«L’errore più grande? La comunicazione non è mai decollata» 

Gli orsi in Trentino. Parla Andrea Mustoni, curatore del Progetto Life Ursus fino al 2004 «Oggi la sostenibilità sociale della specie si trova ad un punto critico, ma si può venirne fuori» «L’orizzonte resta quello delle Alpi Centrali, la qualità ambientale non è in discussione»


maddalena di tolla deflorian


TRENTO. Parliamo di orsi con Andrea Mustoni, biologo, curatore scientifico del Progetto Life Ursus fino al 2004, esperto riconosciuto su scala internazionale della specie, oggi responsabile Area Ricerca scientifica ed Educazione ambientale del Parco Naturale Adamello Brenta.

Ci stiamo avvicinando alla soglia di sostenibilità sociale della popolazione di orsi, in Trentino?

La sostenibilità sociale è variabile nel tempo. Sono convinto che attualmente in Trentino siamo molto vicini a tale soglia, perché gli orsi sono aumentati di numero, inoltre, cosa più grave, il livello di accettazione nei confronti dell’orso è degenerato. Sarebbe di fondamentale interesse gestionale capire come e perché sia accaduto, al netto delle semplicistiche opinioni personali che tutti abbiamo. Solo in questo modo si potrebbero ipotizzare soluzioni utili per la convivenza.

E se invece parliamo di sostenibilità ambientale?

Vale il contrario. Rimane forte la convinzione tecnica che la disponibilità di risorse strettamente ambientali sulle Alpi Centrali sia ancora notevole. Uno dei motivi di questa convinzione è che l’orso, dal punto di vista alimentare, non dipende da una singola risorsa trofica ma riesce a modulare in modo opportunistico quello che trova. Mi rifaccio alla dimensione spaziale del progetto originario, il Life Ursus, che prevedeva una popolazione ursina vitale non in Trentino ma su scala di Alpi centrali. Il problema quindi non è di tipo ecologico ma è di tipo sociale. Da zoologo che si è occupato principalmente di conservazione delle popolazioni di animali selvatici, pur rendendomi conto della complessità della situazione, rimango convinto che un ruolo importante abbia la comunicazione o forse, con un mezzo sorriso, potremmo la “non comunicazione”...

La comunicazione quindi è così importante? Più importate della prevenzione di danni e incidenti, intesa in senso stretto?

Penso di sì, la comunicazione è un valore nella nostra società sempre e comunque. La gente ha diritto di essere informata e il dovere di informarsi. Più la gente è informata più sa far fronte ai danni, sa gestire meglio gli incontri e ha meno paura.

Si è fatta troppa poca comunicazione?

In tempi recenti non è stato fatto quello che si doveva e poteva fare. Nel 2002, con apposita delibera, la Giunta provinciale aveva deciso di dotarsi di un Piano della comunicazione sull’orso, approvato solo nel 2016 e per certo ad oggi non attuato. Quando parlo di comunicazione, intendo dire una comunicazione onesta, trasparente, che riporti i fatti e la biologia dell’ orso per quello che sono, lontano da ideologie e passioni.

Cosa serve insegnare sul comportamento delle persone?

In primis dobbiamo sempre dare le importantissime informazioni su come gestire l’incontro con un orso; le cose vanno ripetute all’infinito. Dobbiamo sempre ricordarci che gli orsi pericolosi sono solo quelli spaventati. In un eventuale incontro dobbiamo quindi fare il possibile per evitare di creare tensione e spaventarlo. Non cerchiamo gli orsi, non avviciniamoci quando li vediamo, se incontriamo una femmina con i cuccioli dobbiamo cercare di farle capire che non siamo un pericolo per i suoi piccoli. Se percepiamo la presenza di un orso, cerchiamo di farci sentire senza fare rumore eccessivo, continuando a rispettare la natura. Ma oltre a queste regole, la comunicazione dovrebbe agire su un piano culturale. Ci stiamo allontanando sempre più dalla percezione della natura. Per alcune persone la fauna è in qualche modo idealizzata o demonizzata. In generale gli animali selvatici vanno tenuti a distanza. Auspico boschi pieni di animali e l’uomo che percepisce positivamente la loro presenza senza interagire.

Cosa pensa della gestione degli orsi problematici?

L’accettazione sociale degli orsi è legata anche al comportamento degli orsi. La presenza di orsi problematici è capace di cambiare l’opinione della gente nei confronti della presenza dell’intera popolazione, perlopiù costituita da individui schivi, pacifici e tranquilli. In generale, considerando che l’habitat sociale è peggiorato, sarei per una condotta più energica nei confronti degli orsi problematici, anche per una loro rapida rimozione. Tutto sommato era uno dei presupposti fondamentali del Life Ursus tra il 1999 e il 2004. Il tema deve essere ormai trattato anche considerando le aspettative sociali.

Prevenzione dei danni da predazione: è stato fatto abbastanza?

È stato fatto molto, non so se sia abbastanza. Su questo tema in Trentino siamo all’eccellenza. Importante è continuare.

La narrazione di una parte sociale, che descrive la presenza dei predatori come ontologicamente incompatibile con la struttura economica delle Alpi, è fondata?

