Grandi carnivori: gli orsi salgono a 90 e i branchi di lupo a 13 

Il Rapporto 2019 della PAT. Da ieri in rete il documento che fotografa la situazione trentina Nonostante l’aumento dei branchi, i danni da lupo calano del 32%: la prevenzione funziona I danni da orso aumentano invece del 31% ma, M49 a parte, è stata un’annata tranquilla


Mauro Fattor


Trento. Ci siamo. Stesso profilo basso dell’anno scorso, anzi bassissimo. Causa coronavirus, naturalmente. Ma non solo, visto che il Rapporto Grandi Carnivori 2019 è finito da ieri sul sito della Provincia senza neppure uno straccio di documento accompagnatorio. Triste. E incomprensibile, visti i contenuti. Sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista gestionale, ci sarebbe da andarne fieri, se non altro per l’ enorme mole di lavoro che c’è dietro. Ma tant’è. Vediamo allora quali sono i contenuti principali, segnalando in primo luogo che quest’edizione del report è stata dedicata a Daniele Asson, il giovane forestale vittima all’inizio di febbraio di un tragico incidente stradale a Taio e che aveva lavorato con passione al Rapporto fino all’ultimo giorno. Ciò detto veniamo ai dati veri e propri e alla fotografia che ne esce circa lo status di orso, lupo e lince in Trentino.

Il documento racconta di una popolazione di orso in aumento rispetto al 2018 e che si attesta in un range che sta tra gli 82 e i 93 esemplari, compresi i 3 esemplari animali che hanno gravitato esclusivamente fuori provincia e i 6 che invece hanno fatto incursioni fuori provincia. L’incremento rispetto allo scorso

L’incremento è dovuto soprattutto al buon andamento della passata stagione produttiva. Nel 2019 è stata stimata infatti la presenza di 9-12 cucciolate per un totale di 16-21 cuccioli. La stima è stata ricavata dalle informazioni basate sulle analisi genetiche e sulla loro distribuzione geografica, unitamente alle osservazioni dirette di femmine con cuccioli registrate nel corso dell’anno. Inoltre nel corso del 2019 è riapparso un orso, M35, rilevato geneticamente l’ultima volta nel 2016. Con ciò, nell’ultimo quinquennio il trend di crescita annuo medio della popolazione di orso delle Alpi centrali risulta pari pari al 12%. Altro dato molto significativo è quello riferito all’areale delle femmine che registra un aumento del 31% rispetto a quello del 2018, pur rimanendo entro i confini della provincia, mentre singoli giovani maschi in dispersione sono stati segnalati sino in Svizzera sud-occidentale, in Piemonte (un dato estremamente rilevante, visto che si tratta del primo riscontro dalla scomparsa della specie sulle Alpi Occidentali italiane), nelle zone di confine tra Tirolo e Baviera e in Friuli Venezia Giulia.

Per quanto riguarda invece l’altra specie-bandiera, il lupo, anch’essa fa registrare un balzo in avanti rispetto ai 7 branchi registrati nel 2018. Si passa infatti ai 13 branchi censiti sul territorio trentino nel 2019, 11 dei quali transfrontalieri, o meglio con porzioni più o meno grandi del proprio territorio che gravitano sulle province o regioni confinanti. Per la precisione 7 al confine con il Veneto, 3 con la provincia di Bolzano e uno, il branco del Tonale, a cavallo tra Trentino e Lombardia. Questo vuol dire che sono solo 2 i branchi che gravitano interamente in territorio trentino, ovvero quello del Manghen e quello del Vanoi, questo a dimostrazione di quanto sia illusorio pensare di gestire correttamente una specie vagile come il lupo senza mantenere un punto di vista che quanto meno comprenda le Alpi Orientali nel suo complesso. Resta il forte squilibrio tra il settore occidentale e quello orientale del Trentino, con il primo forte di 10 branchi e il secondo solo di 3. Tutto fermo invece per quanto riguarda la presenza della lince. Nonostante un numero crescente di segnalazioni in diversi settori del territorio provinciale, l’unico esemplare certamente presente è e resta il classico B132, arrivato in spostamento dalla Svizzera nel 2008 e che nel corso del 2019 ha gravitato soprattutto nelle aree del basso Chiese e della val di Ledro.

Estremamente interessante la radiografia dei danni, con una situazione speculare, per quanto rovesciata, tra orso e lupo. Rispetto al 2018 l’orso fa infatti registrare un incremento dei danni del 31%, mentre per il lupo si registra una significativa flessione, addirittura del 32% rispetto allo scorso anno. Dato doppiamente interessante se si considera il considerevole incremento della specie sul territorio provinciale. Questo significa solo una cosa: che il buon lavoro fatto dall’amministrazione provinciale nel campo della prevenzione paga. E funziona. Un risultato positivo importante, soprattutto considerato che la specie nel prossimo futuro conoscerà un ulteriore incremento dei branchi e quindi, in parallelo, un ulteriore, potenziale aumento dei danni. Quello che esce dal Rapporto è un Trentino che, dal punto di vista della prevenzione, si trova avanti anni luce rispetto all’Alto Adige e davanti anche al Veneto.













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