Personaggi

Corrado Brancaglion, l'ex deejay del St. Louis e dello Spleen che ora fa ballare il mondo 

Ha iniziato a mettere dischi a metà degli anni ’80 nella mitica discoteca rotaliana e al Mirò di Bolzano, poi l’esplosione nei locali della Germania e a Ibiza. «Ho iniziato con i dischi in vinile e ancora oggi adoro cercare i dischi negli scaffali dei negozi»


Amelia Liverani


BOLZANO. Mix di suoni, musica, emozioni, sorrisi e tanto divertimento. Fare il dj è, secondo Corrado Brancaglion, un mestiere, che non possono improvvisare tutti. E come tale bisogna lavorare sodo, studiare e perfezionarsi. In arte “Corrado dj” è dal 1984 che ci fa ballare, ridere e sognare. Dalla discoteca “Mirò” a Bolzano alla “P1 club” di Monaco di Baviera, dall’Amnesia di Ibiza al mondo del clubbing in Trentino- Alto Adige. «Il pubblico balla e ballerà per sempre fortunatamente. Il divertimento cambia con le stagioni e con le generazioni in maniera sensibile.»

Quali stati d’animo ha vissuto quando Corrado dj ragazzo, dato che ha iniziato a suonare giovanissimo, si interfacciava con le prime consolle e con i primi locali?

«Il mio è stato un vero e proprio colpo di fulmine, un amore a prima vista. Nel lontanissimo 1980, avevo 15 anni, ed entrato in un famosissimo locale del lago di Garda rimasi completamente incantato ed assorto dalla figura del deejay. Da quel momento non ho più avuto dubbi: volevo diventare un disc jockey! E così fu. La mia prima esperienza in consolle è datata 1984 al St. Louis di Mezzolombardo. La domenica pomeriggio era un punto di ritrovo per tutta la scena giovanile del Trentino Alto Adige e nel locale fluivano fino ad un migliaio di giovani. Ricordo ancora che preparavo, allora rigorosamente coi vinili, la scaletta della serata per tutta la settimana imparando a memoria ogni sfumatura del disco per ricordare poi in diretta gli attacchi e gli stacchi dei vari brani per permettere un mixaggio perfetto. Il pubblico era molto esigente anche perchè già da allora molti ragazzi si erano interfacciati con la figura del dj. In Alto Adige cominciai a suonare all’ Après Club di Gargazzone il martedì sera. Il locale era aperto sette sere su sette e si riempiva sistematicamente. Ah che bei tempi!

Quali sono i suoi gusti musicali e quali sono state le sue influenze?

I miei gusti musicali spaziano in quasi tutto l’emisfero musicale. Se un brano è bello e prodotto bene mi emoziona sempre. I miei figli mi prendono sempre in giro, perché quando ascolto “Turning Tables” di Adele piango e mi emoziono. Solitamente prediligo la componente etnica nella musica con una passione per le voci profonde provenienti da ogni angolo del pianeta. Infine, sono un seguace e fan del progetto “Real Word” di Peter Gabriel.

Com’è cambiato il pubblico negli anni?

Il pubblico balla e ballerà per sempre fortunatamente. Il divertimento cambia con le stagioni e con le generazioni in maniera sensibile. Dagli anni ottanta fino ad ora ci sono stati notevoli cambiamenti nel modo di approcciarsi, da parte del pubblico, alla pista da ballo. Posso affermare che verso la fine degli anni ottanta e con l’avvento degli anni novanta la musica “dance” faceva da padrone, il pubblico italiano sebbene abituato a danzare sulle note di brani ben conosciuti reagiva davvero bene a tutto ciò che era bello e d’impatto. Adesso con lo strapotere degli smartphone la musica è fruibile in ogni momento e senza grossi investimenti, anche economici. Le nuove generazioni tendono più a cantare i frame famosi che seguire il grooving dei brani. Difatti le stesure odierne sviluppano l’intero brano intorno al minuto e mezzo/quaranta secondi.

Quali sono gli elementi fondamentali e gli aspetti caratteristici di un buon dj?

