Sanità

Una rivoluzione nei soccorsi del 118

Basta trasporti al S.Chiara per i pazienti non gravi, che vanno in valle. Le critiche: lievitano i chilometraggi e i costi


Paolo Tagliente


TRENTO. Avete problemi di respirazione e siete residenti a Civezzano? Sappiate che se chiamate l'ambulanza del 118 verrete trasportati all'ospedale di Borgo Valsugana. Se, invece, avete lo stesso problema, ma risiedete ad Albiano, i sanitari arrivati dal Santa Chiara vi trasporteranno niente meno che fino a Cavalese mentre, nel caso in cui abitiate a Mezzocorona, verrete trasferiti al pronto soccorso dell'ospedale di Cles. Vi sembra strano? Beh, è sembrato strano anche al paziente che vive in un centro della Rotaliana e che ha contattato la nostra redazione per segnalare quella che, ai suoi occhi, è parsa un'assurdità. «Mi sono sentito male qualche giorno fa – spiega – e sono stato trasportato all'ospedale di Cles. All'inizio ero ovviamente incredulo, ma i sanitari del 118, gentilissimi, mi hanno spiegato che queste sono le nuove disposizioni. E così, sono stato trasportato in val di Non, con un tragitto che a me è parso eterno, rispetto a quello che avrebbe potuto essere quello verso Trento».

Disposizioni che il primario del 118 Alberto Zini ha dato alla fine di ottobre perché venissero attuate a partire dal 10 novembre scorso. Il documento firmato da Zini stabilisce in modo chiaro le destinazioni ospedaliere alternative al Santa Chiara nel caso il 118 intervenga per soccorsi che riguardino persone con problemi di carattere cardiocircolatorio (tranne che si tratti di infarto miocardico acuto), respiratorio, neurologico (tranne nel caso di ictus potenzialmente trombolisabile), metabolico, gastroenterologico e urologico: per l'Alta Valsugana l'ospedale alternativo è quello di Borgo, per la valle di Cembra è quello di Cavalese, per la Rotaliana (tranne Lavis e Paganella ) quello di Cles, per la valle dei Laghi quello di Arco mentre per gli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna è quello di Rovereto.

Ovviamente, nei casi più gravi, i sanitari fanno sempre riferimento al nosocomio del capoluogo dal momento che, nello stesso documento, il primario indica in maniera chiara come gli operatori di centrale e il medico di centrale debbano interagire per stabilire le modalità dell'intervento dei soccorritori.

A lasciare perplessi, molto più del paziente rotaliano, sono pochi semplici dati: da Mezzocorona a Trento, infatti, i chilometri sono 20 mentre da Mezzocorona a Cles sono 24. La differenza, in questo caso, non è poi tanta. Non è così, invece, per l’ambulanza che da Albiano sale a Cavalese coprendo 40 chilometri invece che i 17 che dividono il paese della val di Cembra da Trento. E difficilmente spiegabili risultano i circa 36 chilometri che i sanitari partiti dal Santa Chiara devono percorrere per portare un paziente di Civezzano, nell’Alta Valsugana, all’ospedale di Borgo, quando per tornare a Trento ne percorrerebbero solo 8.

Non serve certo essere dei grandi matematici per farsi un’idea di quanto possano lievitare in un anno i costi del carburante e di manutenzione dei mezzi, che compiono centinaia di viaggi e che, è bene ricordarlo, ogni volta devono fare rientro al Santa Chiara, raddoppiando quindi i chilometri fatti. Ma anche a voler essere meno attenti ai costi (cosa difficile visti in questi tempi di crisi e di tagli che si abbattono pesantissimi anche sulla sanità trentina), viene da chiedersi quali possano essere le difficoltà organizzative e le ripercussioni sul servizio, con ambulanze ed equipaggi fuori sede (e quindi non disponibili) per ore.













Scuola & Ricerca

In primo piano