Ricerca

Tumore alla prostata, uno studio dell’Università di Trento apre nuovi spiragli per la cura

Andrea Lunardi e Alessandro Alaimo (Cibio) firmano i risultati pubblicati sulla rivista Embo Journal. Per la parte clinica ha collaborato l’Azienda sanitaria



TRENTO. Uno studio dell’Università di Trento apre degli spiragli per affrontare in modo nuovo il cancro alla prostata, un tipo di tumore che è definito “immunologicamente freddo” perché è caratterizzato da una scarsa presenza di cellule del sistema immunitario. La conseguenza è che le cellule tumorali faticano a essere riconosciute ed eliminate dalle cellule immunitarie.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati nei giorni scorsi sulla rivista scientifica "Embo Journal", in un articolo firmato da Andrea LunardiAlessandro Alaimo, rispettivamente coordinatore e postdoc dell'Armenise-Harvard Laboratory of Cancer Biology & Genetics al Dipartimento di biologia cellulare, computazionale e integrata (DiCibio).

Nello studio viene spiegato il meccanismo con cui l'infiammazione della ghiandola prostatica promuove l'immunità antitumorale innata.

Il lavoro è frutto di una collaborazione tra ricerca e clinica che vede protagoniste l'Università di Trento e l'Azienda sanitaria. Per la parte clinica, tra gli autori dell’articolo vi sono Mattia Barbareschi (direttore di Anatomia patologica dell’Ospedale Santa Chiara di Trento e docente del Centro per le scienze mediche di UniTrento) con Giovanni Bertalot (anche docente UniTrento) e Francesco Giuseppe Carbone (della stessa unità). Tra gli autori c’è anche Orazio Caffo (direttore di Oncologia medica – Trento), che tra l’altro ha ricevuto un finanziamento dalla Fondazione Pezcoller per un progetto sul tumore prostatico che si sta svolgendo in collaborazione con il gruppo di ricerca guidato da Andrea Lunardi. Altra unità operativa coinvolta è il laboratorio di Patologia clinica - multizonale diretto da Adriano Anesi.
Partner sono inoltre le università di Berna, Torino, Insubria, Milano San Raffaele e l’Istituto oncologico veneto di Padova.

Sullo stesso tema - ricorda l'Università in una nota - lavorerà per i prossimi tre anni Elisa Marmocchi, vincitrice della borsa di dottorato finanziata di recente dalla Fondazione Pezcoller. 













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