima avanzata italiana in caso di guerra, sembra davvero inconciliabile. Tuttavia ambedue non solo coesistono in quella manciata d’anni che va dagli ultimi decenni dell’Ottocento al primo decennio del Novecento, ma convivono per così dire festosamente, merito delle alte uniformi dell’ufficialità asburgica ostentate e quasi venerate, fino all’attentato di Sarajevo, che svela i piani segreti delle potenze di allora e manda tutto all’aria. Da questa contraddizione parte Dario Colombo per tracciare con fine esegesi un quadro d’insieme avvincente dell’epoca asburgica nella Riva di fine Ottocento, “Una città in uniforme. Riva del Garda tra ’800 e ’900”: l’eterno conflitto tra sviluppo turistico e nascita della città-fortezza, scritto per i tipi del Centro Studi Judicaria e stampato dalla Grafica 5 di Arco. Giornalista e storico milanese di origini ledrensi, Colombo analizza per la prima volta l’impossibile coesistenza tra l’anima imprenditoriale della città votata allo sviluppo turistico e quella che gli alti comandi austro-ungarici avevano trasformato in una vera piazzaforte con 10 forti, altrettante caserme disseminate sul territorio rivano, migliaia di uomini di varie specialità belliche presenti in città. Importante la prefazione di Nicola Fontana, studioso del Museo Storico, tesa a rendere conto dei contradditori rapporti tra esercito e società, resi ancora più contradditori nel caso di Riva perché città italiana presidiata da militari austro-ungarici, in insofferente equilibrio tra interessi economici e idealità politiche irredentiste. Una difficile convivenza bene descritta da Colombo tra presidio militare e società civile, e bene segnalata dalla sostanziale separazione tra comunità austro-ungarica fatta di militari ma anche dei funzionari statali di lingua tedesca, e borghesia di lingua italiana che non entrano mai in sintonia. Quella di Riva del Garda, del resto, appare agli osservatori del tempo la favola moderna del piccolo borgo lacustre che nel breve volgere di pochi decenni si ritrova trasformato in città di respiro internazionale, con viaggiatori che arrivano da ogni angolo d’Europa con floridi commerci che prosperano all’ombra dei grandi alberghi e delle case di cura.

Guadagni e benessere diffusi hanno però un prezzo, che è quello del paradosso in virtù del quale la riviera più ricercata e frequentata dell’impero diventa negli stessi anni il territorio con la più alta concentrazione di forti e caserme che mai si era visto fino a quel momento. Il tutto prima della caduta di un’illusione, quella dell’inevitabilità del progresso. Sarajevo.















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