Adelchi rinasce in Val di Non 

Un progetto visionario. A partire da questa sera su History Lab la serie in 9 puntate finanziata dalla Comunità di Valle e da sedici Comuni Un grande sforzo collettivo con il coinvolgimento attivo della popolazione per riscoprire la tragedia scritta da Alessandro Manzoni


Marzio Terrani


Trento. Comincia oggi la prima serie TV interamente prodotta e girata in Val di Non, che negli ultimi mesi ha saputo coinvolgere in un’attività di produzione culturale decine di persone del territorio, in un momento estremamente difficile per tutti. Dopo 25 anni di assenza da ogni cartellone teatrale italiano, l’”Adelchi” di Alessandro Manzoni riprende vita sotto forma di una fiction televisiva, che ne mostra il particolarissimo percorso di messinscena alla maniera slow theatre. La serie, finanziata dalla Comunità della Val di Non e da sedici Comuni della Valle – uniti in uno straordinario sforzo produttivo di rete – , con il sostegno del BIM dell’Adige, è prodotta da Stradanova Slow Theatre, in collaborazione con la Trentino Film Commission, la Fondazione Museo storico del Trentino, il Gruppo Teatrale Moreno Chini e Ananas Video. La regia è di Elena Galvani, Jacopo Laurino, Marco Rauzi.

In viaggio con Adelchi - La serie

La serie andrà in onda in prima serata (ore 21.15) a partire appunto da oggi 20 novembre su History Lab (canale 602 del digitale terrestre) e si compone di 9 puntate della durata di quaranta di minuti. Il set sono una serie di luoghi di interesse storico, artistico e naturalistico della Val di Non, nei quali la serie è stata girata nei mesi di luglio, agosto e settembre 2020.

Il cast prevede i due attori e registi Elena Galvani e Jacopo Laurino, affiancati da una ventina di attori non professionisti trentini (quasi tutti nonesi) selezionati fra i partecipanti ai corsi di recitazione e lettura espressiva tenuti in parte a distanza e in parte in presenza nei mesi di maggio e giugno.

Cosa vedranno gli spettatori? Senz’altro un prodotto particolare, in cui la vicenda tragica di Adelchi si intreccia con le vite degli attori non professionisti e con l’avventura inedita di una produzione televisiva locale. Il sottotitolo della serie è “Indagine collettiva sull’Adelchi di Alessandro Manzoni”. Effettivamente si tratta di un’indagine che i registi Galvani-Laurino conducono sul testo di Manzoni insieme a tante persone: gli attori non professionisti e una serie di esperti in varie tematiche legate al testo e al suo autore.

Lo spettatore, guidato dai due registi che lo aiuteranno a seguire la vicenda e ad interpretarla, verrà subito catapultato nella sala prove, dove gli attori non professionisti si cimentano con lo scavo dei loro personaggi e con la dizione degli endecasillabi manzoniani, ciascuno con le proprie comprensibili difficoltà, ma mettendo la loro umanità al servizio dei personaggi. Poi, dalla prova e dal mondo della tragedia, lo spettatore potrebbe trovarsi proiettato nella vita dell’attore, scoprendo i legami sotterranei che vengono a crearsi tra attori e personaggi. Così, la dizione spesso fortemente regionale con cui il verso tragico viene recitato, acquista un senso, diventando quasi un valore aggiunto dell’interpretazione. Alle domande, alle curiosità sulla vicenda storica, sull’opera tragica, sul suo autore, sui caratteri dei personaggi, proveranno poi a dare risposta vari esperti intervistati dai registi. Così, Giuseppe Albertoni, professore di Storia Medievale dell'Università di Trento e i due archeologi nonesi Alessandro e Luca Bezzi, ci chiariranno alcuni aspetti del cruciale momento storico in cui i Longobardi vengono sconfitti, dopo duecento anni di dominazione sulla penisola italiana, dai Franchi di Carlo Magno; Paolo Colombo, del Dipartimento di Lettere dell’Università di Trento e Franco Sangermano, docente di Storia del Teatro dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano, ci sveleranno alcuni segreti dell’opera di Manzoni e della sua fortuna o sfortuna scenica; Claudio Agostini, primario di psichiatria, proverà ad analizzare le psicologia dei personaggi e i loro rapporti. Poi, d’improvviso, gli attori daranno vita a veri e proprio momenti di fiction, in costume e in location, portando in scena, puntata dopo puntata, buona parte della tragedia di Manzoni. Infine, lo spettatore, in alcune puntate, potrebbe essere colto di sorpresa e ritrovarsi nelle bettole in cui vive quel “volgo disperso che nome non ha”, cioè il popolo italico sottomesso prima ai Longobardi e poi ai Franchi, che nella tragedia di Manzoni rimane solo sullo sfondo, ma che in questa serie TV prende vita in chiave comica attraverso delle brevi scene improvvisate da un gruppo di utenti, operatori e volontari del Centro di Salute Mentale di Cles.

