Addio al lockdown con la banda di Pozza e la tromba di Fresu 

Musica. Oggi l’uscita sui canali social del video “Il nuovo inizio”, omaggio alla ripartenza Dorich: «Ogni componente ha registrato da solo, e Paolo in Sardegna ha fatto la stessa cosa» Tutto il materiale è stato poi ricomposto in uno studio di Torino ed è nata “No potho reposare” 


Marzio Terrani


Trento. Un video per dare l’addio al lockdown, che ha svuotato, palcoscenici, teatri, piazze, ma non ha interretto il flusso creativo di Paolo Fresu che, dopo essersi esibito sul web tra gli applausi - o meglio i like - dei fan, ora è pronto a tornare dal vivo. E non solo lui. Il celebre trombettista e flicornista, di Berchidda in Sardegna, vanta un legame sincero con il Trentino-Alto Adige che rinnova, il 14 giugno alle 8.30, con l’uscita sui suoi canali social, di un video musicale in cui è protagonista con la banda della Mùsega de Poza. “Il nuovo inizio”, titolo del video, è il racconto di una ripartenza, grazie a un incontro a distanza tra differenze: il jazzista di fama internazionale con i bandisti, il mare di Alghero con le Dolomiti di Fassa, la lingua sarda con quella ladina. Diversità che diventano armonia nell’esecuzione di “No potho reposare” (scritto nel 1920 da Giuseppe Rachel su testo della poesia “A Diosa” di Salvatore Nisi), ricordando simbolicamente il concerto del 29 luglio 2018 per “I Suoni delle Dolomiti” che ha visto Fresu e i bandisti di Pozza esibirsi di fronte a cinquemila persone con la Roda di Vael a fare da quinta. «È arrivato - racconta Fresu - un video bellissimo, con la Mùsega de Poza che suona una musica sarda a me molto cara. Quando l’ho visto mi sono profondamente emozionato, come mai mi era successo in questo periodo. Mi sono emozionato io e si è emozionata mia moglie, perché in quelle immagini abbiamo ritrovato l’essenza se non l’addizione delle riflessioni di questi mesi. Vi ho ritrovato suoni, luoghi straordinari, costumi, volti. È qualcosa che mette insieme Dolomiti e Sardegna, attraversando idealmente un’Italia bellissima che ha avuto la grande capacità di reagire al Coronavirus. L’emozione arriva perché questo video accoglie e raccoglie quanto ci è stato tolto dal Covid 19: lo spazio, il contatto con la natura, la musica collettiva, il sogno, la socialità, la felicità, la lingua, l’appartenenza». Giancarlo Dorich, direttore della Mùsega de Poza, si è sorpreso quando Fresu, dopo aver ricevuto una sua mail accorata, ha accettato subito di partecipare al video. «Fresu ha colto perfettamente l’urgenza, espressa nelle mie parole, di non disperdere, durante il distanziamento dettato dal Covid 19, il patrimonio culturale composto da tanti appassionati che suonano nelle bande e a livello amatoriale. Si è messo a disposizione, gratuitamente, per realizzare un video che manifesta la volontà di riappropriarci insieme della musica». Una ripartenza che trae forza dalle proprie radici e dai momenti più importanti per i bandisti di Pozza, come dice Dorich nelle prime immagini del video, girate in Val San Nicolò: «Come questi alberi, grazie alle nostre radici che sono legate alla nostra terra, possiamo alzarci verso il cielo e ripartire da quello che sappiamo fare meglio. Ricominciamo da uno dei ricordi più belli che abbiamo assieme a Paolo Fresu». Ma, a differenza del concerto de “I Suoni”, l’esecuzione di “No potho reposare” questa volta è avvenuta attraverso la registrazione delle tracce di ciascun componente della banda. Tutto il materiale è stato ricomposto dal Karibu Mastering Studio di Torino: «Un lavoro che ha dell’eccezionale», sottolinea Marco Somadossi, compositore roveretano che ha arrangiato il brano nel 2018.

Il video che tanto ha fatto emozionare Fresu è stato cucito addosso - immagine per immagine, nota per nota - al grande trombettista jazz, agli appuntamenti più importanti della banda di Pozza, ai panorami iconici della Val di Fassa, dai giornalisti Andrea Selva ed Elisa Salvi che l’hanno realizzato, tra fine maggio e i primi di giugno, per l’Apt di Fassa (che lo pubblica sui suoi social media contemporaneamente a Fresu). «Terminare ufficialmente il mio lockdown con “No potho reposare”, la Musega de Poza, la Sardegna, il Trentino in un dialogo creativo ancor prima che geografico, è il miglior modo di lasciare la rete. Viva la Musica e viva le bande», conclude Fresu, che il 15 giugno torna in concerto al Teatro Olimpico di Vicenza.













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