Trentino, quattro infarti ogni giorno

È la prima causa di morte: stili di vita sani per fare prevenzione


Serena Bressan


TRENTO. «Le malattie cardiovascolari costituiscono la prima causa di morte in Italia e in Trentino. E la prevenzione di queste malattie passa anche attraverso abitudini di vita che aiutino a mantenere il cuore in salute». Queste sono state le parole pronunciate da Marco Zeni, presidente dell'Associazione per la lotta alle malattie cardiovascolari (Almac), al convegno "Per il tuo cuore", tenutosi ieri mattina presso l'Auditorium del Centro per i Servizi Sanitari di Trento. Un incontro aperto al pubblico dei non addetti ai lavori, organizzato dall'Almac, dall'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), dalla Fondazione "Per il tuo cuore - Anmco" e dal Gruppo italiano di cardiologia riabilitativa e preventiva (Gicr).

«In occasione della settimana nazionale a sostegno della ricerca e della lotta contro le cardiopatie è doveroso ricordare l'importanza del tema della prevenzione, visto che i casi di infarto miocardico sono circa 1.500 all'anno solo sul nostro territorio - ha continuato Zeni -. Gli interventi a cuore aperto o a battito fermo sono da noi, invece, 350 ogni anno. Ma, per quanto riguarda le operazioni la lista d'attesa è lunga, perché il reparto è ancora in fase di ristrutturazione e sarà inaugurato nelle prossime due settimane. Si auspica, a questo punto, che avvenga la realizzazione piena dell'ipotesi progettuale: ovvero la costruzione di una sala operatoria all'altezza dei tempi e di una rianimazione che tenga il ritmo degli operati della cardiochirurgia».

L'evento "Per il tuo cuore", però, è stato pensato innanzitutto per sensibilizzare la popolazione trentina sui fattori di rischio che possono condurre a tali patologie ed ha visto la presenza dei direttori delle unità operative di Cardiologia e Cardiochirurgia del Santa Chiara, Roberto Bonmassari e Angelo Graffigna, oltre che del presidente onorario dell'Almac ed ex primario Marcello Disertori. L'associazione Almac opera ormai da 22 anni ed è stata fondata da Sergio Monopoli, primo trapiantato di cuore del Trentino, deceduto nel 2009.

«Da noi la situazione è buona, ma altri passi avanti si potrebbero fare - ha rilevato Disertori -. Dal momento che il successo della terapia è strettamente legato ai tempi di intervento, bisognerebbe creare una rete mirata al coinvolgimento di tutti i cittadini perché sappiano riconoscere i segnali d'allarme dell'infarto e non perdano tempo prima di chiamare il 118. Qui contano i minuti e, perciò, sarebbe opportuno promuovere la defibrillazione precoce».

Aggiungere tra gli strumenti del primo soccorritore il defibrillatore semiautomatico può aumentare la speranza di salvare vite. E ciò sarebbe utile dal momento che le malattie cardiovascolari colpiscono fette sempre più giovani della popolazione. «Vogliamo portare avanti una campagna nelle scuole per cercare di prevenire i fattori di rischio, come l'obesità, il fumo, la droga e l'alcol - ha concluso -. E una prima tappa di questo tour di sensibilizzazione è già avvenuta al "Don Milani" di Rovereto».













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