A Berlino in mostra lo spirito vitale di Christian Fogarolli 

Arte contemporanea. L’artista trentino espone allo STATEStudio della capitale tedesca “Pneuma” si interroga sul tema della salute, quella mentale ma anche quella fisica Il progetto approderà poi al MAMbo di Bologna. «Anche Covid ha molti risvolti psichiatrici»


Sandra Mattei


Trento. “Pneuma”. Prefisso che indica in medicina tutto quanto riguarda i polmoni e che in questa emergenza richiama la malattia, il virus che attacca le vie respiratorie, che ci fa mancare il respiro. Ma “pneuma” è anche, in filosofia, un concetto che indica il soffio vitale, in definitiva l’anima. Christian Fogarolli, artista trentino, 36 anni, con alle spalle partecipazioni a mostre e progetti in importanti musei ed istituzioni culturali internazionali, ha il merito di aver anticipato i tempi, interrogandosi con la mostra “Pneuma”, appunto, sulla nostra salute, mentale prima di tutto, ma che è strettamente legata a quella fisica. E, in particolare, ha voluto avventurarsi nel labile confine tra ciò che viene interpretato come normale o che esce da questi schemi. La sua mostra “Pneuma” è ora allestita allo STATE Studio di Berlino fino a fine maggio, sarà poi presentata in altri Paesi europei ed infine entrerà nelle collezioni permanenti del Museo di Arte Moderna di Bologna, MAMbo. Nel 2021 verrà pubblicato anche il catalogo del progetto con contributi di personalità del campo medico e artistico con gli scatti inediti del viaggio in corso d’opera.

Prima di tutto, perché questo interesse per la “malattia” mentale?

Mi sono sempre interessato al lato oscuro e indecifrabile dell’essere umano e di come il cervello produce e sviluppa il pensiero nella sua complessità. Il lavoro tenta di utilizzare lo strumento dell’arte contemporanea per analizzare il rapporto tra mente e cervello e quello tra normalità e devianza. Tentare di comprendere come le categorizzazioni scientifiche si riversano sulla società.

La presenza in Trentino di un ospedale psichiatrico come quello di Pergine, che in passato ha ospitato centinaia di pazienti, ha influenzato questo interesse?

I miei studi si sono concentrati sull'arte e sull’archeologia all’Università di Trento e sul restauro in seguito a un master presso l’Università di Verona. Il mio primo approccio a livello di ricerca pratica e sul campo è avvenuto proprio negli archivi dell’ex ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana. Qui, nel 2014 sono stato incaricato dalla Provincia di progettare un'installazione ambientale per il padiglione autopsie del complesso, dal punto di vista architettonico uno degli edifici più interessanti e meglio conservati. “Pneuma” è una prosecuzione coerente di una ricerca in questo campo, entra in contatto con istituti psichiatrici di dieci paesi europei in un confronto diretto con chi lavora e con chi è in cura per tentare di sfatare il meccanismo per cui il disagio psichico diventa stigma e marginalizzazione.

Il progetto “Pneuma” è sostenuto da molti partner internazionali, ma coinvolge anche istituzioni locali?

Il progetto è nato da un’iniziativa del Ministero per i beni e le attività culturali (Mibact) per promuovere l'arte contemporanea italiana nel mondo. Mi è stato conferito il premio lo scorso anno essendo supportato da venti partner internazionali. I paesi coivolti oltre all'Italia sono Svizzera, Austria, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Inghilterra, Romania, Repubblica Ceca. In Italia il punto di riferimento della ricerca è stato Parco San Giovanni di Trieste: l’istituzione riformata da Franco Basaglia. Il progetto andrà, dopo Berlino, a Bucarest, a Zurigo ed infine al MAMbo di Bologna (ma le date sono tutte da rivedere causa l'emergenza Covid – 19). Sono previsti degli eventi per presentare la ricerca, che consiste anche in scatti inediti realizzati nel mio viaggio in Europa e un film. Questi, definiti “Pneumaevents”, si svolgeranno in diverse istituzioni tra cui il CIMeC dell'Università di Trento con cui sto collaborando.

Entrando nello specifico del progetto, a cosa si riferisce il titolo “Pneuma”?

Il termine “Pneuma” è complesso ed è risultato della storia stratificata del pensiero filosofico e scientifico. Pneuma è la polvere invisibile legata allo spirito, al soffio vitale, di cui parlarono già i filosofi dell'antichità come Anassimene. Un concetto poi ripreso nel Medioevo e dagli alchimisti e che si intreccia con quello di “psiché” in campo scientifico. Credo sia il termine più adatto nella mia visione a rappresentare il concetto di intangibilità, così simile a ciò che può essere malattia mentale.

Ti aspettavi di aver anticipato i tempi che stiamo vivendo, focalizzando la tua ricerca sul tema della salute, che adesso è diventata la condizione con cui tutti dobbiamo confrontarci?

Il lavoro degli artisti basato su una struttura non schematica e imposta può risultare profetico. Certamente il tema del disagio psichico, alla luce dell'emergenza sanitaria globale risulta di grande attualità. Il contagio Covid-19 secondo l'Oms è diventato anche un problema importante a livello psicologico: lo stesso isolamento forzato ha fatto emergere disagi di diversa natura che dovranno essere affrontati.

Come è stato il rapporto con gli istituti con cui hai lavorato e quale l'accoglienza ricevuta?

Ho creato collaborazioni con istituti psichiatrici, psicanalisti, associazioni che si occupano di recupero mentale. Il progetto prende le mosse da due importanti fonti legislative: la legge 180 del 1978 e la dichiarazione europea di Helsinki del 2005 che propone un piano d'azione per realizzare e sostenere politiche globali per la salute mentale nei Paesi della Regione europea dell'Oms. Le politiche adottate da ogni Paese in questo campo riflettono il sistema sociale, le vicende storiche e politiche. Ci sono stati aperture e chiusure in questi viaggi, collaborazioni e possibilità mancate, tutto entra nell’esperienza personale che ha portato alla costruzione delle opere, da Trieste a Bucarest, dall’Austria a Londra fino in Belgio dove ho potuto passare dieci giorni vivendo all’interno del Guislain Psychiatric Hospital di Gand. Quì all’interno delle “mura” ho vissuto la separazione fisica tra dentro e fuori.

Le opere allestite, la loro materia e forma, come nascono?

I lavori prodotti nascono dall’influenza dei viaggi di ricerca e da studi personali effettuati sulla storia della malattia mentale in ambito scientifico. La mostra presenta una grande video-installazione ambientale composta da diverse parti: sculture in vetro di Murano che rappresentano parti organiche, un film, fotografie dei viaggi e di analisi scientifiche sul mio cervello. Le sculture comunicano tra loro attraverso materiali diversi: tubi siliconici con liquidi, pigmenti, luci. La scelta del vetro ricade sulla caratteristica della lavorazione della materia in quanto non è plasmabile attraverso il tocco umano, ma solo con gli elementi della natura: acqua, terra, fuoco, aria (un soffio appunto). Questa intangibilità rappresenta la connessione con la malattia mentale, anch’essa invisibile, impalpabile.













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