“Gli astemi non vanno in paradiso”. Ma don Cesena va all’ospedale

“Gli astemi non vanno in paradiso” e parte la standing ovation. Don Pietro Cesena, parroco di Borgotrebbia, una frazione di Piacenza, è riuscito a scaldare gli animi durante l’omelia di Natale e gli...


Paolo Tessadri


“Gli astemi non vanno in paradiso” e parte la standing ovation. Don Pietro Cesena, parroco di Borgotrebbia, una frazione di Piacenza, è riuscito a scaldare gli animi durante l’omelia di Natale e gli scroscianti applausi hanno risuonato fragorosi nella chiesa. Fra risa e battimani, anche dei chierichetti. Il video è diventato virale. Ma cosa ha detto il sacerdote? "Vi invito oggi a mangiare bene e a bere con abbondanza, ma non la Coca-Cola! Vino buono, perché il vino è segno della vita eterna! In paradiso fratelli miei gli astemi non potranno entrare, perché si beve il vino". Don Cesena è un sacerdote molto popolare a Piacenza ed è già balzato alla ribalta delle cronache quando nell'aprile scorso pagò una multa di 400 euro per aver detto messa con i fedeli presenti in periodo vietato. Infatti il prete, questa primavera, esortava a trasgredire il lockdown e i decreti del governo e di andare in chiesa. “La gente sta impazzendo, il virus ci tiene chiusi in casa. L’esperienza cristiana è l’opposto, è andare incontro agli altri. Le porte della Chiesa sono chiuse, ma Cristo supera tutte le barriere e le porte”, aveva detto. Non solo un messaggio filosofico, ma proprio un invito concreto a trasgredire le limitazioni antivirus. E aggiungeva: “Non pagate le multe della polizia, non abbiate paura di venire a messa. È anticostituzionale, è qualcosa di oppressivo. Andremo dai giudici e tutto questo vedrete che verrà messo in discussione”.

Ma il vino non ha tenuto lontano il Covid. Don Pietro è stato ricoverato all'ospedale di Piacenza. Il sacerdote, 62 anni, si è sentito male proprio la notte di Natale. Un castigo dal cielo? Al momento si trova nel reparto di pneumologia dell'ospedale di Piacenza in osservazione. Gli è stata diagnosticata una polmonite bilaterale ed è risultato positivo. Le messe sono state sospese alla chiesa di Borgotrebbia. E molti fedeli che erano presenti alle celebrazioni di Natale sono stati messi in isolamento. Che si sia innestato un nuovo focolaio più terreno che celestiale?

Forse bevono i santi in paradiso ma sulla terra, in Italia, il tasso di alcolismo è sempre più grave. Secondo l’Istat nel 2018 il 66,8% della popolazione di 11 anni e più ha consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno, percentuale in aumento rispetto al 65,4% del 2017. In aumento anche la quota di quanti consumano alcol occasionalmente (dal 40,6% del 2008 al 46,2% del 2018) e quella di coloro che bevono alcolici fuori dai pasti (dal 25,4% del 2008 al 30,2% del 2018). I dati peggiorano nel 2019. Tra il 2016 e il 2019, meno della metà degli adulti in Italia, fra i 18 e i 69 anni, dichiara di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 ne fa un consumo a “maggior rischio” per la salute. Questi sono più frequentemente giovani (fra i 18-24enni la quota sfiora il 34%), uomini e persone socialmente più avvantaggiate, senza difficoltà economiche o con un alto livello di istruzione. È preoccupante il numero di persone che assume alcol pur avendo una controindicazione assoluta, come i pazienti con malattie del fegato, fra i quali quasi 1 persona su 2 dichiara di aver consumato alcol nei 30 giorni precedenti, ma anche fra le donne in gravidanza fra le quali a consumare alcol è 1 su 6; fra le donne che allattano al seno la quota aumenta a 1 su 5. Il consumo di alcol a “maggior rischio” resta una prerogativa dei residenti nel Nord Italia (con trend in aumento) in particolare nelle province di Bolzano e Trento, in Friuli Venezia Giulia e anche in Veneto dove si registrano le percentuali più alte. Anche il consumo di tipo “binge“ (eccesso sregolato nel mangiare o nel bere) è una prerogativa del Nord Italia e in particolare del Nord Est. Le percentuali di consumatori a maggior rischio sono: in provincia di Bolzano il 38%, in Trentino il 31,2, in Veneto il 26,3, in Friuli il 28,9, in Emilia Romagna il 23,2%.

L’attenzione degli operatori sanitari al problema dell’abuso di alcol appare ancora troppo bassa: appena il 6% dei consumatori a “maggior rischio” riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere meno. Anche i preti esagerano. Con le parole.















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