Il Covid colpisce tutti, anche il mondo della solidarietà
Il Covid rischia di infierire sui più deboli: i ragazzi con la sindrome di Down. Ragazzi che lavorano al ristorante-albergo Casa Vittoria a San Polo di Piave, comune in provincia di Treviso (nella...
Il Covid rischia di infierire sui più deboli: i ragazzi con la sindrome di Down. Ragazzi che lavorano al ristorante-albergo Casa Vittoria a San Polo di Piave, comune in provincia di Treviso (nella foto), e alla Locanda Girasole al Quadraro di Roma.
A Casa Vittoria vi lavorano sette ragazzi con la sindrome di down ed è gestito dalla cooperativa Vita Down. Nato sette anni fa, con il lockdown di primavera il ristorante e l’albergo hanno subito un forte ridimensionamento. E “ora si ripresentano le stesse difficoltà”, si lamenta il direttore Andrea Serra. “Abbiamo sei camere da letto per gli ospiti, prepariamo la colazione a chi soggiorna e la sera fino alle 24 facciamo servizio d’asporto, mentre la domenica siamo aperti a pranzo, ma i posti sono pochi e contati per la sicurezza”. I 30 coperti del ristorante per ora rimangono un sogno. Con la speranza di riaprire, ma chissà quando! L’obiettivo della struttura, fin dall’inizio, non è stato il guadagno economico, visto che la cooperativa sociale è una onlus: “Lavoriamo a stretto contatto con il servizio inserimento lavorativo dell’Ulss 2 per fare in modo che i nostri ragazzi possano avere uno sbocco sul mercato del lavoro, lo stesso obiettivo che ci aveva mossi sette anni fa”. In questi anni stanno anche restituendo l’investimento da 2,5 milioni di euro che la Regione aveva coperto per far partire il progetto. Le tranche sono da 100 mila euro l’anno, una cifra molto importante. Ma ora tutto si complica terribilmente.
Meno fortunati sono i 14 ragazzi Down del ristorante-pizzeria i Girasoli di Roma, al Quadraro. “Il Dpcm ha distrutto il nostro sogno”, hanno scritto. Affiggendo dei manifesti all’ingresso della locanda: “Chiuso fino a nuovo ordine. È inutile stare qui ad elencare i motivi e le leggi che non ci permettono di proseguire il nostro percorso. Il nostro sogno. E allora noi vi scriviamo solo un messaggio di speranza, fratellanza e solidarietà. Perché in fondo è questo quello che siamo. Quello per cui abbiamo sempre lottato e per cui ci siamo sempre rialzati ogni volta che siamo inciampati. Arrivederci, a presto, alla prossima. Perché tutto questo dovrà finire prima o poi. Dobbiamo credere di poter tornare a gioire e a sorridere nuovamente alla nostra splendida locanda insieme a tutti voi. Noi ci crediamo e quindi arrivederci, a presto, alla prossima. La Locanda dei Girasoli”. Durante il primo lockdown è arrivata la prima batosta: da 3.000 a 400 coperti al mese, un calo del 70% del fatturato. Ora la serrata. Le loro specialità sono la gricia, l’immancabile cacio e pepe ma anche la pizza con fiori di zucca e mozzarella di bufala, oltre a quella con carciofi e guanciale. Da lunedì sera, però, Ettore, Simone, Federico e gli altri ragazzi non potranno più preparare i loro piatti. “La Locanda dei Girasoli” ha, dunque, abbassato le saracinesche. Dopo 20 anni. “Eravamo aperti solo a cena, ma con l’ultimo Dpcm non è più possibile. Quindi chiudiamo”, denunciano scoraggiati. Il ristorante era andato in crisi dal lockdown di marzo. In tutto ci lavoravano 21 persone di cui 14 ragazzi con sindrome di Down tra i 27 e i 45 anni, con le mansioni di aiuto cuochi, pizzaioli, capo sala e camerieri. Poi la delusione al rientro dal periodo di chiusura forzata: “I nostri clienti, a causa del Covid, uscivano meno, volevano spendere meno e così abbiamo avuto un crollo”, spiegano. “Adesso tutti ci chiedono che facciamo? E noi non sappiamo cosa rispondere. Stavolta non so cosa succederà nei prossimi mesi, se ce la faremo, se riapriremo. Noi ci attiveremo in tutti i modi, faremo il possibile, lo giuriamo”. Il Covid non ascolta la voce della solidarietà.