Gli articoli-saggio, la schiavitù del clic in una vera analisi, i tuffi nel passato 

I nostri consigli. Oggi spaziamo fra alcune immagini, ma in parole, della capitale francese, il nuovo capitalismo delle piattaforme digitali, il primo vero editore della storia e la sinistra figura dell’“esecutore”


carlo martinelli


THE PASSENGER. PARIGI (Iperborea, 192 pagine, € 19,50)

The Passenger - rivista/libro di culto - va nella capitale francese. Dieci articoli che sono in realtà piccoli saggi, rubriche, curiosità e tante immagini. Una lettera d’amore al Centre Pompidou; la più grande comunità cinese d’Europa; la Sape, movimento sociale nato in Congo e incentrato sul culto dell’eleganza; la bistronomie, la rivoluzione culinaria che ha portato una generazione di cuochi stufi dell’ambiente rigido dei grandi ristoranti ai tavoli dei bistrot di quartiere; gli stereotipi legati alla parigina, una donna che esiste quasi solo nella fantasia dei grandi registi e delle redattrici delle riviste di moda; gli Champs Élysées, da viale del lusso e del potere a palcoscenico delle proteste dei gilet gialli; gli ultimi romantici del calcio di una volta che tifano il Red star, la squadra parigina e partigiana del famigerato dipartimento 93. Bijoux.

SCHIAVI DEL CLIC di Antonio A. Casilli (Feltrinelli, 316 pagine, € 19)

Un’inchiesta sul nuovo capitalismo delle piattaforme digitali - Amazon, Facebook o Uber: i principali attori di un nuovo taylorismo - che getta luce sulla manodopera dell’economia contemporanea: centinaia di migliaia di schiavi del clic vengono reclutati in Asia, in Africa e in America Latina per leggere e filtrare commenti, classificare le informazioni e aiutare gli algoritmi ad apprendere. È una rivoluzione che trasfigura il lavoro in un gesto semplice, frammentario e pagato sempre meno o perfino nulla, quando a compierlo sono addirittura i consumatori. La posta in gioco della nostra epoca è la lotta per il riconoscimento del lavoro di chi fa funzionare le macchine senza diritti e, spesso, senza consapevolezza. Siamo tutti lavoratori digitali.

DIO NON È TIMIDO di Olga Grjasnowa (Keller editore, 302 pagine, € 18)

Amal e Hammoudi sono giovani, belli, privilegiati e credono nella rivoluzione del loro Paese: la Siria. Ma all’improvviso perdono tutto e devono lottare per sopravvivere. E fuggire. Un romanzo lucido, coraggioso e drammaticamente coinvolgente che ci conduce tra le vicende politiche con tanto di risvolti individuali e psicologici di scottante attualità, dalla cosiddetta Primavera araba del 2011 a oggi. Nella città di Damasco, nelle settimane della rivoluzione siriana contro Baššār al-Asad. Letteratura che riscopre tutta la propria urgenza per interrogarci sulle nostre radici, sull’umanità e sul futuro al quale aspiriamo.

GABBIANI NELLA TEMPESTA di Einar Kárason (Einaudi, 120 pagine, € 15)

Febbraio 1959. Una tempesta violentissima si scatena al largo dell'isola di Terranova, una delle aree piú pescose del mondo. Una tempesta mai vista, che dura piú di tre giorni e tre notti consecutive. Onde alte anche venti metri e quel tratto di mare generoso diventa una trappola di ghiaccio: lí naviga il peschereccio islandese Máfur con i suoi 32 uomini a bordo. Soli, contro la forza della tempesta. E’ complicato scrivere di mare e di storie di mare. Kárason c’è riuscito. Al punto che c’è chi lo ha chiamato “il Faulkner islandese: narratore eccezionale, con un posto d'onore nella letteratura europea”. Ben detto.

L’ESECUTORE di Ariel Magnus (Guanda, 252 pagine, € 18)

Nel 1950 il nazista Adolf Eichmann si stabilisce nell’Argentina peronista sotto il falso nome di Ricardo Klement e trova lavoro con l’aiuto del governo e della comunità tedesca. Dopo due anni, la moglie e i figli lo raggiungono e il cosiddetto «architetto dell’Olocausto» comincia una vita serena come padre di famiglia fino alla cattura da parte del Mossad nel 1960. Ariel Magnus ricostruisce gli ultimi due anni di libertà di uno dei criminali di guerra più enigmatici del nazismo. Nello scorrere dei gesti e dei ricordi, di fatti e parole del presente e delle più truci immagini del passato, la figura di Eichman si spoglia degli abiti del mero esecutore e si pone in una luce più ambigua, più sinistra. Uno di quei rari romanzi in grado di cambiare la nostra percezione della Storia.

L’INVENTORE DI LIBRI. ALDO MANUZIO di Alessandro Marzo Magno (Laterza, 206 pag., € 20)

Aldo Manuzio è stato il primo vero editore della storia: ha creato l’industria editoriale moderna, ha inventato il carattere corsivo, l’indice e il frontespizio, e soprattutto è stato il primo a concepire la lettura come intrattenimento. Nel 1501 dà vita a una rivoluzione che arriva fino ai nostri giorni, quella del tascabile. Utilizza il piccolo formato, fino a quel momento riservato ai testi religiosi, per stampare opere in latino e in volgare. Un uomo coltissimo, conversa in greco con i maggiori umanisti del tempo, ma anche un attento imprenditore che tiene sempre il profitto nel dovuto conto. Quando muore, nel 1515, il mondo del libro è definitivamente cambiato. Alessandro Marzo Magno ricostruisce al meglio le tappe di una straordinaria carriera, nella suggestiva cornice della città che l’ha resa possibile: Venezia.

SAINT-JUST di Stenio Solinas (Neri Pozza, 174 pagine, € 18)

Fra i protagonisti della Rivoluzione francese e del Terrore nessuno è così tragicamente e ambiguamente affascinante come Saint-Just. L’accusatore feroce di Luigi XVI, dei Girondini e di Danton e membro inflessibile del Comitato di Salute pubblica. Entrato in politica a vent’anni, ghigliottinato che ne aveva ventisette, libertino nel 1789 e teorico della virtù nel 1793, uomo di cuore e uomo di sistema, fu il più contraddittorio dei rivoluzionari, odiato, ma mai disprezzato, ammirato, ma mai amato. Nessuno ha goduto come lui di un culto letterario e artistico, perché in lui si mischia il culto della giovinezza, l’estetica e l’etica, l’idea della felicità possibile su questa terra e della necessità di arrivarci anche a costo dell’orrore…

UNA LUNGA SOLITUDINE. AUTOBIOGRAFIA di Dorothy Day (Jaca Book, 268 pagine, € 20)

Dorothy Day (1897-1980) era una radicale americana, destinata a essere tra le voci in opposizione a una società che macina l'umanità della gente e riduce troppi uomini alla miseria materiale e civile. Oggi fa parte della storia americana come una delle figure più capaci di costruzione che il suo Paese abbia avuto. Con la conversione al cattolicesimo, ha trasformato il suo sdegno per l'ingiustizia in una lunga e ininterrotta missione di sostegno ai diseredati. Con Peter Maurin ha fondato le «case di ospitalità»e poi ad un vero e proprio movimento e a un celebre settimanale, che esce ancora: il «Catholic Worker». Perché gli States non sono solo l’amoralità di un Trump qualsiasi.

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