Il progetto

La serie TV nasce come reazione alla pandemia, nell’intento di non rinunciare ad un progetto che ormai da dieci anni anima le estati della Val di Non: “In viaggio con…” – con I promessi sposi, con l’Orlando furioso, con il Decameron e così via; di anno in anno cambia il titolo, ma rimane l’idea di raccontare e leggere a puntate un’opera letteraria in varie location di interesse storico della Valle, coinvolgendone attivamente la popolazione. Dal 2014, a curare la rassegna estiva, è il Gruppo Teatrale Moreno Chini di Taio (Comune di Predaia) assieme ai due attori e registi professionisti di Stradanova Slow Theatre, Elena Galvani e Jacopo Laurino. La novità da loro apportata è stata proprio quella del coinvolgimento attivo della popolazione nell’operazione culturale, in linea con quel modo di fare teatro – ma che è anche un modo di intendere la produzione culturale come un’esperienza che dev’essere sempre partecipata e mai “calata dall’alto” – che loro chiamano slow theatre. Ogni anno, in primavera, la popolazione della Val di Non riceve una chiamata: si cercano attori non professionisti, anche senza alcuna esperienza pregressa, per interpretare e raccontare in maniera corale e condivisa un’opera letteraria. Solitamente rispondono una ventina di persone, che prima seguono un percorso formativo insieme a Galvani e Laurino sulla lettura espressiva e sull’opera letteraria in questione, poi salgono sul palco a fianco dei due attori professionisti e con loro, che sera dopo sera spiegano e commentano alcune pagine dell’opera, ne danno lettura. Nell’edizione di quest’anno, l’intento è stato quello di potenziare l’aspetto del coinvolgimento attivo della popolazione, con l’intento di intercettarne anche le fasce più deboli. Così, al fianco dell’Assessorato alla Cultura (assessore Fabrizio Borzaga) della Comunità di Valle, da sempre promotore dell’iniziativa, si è mobilitato l’Assessorato alle Politiche Sociali della Comunità (assessore Carmen Noldin), con un intervento specifico anche dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Cles (assessore Cristina Marchesotti), per organizzare a partire da marzo 2020 una serie di corsi di teatro e lettura espressiva. Due corsi sono stati rivolti genericamente alla popolazione della Valle, intercettata con l’ormai tradizionale e attesissima “chiamata alle armi” di In viaggio con… – la risposta è stata quest’anno superiore ad ogni aspettativa, con più di quaranta iscritti! – , mentre altri corsi sono stati rivolti specificatamente agli aderenti ad associazioni nonese operanti nel sociale, per coinvolgere soggetti più fragili e che più difficilmente rispondono spontaneamente alla chiamata: anziani, adolescenti, portatori di disagio psichico e fisico, stranieri ancora poco integrati e così via. L’idea è quella di far diventare In viaggio con… anche un’occasione per creare nuovi legami, per far sentire i diversi gruppi di cui si compone la comunità – e che spesso non comunicano fra loro – partecipi di un’operazione culturale comune, apportando all’interpretazione dell’opera letteraria prescelta il valore aggiunto dei propri diversissimi punti di vista.

Perchè proprio l’Adelchi

L’Adelchi di Alessandro Manzoni è sicuramente una delle più belle tragedie della nostra drammaturgia, che tuttavia non ha goduto della meritata fortuna scenica. Probabilmente, la cosa si spiega in buona parte per l’utilizzo dell’endecasillabo, che accomuna tutto il teatro classico italiano – compresa la ricca e straordinaria produzione alfieriana – e lo ha condannato nel Novecento ad una rarissima presenza sulle scene. Le rappresentazioni di Adelchi, a partire dall’anno della sua pubblicazione – il 1822 – ad oggi, si contano probabilmente sulle dita di due mani e sono almeno 25 anni che il titolo Adelchi non figura in un cartellone di prosa italiano.

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