Spreco di cibo: la gran parte finisce nella spazzatura

Trento. In Italia il 70% del cibo acquistato ogni anno finisce nel bidone della spazzatura. Meglio, in quello dell’organico. O almeno dovrebbe. Che equivale ad un costo di smaltimento pari a 12...



Trento. In Italia il 70% del cibo acquistato ogni anno finisce nel bidone della spazzatura. Meglio, in quello dell’organico. O almeno dovrebbe. Che equivale ad un costo di smaltimento pari a 12 milioni di euro, l’1% del Pil. Non proprio “noccioline”, per rimanere in tema alimentare. Inoltre, annualmente si producono oltre 10milioni di tonnellate di rifiuti organici e, se si riuscisse ad abbassare la quantità di almeno il 30%, visto quanto cibo si butta via, comporterebbe un risparmio di 1 miliardo di costi di impiantistica e di altri 300 milioni sulla gestione. Che, moltiplicati negli anni, sono tanti ma tanti soldi.

Se poi si va a chiedere alla grande distribuzione quanto “fresco” finisce nella “pattumiera”, al netto di quanto regalato alle organizzazioni e alle associazioni che lo distribuiscono ai più poveri, probabilmente non ve lo dirà mai. Sarebbe una cattiva pubblicità. Non bastasse, un terzo della popolazione tra i 3 e i 17 anni è perlomeno sovrappeso.

Dati non proprio incoraggianti. Cifre dalle quali si è partiti per approfondire, ieri pomeriggio alla Facoltà di Sociologia, un tema, quello del cibo, di come lo consumiamo, sulla scorta di quali indicatori lo acquistiamo, di che cultura, se ce n’è una, fa parte, che sono un po’ i presupposti dai quali si è mosso, nel 2017, il progetto “Nutrire Trento”, collaborazione tra Comune e università che sta coinvolgendo produttori, categorie economiche, ricercatori, professionisti, scuole, gruppi e associazioni di cittadini. Con gli obiettivi di “promuovere un consumo più consapevole, sensibilizzare ad una produzione più sostenibile, accorciare le distanze tra produttore e consumatore, tra città e campagna”.

“Almeno adesso se ne parla e si approfondisce – ha detto il sindaco Alessandro Andreatta introducendo i lavori di “Cibo, territorio e sostenibilità. Nuove strategie alimentari e politiche locali per nutrire le città” – Quindici anni fa sarebbe stato impensabile”. Prima di dare il via ad una serie di workshop che si sono occupati di filiera corta come di agricoltura biologica e agroecologia, di sprechi alimentari, di riciclo ed eccedenze, di sistemi alimentari e salvaguardia ambientale, sono intervenuti Andrea Segrè, presidente della Fondazione Mach, che di formazione è un economista agrario e Andrea Calori, presidente di Està-Economia e sostenibilità, centro di ricerca e formazione milanese che si occupa di “politiche di sviluppo locale partecipato e autosostenibile con particolare attenzione al rapporto tra agricoltura, territorio e sviluppo”. Segrè, a proposito degli sprechi, ha parlato di “paura”, nei confronti di prodotti che magari “non sono perfetti dal punto di vista estetico” o “vicini alla scadenza”. Ha poi sottolineato che “si è perso il valore del cibo” e che “si mangia male”. Concludendo che “è necessario partire dalla prevenzione, che significa educazione alimentare e ambientale che vanno promosse fin dalle scuole materne”.

Si è soffermato sul “sistema” città, invece, Calori. Dicendo, in pratica, che creare una rete che, ad esempio, coinvolga sinergicamente la società che tratta i rifiuti, quella dell’acquedotto come i mercati contadini va nella direzione della sostenibilità. Il convegno prosegue oggi, dalle 9,30 a palazzo Geremia, in via Belenzani dove si svolgerà tra l’altro il mercato contadino del sabato che di solito è aperto in piazza Dante. Informazioni sul sito: www.nutriretrento.it PA.PI.













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