Tenna, il forte restaurato pronto a diventare museo

L’intervento fa parte del «Progetto Grande Guerra» della Provincia che prevede anche il recupero delle fortificazioni di Pozzacchio, Dossaccio e Col delle Benne


di Gianluca Filippi


TENNA. Se il buongiorno si vede dal mattino, il Forte di Tenna “risorge” con i migliori auspici. All’inaugurazione dei lavori di restauro del manufatto austro-ungarico, il promontorio su cui poggia si è riempito di una folla che è andata ben oltre le attese. Testimone ne è stata la piccola stanza dove si è svolta la cerimonia, che non ha saputo accogliere tutti i convenuti.

Una grande soddisfazione per la Provincia, che ha inserito il Forte di Tenna nel novero delle opere meritevoli di restauro, finanziate con il fondo previsto nell’ambito del “Progetto Grande Guerra”, che l’anno prossimo compie 10 anni. Gli altri sono quelli di Pozzacchio, Dossaccio e Col delle Benne. «Lo scopo di questo progetto - ha ricordato Sandro Flaim, dirigente della Soprintendenza per i beni architettonici - è quello del recupero dei beni storici, di conoscere e ricordare la storia della guerra e di mettere a valore questi beni, anche sotto un profilo turistico».

Raggiante l’assessore provinciale Panizza, anch’egli sorpreso per la forte partecipazione della popolazione (e della frotta di amministratori della Valsugana): «Lavori di recupero come questo devono diventare delle testimonianze che raggiungano i giovani, affinché non si disperda una storia che ha segnato la nostra terra».

Il recupero dei forti consentirà di valorizzare il patrimonio trentino, che vanta ben un quinto dei forti dell’impero austro-ungarico. La finalità è quella di inserire questi forti nella lista propositiva del patrimonio dell’Unesco: sarebbe un grande colpo anche e soprattutto turistico. La gestione pertanto rappresenta la strategia su cui investire prossimamente. Già anticipato dal Trentino, lo ricorda il sindaco di Tenna Antonio Valentini: «Con i comuni di Calceranica e Caldonazzo abbiamo attivato una sinergia che metterà a base comune il nostro forte, la Torre dei Sicconi di Caldonazzo e la miniera di Calceranica».

Ad illustrare i lavori realizzati dalla ditta Ediltione, l’architetto Cinzia Broll. «Non si è voluto fare un restauro integrativo, ma un riuso della rovina», ha premesso. L’effetto è notevole: dei 1700 metri quadri disposti su tre piani, molti sono stati recuperati e quindi resi visitabili: sono state fatte opere di drenaggio e impermeabilizzazione per eliminare le infiltrazioni d’acqua, ripristinate le scalinate in posizione originaria, recuperate le pavimentazioni. «Ora si sta progettando il recupero dell’area esterna di circa 9 mila metri, che diventerà un parco tematico: saranno ripristinate le vecchie trincee, i camminamenti e realizzati alcuni punti panoramici». Ha concluso Nicola Fontana del Museo della Guerra di Rovereto, ripercorrendo la storia del manufatto.

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