Colli Zugna, enologo e 5 soci assolti dall’accusa di frode 

La prima sentenza. Per il Gup da tecnico poteva non sapere come venivano raccolte e registrate le uve. E lo stesso i soci. Malfatti condannato a 8 mesi solo per avere ostacolato gli accertamenti


Luca Marsilli


Rovereto. Si è chiusa con il minimo dei danni possibili la prima trance in aula del “megaprocesso” alla Cantina Colli Zugna. Con l’accusa, per i vertici amministrativi e tecnici della cooperativa e di una raffica di soci, di avere architettato e gestito una truffa ai danni del Doc. Una indagine partita dal ritrovamento in cantina di alcuni fusti pieni d’acqua etichettati come vino bianco doc e che aveva portato al sequestro e al commissariamento. Fino, ad indagine conclusa, a 93 accusati. Il grosso dei quali si è perso da allora per strada. Il direttore, Luciano Tranquillini, aveva patteggiato 1 anno e 8 mesi; una decina di soci avevano visto archiviare le loro posizioni per la particolare tenuità (meno di 3 quintali di differenza tra vino dichiarato e vino conferito); 30 avevano patteggiato pene tra 1 e 2 mesi e alttri 40 avevano chiesto la messa in prova. Restano 13 accusati, sei dei quali comparsi ieri mattina per il giudizio abbreviato daavanti al Gup Mariateresa Dieni. Uno di peso, l’enologo Enrico Malfatti, più 5 soci conferitori. Il primo accusato di associazione a delinquere finalizzata alla frode, gli altri solo di frode in commercio. L’accusa non ha retto: Malfatti è stato condannato ad 8 mesi ma solo per avere ostacolato i controlli degli ispettori, riempiendo quei fusti d’acqua. Niente associazione a delinquere né frode: da enologo, è stata la linea difensiva, curava la trasformazione dell’uva in vino, non come l’uva veniva coltivata e come avvenivano i conferimenti dei soci. Tutti assolti i 5 soci: portavano uva, cosa ne facesse la cantina potevano benissimo non saperlo.

Si apre invece questamattina il processo a carico di altri sette accusati: il presidente Paolo Saiani, il suo vice Francesco Moscatelli, la segretaria Paola Galvagni e poi Giancarlo Lechtaler, Ugo Postal, Valentino Girardelli e Mariano Secchi. Quest’ultimo “solo” un socio conferitore, che però ha voluto andare a processo senza scegliere riti alternativi per poter dimostrare tutta la propria innocenza.

L’assoluzione di Malfatti dalle accuse più gravi non significa nulla per questi imputati: che lui potesse non sapere nulla, visto il suo ruolo tecnico molto specifico, ci sta. Ma lo stesso argomento non potranno sostenerlo anche gli altri. Dal punto di vista di capire cosa effettivamente accadesse alla Colli Zugna, la storia si inizia a scriverla oggi. E ci vorrà ben più di una udienza per arrivare a sentenza.













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