Stretta sugli alloggi turistici, arriva il «codice identificativo» 

Il mercato degli affitti. Un numero che dovrà contrassegnare gli immobili sul mercato in modo da semplificare le verifiche Tutti gli annunci (anche su Airbnb) dovranno riportarlo a partire da giugno. La novità è stata inserita nella Finanziaria 2020


Andrea Selva


Trento. Per semplificare i controlli sugli appartamenti turistici arriva il codice identificativo turistico provinciale (in breve cipat) che ogni proprietario di immobile dovrà comunicare nel momento in cui propone il proprio immobile sul mercato degli affitti brevi. lo prevede un articolo della finanziaria provinciale 2020 che nei prossimi giorni arriverà all’esame della commissione competente in consiglio provinciale.

Il nuovo codice

Funzionerà così: i proprietari di alloggi a uso turistico dovranno chiedere alla Provincia un codice speciale che dovrà essere indicato in “qualsiasi forma di pubblicità, promozione e commercializzazione dell’offerta turistica dell’alloggio, anche effettuata tramite portali di intermediazione on line”. Questo codice (probabilmente un semplice numero) consentirà agli uffici provinciali, ma in realtà anche a tutti gli altri soggetti coinvolti nella vigilanza del mercato immobiliare di identificare la struttura e verificare “il corretto adempimento degli obblighi amministrativi da parte del soggetto che concede in locazione l’alloggio”. Insomma – se l’articolo di legge sarà approvato dal consiglio provinciale – vedremo gli annunci trentini su Airbnb, ma anche su altri portali, siti internet e anche su volantini o semplici annunci affissi su una bacheca, corredati di un codice. In assenza di questo scatteranno verifiche e sanzioni.

Il precedente

Per il Trentino si tratta di una novità che riguarderà – questa è la stima – circa 8.500 alloggi. Ma a livello nazionale l’introduzione del codice potrebbe essere presto introdotta con la prossima finanziaria, mentre in Lombardia il codice per gli alloggi turistici è già realtà con una sigla diversa: Cir, cioè codice identificativo di riferimento. Si tratta di una misura che ha incontrato l’appoggio degli albergatori (ed è facile prevedere che questo avverrà anche in Trentino) ma che è stata oggetto di ricorsi giudiziari sulla competenza, da parte della Regione, di intervenire in questo settore. Ma a confortare la Provincia autonoma di Trento, che si appresta a seguire la stessa strada, c’è già una sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto legittima l’introduzione del nuovo codice.

Il problema del sommerso

Alla base della scelta della Provincia autonoma di Trento ci sono almeno tre motivazioni: 1) portare allo scoperto il settore degli alloggi turistici che – secondo le stime – rappresenta oltre il 40 per cento dell’intera ricettività; 2) raggiungere una maggiore equità in un settore dove gli investimenti nei servizi e nella promozione turistica vengono goduti da tutti i soggetti, ma sono pagati solamente da una parte; 3) ottenere il pagamento della tassa di soggiorno da tutti quelli che fanno ricettività turistica.

Il dibattito e i tempi

La finanziaria provinciale arriverà in aula tra qualche settimana ma su questa norma – considerato che nella stessa direzione dovrebbe arrivare presto un analogo provvedimento nazionale – non dovrebbero esserci sorprese. Quanto ai tempi di applicazione la giunta provinciale conta di riuscire a rendere effettiva la misura, con la possibilità di affidare i codici ai richiedenti, entro giugno. Scontate le proteste dei proprietari di immobili ad uso turistico – in particolare quelli di poche strutture – che già in passato avevano dimostrato di non gradire nuovi adempimenti burocratici. Ma il fenomeno dell’home-sharing è in aumento e la Provincia non può più ignorare l’offerta crescente di appartamenti sul mercato, anche per motivi di sicurezza: il codice identificativo consentirà anche di verificare (con un incrocio di dati) se sono stati rispettati gli adempimenti sul fronte della pubblica sicurezza.

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