Torna il sogno di un porto sul fiume 

L’idea. Dopo il no al progetto di Renzo Piano, in consiglio comunale Renato Tomasi rilancia: «A Trento manca un ristorante in riva all’Adige» Ma i Bacini montani sono sempre stati contrari per motivi di sicurezza. È solo l’ultimo degli appelli a ritrovare un equilibrio tra l’acqua e la città


Andrea Selva


Trento. Un porto sul fiume adige. anzi, basterebbe solo un “porticciolo”. o almeno una terrazza su cui sedersi per un aperitivo, rilassandosi di fronte allo scorrere dell’acqua. l’assessore roberto stanchina l’ha buttata lì, l’altra sera di fronte alla commissione comunale sul turismo, spiegando che nel giro di audizioni è saltata fuori pure l’idea (a dire il vero antica) di valorizzare quel fiume che un tempo scorreva in città e che ora è sempre più un elemento distaccato dal tessuto urbano. e il consigliere comunale renato tomasi ha preso la palla al balzo: «ci vorrebbe un porto, anzi un porticciolo, come quelli che si trovano su molte città affacciate su un fiume, mi immagino un ristorante sul fiume in destra adige, una cosa che a trento manca». un sogno che è durato una decina di minuti, giusto il tempo di concludere il suo intervento, finché sono intervenuti il presidente della commissione andrea maschio e il consigliere emanuele lombardo a ricordargli che il servizio bacini montani della provincia aveva già bocciato - per motivi di sicurezza - l’ipotesi di un ristorante galleggiante sull’adige che aveva presentato (niente meno che) renzo piano. al che tomasi ha replicato: «va bene tutto, ma al giorno d’oggi si potrebbe fare tutto, naturalmente se ci fosse la volontà di farlo».

Una storia antica

Quindi - a margine dell’incontro pubblico - ha preso una cartina storica della città, dove ha segnato gli affacci storici della città antica sul fiume, a partire da Torre Vanga fino a vicolo (guarda un po’) dell’Adige. Ma questa è storia antica, di un’era precedente al 1858 quando il corso del fiume venne deviato dal centro (dove ora il suo corso corrisponde a via Torre Verde e via Torre Vanga) per mettere la città al sicuro dalle inondazioni. Eppure periodicamente ritornano gli appelli (illustri) a riscoprire il fiume. Non solo Renzo Piano, ma anche l’architetto trentino Giovanni Leo Salvotti che (giusto per citare un intervento di una decina di anni fa, proprio su questo giornale) diceva: «Tutte le città che hanno un fiume lo valorizzano e lo rendono fruibile in maniera piacevole ai cittadini: Roma, Parigi, Firenze, anche Verona. Solamente qui a Trento il fiume viene ignorato, tanto che l’Adige nel tratto cittadino è di fatto un luogo in stato di abbandono». Salvotti immaginava le sponde del fiume urbanizzate, con la possibilità per i cittadini di avvicinarsi all’acqua e passeggiare. Ma che ne pensano davvero i Bacini montani provinciali?

Il «no» della Provincia

Dalla Provincia arrivò formalmente un «no» per motivi di sicurezza a Renzo Piano in merito al ristorante galleggiante nella zona delle Albere. Su altre ipotesi non c’è nessun documento scritto, ma per capire l’aria che tira basta chiedere aiuto ai tecnici provinciali secondo cui perfino il Bar Funivia (che di fatto è l’unico locale della città affacciato sul fiume) con i criteri di sicurezza odierni sarebbe fuori legga. Ma è possibile? Le norme indicano l’impossibilità di costruire sul demanio del fiume, con una distanza minima di dieci metri. C’è qualche architetto che è in grado di immaginare un lido (come venne ipotizzato a suo tempo sul lato opposto delle Albere, dove ora c’è la passerella) all’area Italcementi? Questo (o mai più) è il momento di sognare, fosse anche solo una terrazza, in barba ai Bacini montani provinciali. Come sognano periodicamente gli occasionali navigatori che dall’Alto Adige discendono il fiume a bordo di gommoni durante la stagione estiva (incuranti del rischio inondazioni). La gente li guarda e non capisce perché in questa città (che pure ha messo in sicurezza gli argini del fiume) ciclisti e pedoni non possono utilizzare (almeno nel periodo di magra) la strada che è stata realizzata in destra Adige (a sud di Piedicastello) ma per motivi di sicurezza è rimasta di fatto inaccessibile.













Scuola & Ricerca

In primo piano