Commedia dell’arte attuale più che mai 

Lo spettacolo. Veronica Risatti racconta il progetto e la filosofia che anima i lavori della Bottega Buffa Circovacanti, oggi ad Altavalle


Katja Casagranda


Altavalle. Prosegue a Ferragosto il Festival Contavalle, che oggi propone spettacolo e cena rinascimentale. L’appuntamento è alle ore 21 in località Noval di Valda Altavalle, con lo spettacolo della Bottega Buffa Circovacanti “E così tosto al mal giunse lo’mpiastro”, anticipato, per chi lo desidera da degustazioni antiche e tradizionali agli stand della festa di San Rocco dalle 19.30. In caso di pioggia lo spettacolo si sposta sotto la struttura coperta a Valda. Non solo teatro ma una profonda filosofia e studio sono quelli che animano la Bottega Buffa Circovacanti: ce ne parla Veronica Risatti, una delle colonne portanti e anima della compagnia teatrale.

Come nasce lo spettacolo?

«L’allestimento teatrale ci è stato commissionato nel 2016 dal Theater Museum di Vienna nell’ambito di “Spettacolo Barocco!”, allestimento che racchiudeva eventi culturali e di approfondimento con ricercatori internazionali. A noi è stata richiesta la produzione di uno spettacolo e un workshop sulla figura dei servitori nella commedia dell’arte. Il Theater Museum ha apprezzato il lavoro sulle arti sceniche ispirate all’operato di Lodovico Ottavio Burnacini, di cui in archivio erano depositati bozzetti».

Quindi non solo uno spettacolo a tema?

«Con Laura Mirone abbiamo lavorato sui bozzetti del Burnacini e ad Antonia Munaretti, sarta di Padova, abbiamo affidato i costumi, le scenografie invece ad Andrea Coppi di Trento. È stata apprezzata la ricerca a monte e la drammaturgia nata dalla trascrizione di testi antichi, uno zibaldone ristrutturato in una drammaturgia completa. Anche se proprio in funzione del fatto che il pubblico era internazionale, abbiamo reso l’intreccio comprensibile attraverso il corpo e le coreografie».

Un successo?

«Sì, tanto che è stato inserito nel catalogo di “Spettacolo Barocco!” un articolo e a maggio di quest’anno eravamo a Vienna per la presentazione della pubblicazione. Inoltre in vista di un’esposizione sul Burnacini ci è stato commissionato uno spettacolo e un intervento teatrale specifico, per maggio del 2020. Saremo anche nel catalogo relativo con una intervista e un approfondimento sul processo con cui si arriva a indossare i costumi grotteschi».

Da dove nasce l’amore per la commedia dell’arte?

«Parte dall’intento di riportare a galla alcune conoscenze che la nostra società pare aver perso e che invece la commedia dell’arte porta dentro sè e che la società di allora conosceva a livello internazionale. Archetipi, miti, cicli della natura, bisogno. Nella commedia dell’arte ciò che fa muovere sono gli appetiti, che poi sono i bisogni. Noi lavoriamo sull’umano e l’uomo, partiamo da lontano per parlare all’uomo di oggi i cui istinti e bisogni sono rimasti invariati. Se Dario Fo faceva commedia dell’arte civile, noi parliamo alla società. Penso ai cambiamenti climatici e il rapporto con il clima oppure l’amore sublimato che oggi è filtrato, e la schizzofrenia di tanta società».

Teatro di nicchia?

«Ci viene spesso detto, ma non è così, in questo momento stiamo producendo “Maria Stuarda” di Dacia Maraini dedicata a Marielle Franco, politica assassinata lo scorso anno. Un lavoro sul ruolo della donna negli ambienti di potere e la percezione nostra nei confronti delle donne di potere. Una lettura non del ruolo politico ma del mondo privato che ruota attorno alle donne pubbliche, cosa che non succede con gli uomini».

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