Nel 2022 la tecnologia del djing dà la possibilità di ottenere risultati altrimenti insperati solo dieci anni fa. Rimane molto importante, a mio parere, la sensibilità e la capacità di ogni dj di saper leggere la situazione che si trova ad affrontare, indipendentemente dal set da aperitivo o dal grande festival. Il tutto condito con una buona preparazione musicale ed ecco che il gioco è fatto. Nel web si trovano molti dj set che a livello mondiale esprimono molto bene il mio concetto (mi permetto di consigliare alcuni Boiler Room)

Com’è cambiato il modo in cui si usufruisce della musica? In verticale e orizzontale?

Per ricerca verticale della musica si intende andare a cercare i brani all’interno dei negozi di dischi, tra gli scaffali dei vinili. Una ricerca che va nel profondo con il passaparola che la fa da padrona. Invece, un esempio di musica orizzontale è Spotify: un orizzonte di musica dove attingere, senza però quel lavoro di ricerca che si faceva un tempo.

Come pensa che dovrebbe muoversi l’industria musicale in futuro? Il Dj cosa dovrà cambiare per continuare ad avere successo?

L’industria musicale ha una bella sfida in futuro. E’ da circa due anni che i social hanno superato le vendite. Tik Tok ha cambiato il modo di usufruire e di fruire la musica. Non ho la sfera di cristallo, ma posso dire che sta vendendo molto il “Live” , infatti i concerti fanno sempre “sold out” dappertutto. E’ paradossale che una volta si vendevano milioni di dischi e i concerti si pagavano 10 euro a biglietto, ora è il contrario.

A chi si ispira mentre suona?

Mi ispiro ad icone del passato. A livello italiano: Daniele Baldelli e Dj Mozart. Con la loro ricerca musicale mi hanno aperto la mente su tanti generi musicali che non conoscevo. Avendo vissuto un periodo della mia vita ad Ibiza mi sono ispirato molto a Jon, dj inglese che mi ha fatto passare dei pomeriggi incredibili sulla spiaggia del Satrincia. Infine, un ricordo lo voglio fare a Claudio Coccoluto, dj romano scomparso l’ anno scorso, ma che aveva un eclettismo musicale dal quale ho attinto molto.

Quale saranno, secondo lei, le hit estive 2022?

Non essendo un dj a livello commerciale non ho delle hit da proporre. Noto esternamente che il reggaeton sta cedendo il passo. Nei miei set piace la musica brasiliana, la musica ritmata e spensierata. C’è bisogno, dopo due anni di pandemia, di muoversi e cantare.

Com’è conosciuto a livello altoatesino?

Ho lavorato tanto all’estero, ma i miei primi passi li ho mossi in Alto Adige. Ho avuto la fortuna di vivere la stagione “Mirò” negli anni ’90, in cui Bolzano pulsava, ballava, si conosceva davanti i miei occhi e ho visto i miei concittadini ballare e vivere.

Qual è stata l’esperienza lavorativa che ricorda con maggior affetto?

E’ dal 1984 che sono dj professionista quindi ho un portfolio di locali importante. Sicuramente nel 1987 la discoteca “Saint Luis" a Mezzolombardo dove lavoravo la domenica pomeriggio e la discoteca Spleen di Arco. In Germania ho cominciato a “P1 club” che è la discoteca più famosa di Monaco di Baviera e successivamente ho girato tutta la Baviera con l’ agenzia che si chiama “Cosmic music”. Nel 1999 ad Ibiza presso la discoteca “Amnesia” con la festa tedesca chiamata “Black out” e successivamente dal 2000 al 2003 con la festa svizzera chiamata “ White Party”.

E’ difficile bilanciare il palco e la vita quotidiana?

Si, non è facile. Sono tornato a regime dopo due anni di completo stop visto che il mio mestiere presuppone assembramento, per cui mi sono rimesso in discussione e sono ripartito con un nuovo lavoro. Inoltre devo incastrare il palco con la mia vita privata: mia moglie e i miei tre figli. Una vita intensa.

Dove trova l’adrenalina per la vita di tutti i giorni?

L’adrenalina la trovo nel caffè. Ho iniziato a berlo nel 2020, infatti è da circa due anni che ho scoperto le gioie della caffeina. Invece durante le serate bevo tantissima acqua che mi dà la forza di affrontare il palco.













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