Aumentato lo stipendio per i lavoratori Bertagni  

Lo stabilimento di Borghetto d’Avio. Quattrocento euro lordi al mese in più per chi si occupa della produzione di tortellini e pasta fresca. In vista assunzioni e nuove linee produttive


PAOLO TESSADRI


Avio. Il contratto segreto. Doveva rimanere riservato l’aumento salariale ai lavoratori della Bertagni 1882 degli stabilimenti di Arcugnano, nel Vicentino, e di Borghetto d’Avio. Antonio Marchetti, amministratore delegato dell’azienda, non vuole commentare e fatica a doverlo ammettere. Per i lavoratori in produzione l’aumento è di 400 euro lordi al mese, 20 euro per ogni giorno lavorato, dal 20 al 25 per cento, a seconda della categoria professionale. Non è cosa da poco di questi tempi. L’azienda ha un bilancio consolidato di 102 milioni di euro nel 2019, è la seconda produttrice in Italia per la pasta fresca. La maggioranza azionaria, dallo scorso anno, è in mano alla spagnola Ebrofood, la prima al mondo per ordine di grandezza nel settore del riso e la seconda per la pasta fresca. Ma le decisioni rimangono in mano italiana. La Bertagni conta 458 dipendenti nei due stabilimenti, compresi gli interinali, personale a tempo determinato e assunti a tempo indeterminato, di cui 150 ad Avio con quattro nuovi assunti nel 2020. A Borghetto, dopo le vicissitudini della Paf e la brutta esperienza della Malgara, l’azienda è stata acquista nel 2017 dalla Bertagni. Partiti in sordina nel 2018 con una sola linea produttiva, ora ne ha tre ed entro il 2020 si pensa già a una quarta e a una quinta. Significa più produzione e assunzione di nuovi lavoratori. Lo stabilimento aviense sforna il 26 per cento dell’intera produzione. Ma si va verso il 40 per cento. Motivo: ad Arcugnano lo stabilimento è un po’ piccolo per le prospettive future, ad Avio è possibile espandersi. La Bertagni ha anche puntato su un’importante attività di ricerca e sviluppo dell’innovazione tecnologica.

Export in tutto il mondo

L’azienda commercializza solo una piccola parte con la propria etichetta. Infatti lavora soprattutto per conto terzi: è il marchio privato di 15 dei primi 20 food retailers al mondo. Esporta in 40 Paesi e in cinque continenti. L’Inghilterra rappresenta una fetta importante dell’esportazione. Ma qui cominciano i guai: le materie prime sono aumentate di prezzo anche del 40 per cento ed è difficile reperirle. E poi i trasporti sono aumentati anche del 100 per cento. Solo su questo, Marchetti si sbottona. “È un momentaccio e la situazione è difficilissima. Ogni giorno c’è un nuovo collo di bottiglia e lavorare diventa sempre più difficoltoso”. Anche sul piano personale. Marchetti ha avuto lutti tra amici per il Coronavirus. La difficoltà è anche trovare manodopera specializzata, benché Avio abbia ormai una tradizione trentennale nel settore. Sempre Marchetti: “Ai nostri lavoratori ci teniamo”. L’assenteismo è, infatti, pari allo zero. Mentre i lavoratori di Borghetto apprezzano l’attuale gestione. “Noi veniamo dalla precedente gestione Malgara, in cui i lavoratori sono usciti cornuti e mazziati, oltre ad essere stati trattati per 15 anni come numeri e non come persone. Questi hanno un gran rispetto dei dipendenti e lo dimostrano in ogni modo, non ultimo i vari incentivi che ricevono in più di un’occasione”. Sta tutta qui la differenza fra gli industriali “mordi e fuggi”, predoni che rovinano il mercato, e gli imprenditori veri.













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