Un dizionario dal noneso/ladino all’italiano

Presentata la nuova iniziativa dell’Accademia con il sostegno del presidente altoatesino Kompatscher



CLES. «Se parlan en nones, insegnan la nosa storia”. Parte da questa convinzione la nuova iniziativa volta alla creazione di un vocabolario noneso-ladino/italiano, che l’Accademia della lingua e della cultura nonesa-ladina ha messo in cantiere. La presentazione di questo progetto è avvenuta ieri mattina a Cles ed è stata occasione per ricordare l’importanza linguistica, storica e culturale della parlata della gente d’Anaunia. Dopo l’introduzione di Caterina Dominici, è stato l’avvocato Sergio de Carneri a sottolineare il valore del noneso-ladino, unica lingua romano-retica presente in Italia. Anche l’intervento di Candido Marches, presidente dell’Accademia nonché artista ideatore del logo, ha posto l’accento sull’importanza di conservare una parlata, una lingua che corre il rischio di subire le modificazioni imposte dal modernismo. Ma anche dalle consuetudini familiari, che non garantiscono più il passaggio di padre in figlio di un bagaglio lessicale in via d’estinzione.

Tanti sono tuttavia i termini che appartengono alla lingua noneso-ladina e che vengono tutt’oggi usati, apportando sfumature assenti nella lingua italiana. Caterina Dominici porta l’esempio del termine “sfluà”, consumato, che rende con maggiore efficacia il significato grazie all’onomatopea, ma è ancora de Carneri a ricordare il termine “sniclar”, che si riferisce al lavoro della passera mentre costruisce il nido e che non trova una traduzione in italiano. Nasce dunque il progetto di uno strumento che fissi l’esistenza e garantisca l’uso di questi termini. Un lavoro molto più impegnativo rispetto a quello che lo ha preceduto e che ha portato alla creazione del già noto vocabolario italiano/noneso-ladino.

Per portare a termine questa iniziativa, che a livello istituzionale ha visto l’appoggio della Regione nella figura del presidente della giunta provinciale di Bolzano Arno Kompatscher, è prevista la collaborazione tra più figure coordinate dal professor David Wilkinson. A credere fermamente in questa proposta sono anche Giorgio Debiasi, che ha già lavorato alla creazione del vocabolario dal “talian” al “nones-ladin”, Fabio Widmann, curatore della trasmissione “Doi ciacole dre al Nos” su Radio Anaunia, e Dolores Keller che ha sottolineato il grande piacere di scrivere poesie nella lingua nonesa con un duplice valore: quello culturale e quello affettivo. (f.b.)













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