Addio a Stefano D’Orazio, storico batterista dei Pooh 

Lutto nel mondo della musica. Il musicista si è spento al Gemelli di Roma, colpito dal Covid I suoi compagni di una vita: Red, Dodi, Roby e Riccardo: «Abbiamo perso un fratello»


Daniela Mimmi


Roma. “Sono sceso al capolinea. Sto per scendere dalla grande astronave luminescente e fortunata che per tanti anni mi ha trasportato oltre le mie aspettative in una lunga avventura indimenticabile, spesso faticosa, quasi sempre straordinaria...” È l’inizio della lettera che Stefano D’Orazio scrisse quando decise di lasciare i Pooh, nel 2009, ma avrebbe potuto scriverla ieri notte, nel Columbus del Policlinico Gemelli, clinica romana dedicata al Covid, dove era ricoverato da una settimana e dove è morto nella notte di ieri, all’età di 72 anni. Era in via di guarigione da una patologia che stava curando da circa un anno e al lavoro su alcuni progetti che gli stavano molto a cuore, quando è risultato positivo al Covid che ha compromesso irrimediabilmente il suo stato di salute. Stefano D’Orazio era entrato a far parte dei Pooh nel 1971, come batterista e cantante, quando ne uscì Valerio Negrini che loro chiamavano il “quinto Pooh”, perchè ha sempre continuato a scrivere i testi delle canzoni dei Pooh, spesso affiancato proprio da D’Orazio. Con i Pooh inizia un’avventura che per lui durerà 38 anni, in quell’astronave luminescente e fortunata che descrive nella sua lettera d’addio. Con loro ha fatto centinaia di concerti in tutto il mondo, registrato 50 album e venduto più di 100 milioni di dischi. Per loro e con loro ha scritto canzoni bellissime come “Eleonora mia madre”, “Pronto buongiorno è la sveglia” e “La leggenda di Mautoa”, contenuti nell’album Boomerang, “Buona fortuna”, “La mia donna”, “Il giorno prima” e tante altre ancora. I Pooh si accorgono presto che sa anche cantare e oltre al consolidato duo canoro Facchinetti-Battaglia, cominciano a utilizzare anche le belle voci sue e di Red Canzian. Ad esempio è Stefano D’Orazio, da dietro la sua enorme batteria, che interpreta “Uomini soli”, “Donne italiane”, “Il cielo è blu sopra alle nuvole”, “Cento di queste vite” e tante altre ancora. Quando lasciò i Pooh, dopo trentotto anni di militanza nella band e dopo un tour di 38 date conclusosi a Milano, disse: «Che meraviglia, da domani la mia agenda è vuota. Voglio un po’ di spazio per me e fare quello che con i Pooh non sono mai riuscito a fare». È quello che poi ha fatto, soprattutto nel campo dei musical che erano diventati la sua passione. Ne ha scritti quattro che il Circolo l’Obiettivo ha portato anche a Bolzano: “Mamma mia”, che scrisse su richiesta degli Abba, “W Zorro” che scrisse insieme a Roby Facchinetti, “Aladin” e “Cercasi Cenerentola”. Stefano D’Orazio, oltre che batterista, cantante, mente amministrativa e autore, era anche scrittore. Il primo libro era “Confesso che ho stonato – Una vita da Pooh” e l’ultimo “Non mi sposerà mai”. E invece dopo una vita da nubile, soli tre anni fa, ha sposato Tiziana Giardori, sua compagna da tanti anni. Nel 2015 ha partecipato ai concerti della band in occasione dei festeggiamenti per i cinquant’anni di vita della band: quattro concerti sold out negli stadi per un totale di 200.000 spettatori, tre concerti sold out all’arena di Verona per oltre 36.000 spettatori, oltre venti concerti sold out nei palasport di tutt’Italia e l’ultimo concerto a Bologna trasmesso per la prima volta in diretta in oltre 200 cinema in tutta Italia. Quest’anno aveva ripreso in mano il progetto, nato durante la breve reunion, di un’opera tra il rock e il sinfonico, che rilegge la storia di Parsifal, per la quale si avvaleva delle musiche di Roby Facchinetti. Tutti i progetti sono stati interrotti dalla pandemia e probabilmente non vedranno mai la luce. L’annuncio della morte di Stefano D’Orazio è stato dato su Twitter questa notte dall’amico Bobo Craxi e poi stata confermata dai Pooh su Facebook. “Due ore fa... era ricoverato da una settimana e per rispetto non ne avevamo mai parlato... oggi pomeriggio, dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando... poi, stasera, la terribile notizia. Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa. Preghiamo per lui. Ciao Stefano, nostro amico per sempre... Roby, Dodi, Red, Riccardo”.

Con la scomparsa di Stefano D’Orazio forse i Pooh sono definitivamente morti e con lui le speranze di quanti avrebbero voluto vederli di nuovo insieme.















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