Tragedia di Nomi, automobilista indagato 

L’inchiesta. I carabinieri hanno inviato l’incartamento in Procura. Sequestrata la telecamera posteriore di un’Audi che precedeva la moto e ha ripreso l’incidente: decisiva per ricostruire la dinamica. Il funerale di Matteo Riolfatti martedì a Canova, I colleghi: «In moto era prudente»



Trento. Sarà indagato per omicidio stradale il giovane di 19 anni che era alla guida della Ford Fiesta contro la quale si è scontrato venerdì a Nomi Matteo Riolfatti, in sella alla sua Bmw. I carabinieri di Rovereto hanno inviato in Procura l’informativa e ora stanno cercando di capire esattamente quello che è accaduto. L’iscrizione, quindi, è un atto dovuto anche a garanzia dello stesso ragazzo che, così, potrà nominare un legale e periti per tutte le operazioni volte a ricostruire quanto accaduto. Potrà essere molto utile la visione delle immagini catturate dalla telecamera di bordo, dashcam, collocata sul lunotto posteriore di un’Audi che stava precedendo la motocicletta. La macchina è dotata di una telecamera anteriore e di una posteriore. Quest’ultima avrebbe ripreso i tragici frangenti dell’incidente. I carabinieri così l’hanno sequestrata per ricostruire quello che è accaduto. È importante, infatti, per stabilire la responsabilità di quanto accaduto. Riolfatti stava procedendo verso sud, verso il lago di Garda, mentre la Ford Fiesta, proveniente proprio da sud, stava svoltando verso l’abitato di Nomi. Le immagini saranno utili per capire se la Ford Fiesta abbia tagliato la strada alla moto iniziando la manovra quando ormai il centauro era troppo vicino oppure se l’impatto è avvenuto quando ormai la macchina aveva ormai quasi finito di attraversare la corsia. Per questo motivo le immagini verranno visionate al più presto.

Intanto amici e parenti ricordano con grande commozione il funzionario di banca morto. «Matteo era Matteo», sintetizza così con la voce rotta dell’emozione la figura di Matteo Riolfatti, il suo preposto Andrea Cereser alla sede della Volksbank di Bolzano. «Ieri si era preso una giornata di ferie per fare una delle ultime gite sul lago di Garda in motocicletta. È stato vittima di una fatalità bastarda la cui notizia ha shoccato tutti i suoi colleghi». Professionalmente com’era Matteo? «Era un estroverso sul lavoro, ma dal carattere introverso. Si era laureato a Trento col massimo dei voti in Economia e Commercio ed aveva iniziato a lavorare con noi a Trento, da 10 anni era a Bolzano. Prima si occupava del Servizio Mercato, poi da 8 anni era responsabile della sezione Sistemi di Pagamento ed a capo di 30 colleghi». Andrea Cereser oltre che collega, di Matteo era anche amico e riconosce che in un momento come questo gli è difficile essere lucido: «Obbligatorio il caffè bevuto insieme prima di iniziare a lavorare e poi via per una giornata che era sempre molto lunga. Al lavoro veniva in macchina o col treno, ma appena poteva dava sfogo alla sua passione per la moto che ha sempre avuto e quindi non era certo un pilota senza esperienza o uno spericolato».

Don Claudio Ferrari è da tre anni il parroco di Gardolo e Canova oltre a quello dei paesi limitrofi: «Ho sentito solo al telefono la famiglia di Matteo per concordare i funerali di martedì alle 14,30 nella chiesa di Canova. I genitori sono distrutti e non riescono ad accettare che solo a mezzogiorno avessero pranzato insieme e da lì ad un paio d’ore, Matteo possa essere morto. Tanto che non abbiamo deciso nulla per il Rosario, ci sentiremo nelle prossime ore». Matteo aveva fatto il cammino di catechesi nella parrocchia di Canova, gli studi a Trento e poi iniziato a lavorare alla Volksbank nella filiale di via Fermi. Anche in Clarina, seppur siano passati alcuni anni, dopo aver visto la foto sui giornali, la sua figura è tornata in mente a molti: «Veniva spesso a consumare un pranzo veloce – ricordano al Bar Fontanari di via Degasperi – era una persona affabile e se qualcuno aveva bisogno di un consiglio non si tirava indietro anche se era in pausa pranzo». Nei ricordi c’è un punto comune, quello del suo essere “schietto, diretto e sincero – come sottolinea Cereser – e questo gli creava talvolta delle difficoltà di rapporto, ma bastava davvero poco per conoscersi e superarle». D.P.













Scuola & Ricerca

In primo piano