È un’opinione, in quanto tale rispettabile. Va rispettata anche l’opinione che lo spazio sulle Alpi ci sia ancora. Portando la discussione su un piano tecnico, la comunità scientifica è concorde nel dire che ci sia spazio sulle Alpi per i grandi carnivori, anche nel rispetto dovuto alla zootecnia. Elemento focale rimane la disponibilità dell’uomo ad accettarli. Si sa che facendo buone opere di prevenzione, basate sulla buona comunicazione, si ottiene una riduzione dei danni. Ma ricordiamoci che, più in generale, avere delle popolazioni di animali selvatici vuol dire tollerare un certo numero di danni, che da altre specie sono più tollerati (cervi, cinghiali). Quale grado di danni e incidenti sia tollerabile e da parte di chi, è un fattore lasciato alla soggettività sociale.

Dissuasione su orsi confidenti: come va fatta?

È difficile farla in modo utile. Bisogna agire con i tempo giusti, a ridosso dell’evento. L’orso deve associare senza equivoci quello che sta facendo con un evento negativo, immediato e significativo. Una dissuasione utile, presuppone un certo grado di rischio per gli operatori. In sintesi, penso che queste operazioni dovrebbero ricevere meno enfasi rispetto alla prevenzione.

Come si devono prevenire i comportamenti degli orsi confidenti?

Generalizzando, diciamo che un orso confidente sta nell’anticamera della pericolosità per l’uomo perché la probabilità di incontri ravvicinati con le persone aumenta, ecco perché serve intervenire. Se un orso entra in un centro abitato una volta sola, lo riteniamo quasi normale, spesso sono loro stessi spaventati, si allontanano da soli e non tornano. Il caso è diverso con orsi che acquisiscono un comportamento troppo confidente e stazionano spesso in prossimità di case e paesi. Penso che in questi casi le misure più importanti siano il presidio dell’area interessata e la cattura dell’individuo in questione con l’apposizione del radiocollare, essenziale per capire come si muove l’orso e, qualora possibile, la dissuasione nei tempi giusti. La confidenza è un atteggiamento che a volte può rientrare. Lo sappiamo dai dati che abbiamo a disposizione della popolazione trentina.

Una sola aggressione di una femmina coi cuccioli basta per decidere di rimuoverla (pensiamo ad esempio a JJ4)?

I fatti devono essere interpretati, come in altri contesti, quando c’è un incidente dobbiamo ricostruirne le ragioni per cercare di ridurre la possibilità che accada ancora. Solo ad interpretazione conclusa si possono trarre idee gestionali ponderate. Più nello specifico e in generale, sono dell’idea che un solo incidente non basti per decidere di rimuovere dal territorio un’orsa con i cuccioli. La situazione non va banalizzata o affrontata con emotività In tutti i casi bisogna ricostruire le dinamiche razionalmente, per imparare meglio le situazioni, evitando di colpevolizzare le persone, demonizzare o santificare gli orsi. Una cosa è chiara ai tecnici: nei confronti degli orsi dobbiamo essere più o meno incisivi a seconda del livello di accettazione sociale. Se l’accettazione è alta possiamo tollerare danni o incidenti, se è bassa molto meno. Il Documento Orsi problematici, inserito nel Pacobace, è uno strumento importante ma orientativo, che lascia spazi alla soggettività: ad ogni comportamento dell’orso si associano diverse possibili azioni di gestione, da modulare.

Per il benessere degli animali è meglio uccidere o tenere prigioniero un orso rimosso dall’ambiente?

Ci sono punti di vista diversi. E’ un’aporia. È vero che un orso nato in libertà soffre in cattività, vero è anche che difendere la vita vale tanto, d’altra parte gli orsi sembrano più intoccabili rispetto ad altre specie. Personalmente ho un’opinione forte sulla gestione della popolazione di orsi ma non su abbattimento o vita in cattività. La detenzione in un recinto inoltre costa molto denaro ed energie, perché gli orsi in cattività vanno tenuti nelle migliori condizioni possibili. Quindi se da una parte io caldeggio un atteggiamento più incisivo, d’altra parte mi rattrista un Trentino pieno di recinti di orsi problematici. Penso che quest’immagine nel lungo periodo non piaccia a nessuno.

Infine, abbiamo un problema genetico: cosa possiamo fare?

Il problema genetico è molto serio, come noto tutti gli orsi nati qui discendono da due soli padri (Joze e Gasper-ndr). L’imbreeding è stato studiato a lungo. Non necessita una decisione impellente però il problema deve essere affrontato. Non abbiamo una popolazione stabile. La soluzione sarebbe semplice: basterebbe portare in Trentino un individuo, possibilmente maschio, circa ogni generazione. Nell’attuale contesto sociale, sfuggito ormai alla razionalità tecnica, portare altri orsi in Trentino è un’ utopia, quasi come abbattere quelli che ci sono. Per adesso possiamo solo sperare che qualche orso della popolazione dinarica attraversi la barriera della valle dell’Adige. Di fatto aspettiamo da 20 anni ma non è mai successo che arrivasse un orso sloveno con le sue gambe nel Trentino occidentale.

In conclusione cosa possiamo dire del quadro generale?

La conservazione degli orsi, che deve essere fatta nel massimo rispetto di tutte le parti sociali, è ora molto complicata e le situazioni delle quali abbiamo parlato meriterebbero ulteriori riflessioni. Speriamo di poterle fare serenamente in un prossimo auspicabile futuro.













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