Contro il conformismo a cavallo tra sacro e profano

La mostra curata da Alex Pergher resterà aperta fino al 19 settembre


di Fiorenzo Degasperi


di Fiorenzo Degasperi

Nella splendida scenografia di Monte San Savino, borgo collinare a pochi chilometri a sud di Arezzo, al limitar della suggestiva val d’Orcia, tra palazzi e chiese rinascimentali, si è aperta una mostra che ha tutto il sapore della cultura europea. Curata da Alex Pergher, direttore della Galleria Civica di Bressanone, introduzione di Celestina Avanzini e di Fiorenzo Degasperi, vede la presenza di sedici artisti che hanno interpretato attraverso le loro opere la famosa frase di Francois Pinault: “Il vero nemico dell’arte? Il conformismo …”. L’esposizione, allestita in due prestigiose sedi, il Museo del Cassero e la restaurata Chiesa di Santa Chiara, sponsorizzata dai diversi sponsor dei due Comuni, tra cui i rispettivi Rotary Club, ha permesso ad artisti tedeschi, altoatesini, trentini, cileni, veneziani, toscani, di raccontare il proprio pensiero attraverso le immagini.

Pittori, scultori, fotografi, di forte caratura professionale e concettuale, concorrono, attraverso le loro opere, a farci riflettere sull’arte attuale, sulle separazioni tra cielo e terra (tra Sacro e Profano), sulle lacerazioni tra Io e ambiente, sulle frammentazioni dei Saperi. In molti di loro c’è la riscoperta del saper fare, riportando in superficie le antiche alchimie dei colori, dei segni, delle forme e dei volumi. L’intelligenza sta nell’attualizzarli, nel proiettarli e collocarli nel divenire, all’interno della ruota della vita. Radicamento nella memoria e liberazione dai vincoli del contingente affinché l’immagine sia innanzitutto supporto per la contemplazione, per il pensiero che si riflette sugli accadimenti del mondo, oasi ritrovata nell’immensità del deserto delle parole e dei segni.

In un sottile connubio tra nord e sud, tra le fredde terre settentrionali e i solari paesaggi mediterranei, gli artisti hanno saputo cogliere le problematiche del tempo, nella consapevolezza che l’opera d’arte è sì figlia del proprio tempo ma è rimasta talmente invischiata nelle trame tessute da Aracne che non riesce più a ritrovare i fili che la dovrebbero legare con il mondo di sopra, con altri mondi, con gli Inferi e le tumultuose acque. Fili che, badiamo bene, non si sono mai interrotti ma che soltanto occhi attenti e menti libere riescono ancora a riconoscere e ad utilizzarli per salire e scendere orizzontalità e verticalità dell’Essere e della Natura.

Quindi punto di partenza e di arrivo dell’opera, per riallacciare i fili invisibili e le relazioni tra il basso e l’alto, è quello di ritornare a provare stupore per il mondo, che ciascuno di noi ha conosciuto in una fase della propria infanzia, premessa gloriosa e tradita dell’esistenza. E allora solo riuscire a mettere in scena l’uscita dallo spazio quotidiano che su di noi hanno incurvato secoli e secoli rimane forse l’atto più bello e creativo che si possa compiere. Per mantenersi in questo stato occorre non avere interessi da difendere, paure da sedare, bisogni da soddisfare; si raccolto i dati, si dispongono nell’ordine opportuno e, al di là dei recinti dove si sta rinchiusi, si spalanca l’immensa distesa del possibile.

Per tutto questo sono stati scelti e proposti i seguenti artisti che da diverso tempo, con i loro lavori, operano all’interno di un contesto estetico ricco di punti interrogativi: Mariana Acuña, Wigg Bäuml, Gian Paolo Bonesini, Giuliano Caporali, Celen, Sergio De Carli, Stefan Göller, Günther Kempf, Leander Piazza, Marco Pietracupa, Norbert Pümpel, Sonia Ros, Sergio Sommavilla, Hannes Vonmetz Schiano, Ruediger D.M. Witscher, Giuseppe Zoppi.

La mostra, accompagnata da un catalogo, chiude il 19 settembre 2015.













Scuola & Ricerca

In primo piano